Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 1 settembre 2024.
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Religione delle labbra e del cuore
In Egitto non รจ mai esistito un codice di leggi e la stessa parola โleggeโ era sconosciuta perchรฉ il faraone, incarnazione del dio Ra, stabiliva, con la sua parola, ciรฒ che era giusto e retto. Egli โ ricordano i testi egiziani โ โprende consiglio dal proprio cuore, detta allo scriba disposizioni eccellentiโ e ordina ai giudici di far applicare โle sue paroleโ.
Nulla di simile avveniva in Israele dove la legge non era del re, ma di Dio. Il sovrano aveva solo potere esecutivo e giudiziario, suo compito era stabilire nel Paese pace e giustizia (Sl 72,1-2), facendo sรฌ che tutti osservassero la legge del Signore alla quale egli stesso era sottomesso. Nel giorno della sua incoronazione, gli era offerta una copia della Torร h perchรฉ la meditasse ogni giorno della sua vita (Dt 17,18-20), resistendo alla tentazione di introdurvi modifiche o aggiunte dettate dagli opportunismi politici e dallโastuzia umana, cosรฌ diversa dalla sapienza di Dio.
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Chi, come il faraone, si illude di essere โsaggio come Dioโ (Gn 3,5) e decide di gestire la propria vita con la sapienza di questo mondo, si condanna al fallimento. A costui, anche se intelligente e colto, la Bibbia nega il titolo di โsaggioโ (Sl 14,1), perchรฉ la vera sapienza si manifesta solo lร dove cโรจ il โtimore del Signoreโ (Pr 1,7).
La religione delle labbra รจ un ritrovato della sapienza umana, รจ un espediente per mascherare lโinfedeltร al Signore; solo quella del cuore รจ autentica, perchรฉ nasce dalla parola di Dio e si traduce in amore.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โReligione pura e senza macchia รจ questa: soccorrere gli orfani e le vedove e mantenersi liberi dai beni di questo mondoโ.
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Prima Letturaย (Dt 4,1-2.6-8)
Mosรจ parlรฒ al popolo dicendo:ย 1ย โOra dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perchรฉ le mettiate in pratica, perchรฉ viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.ย 2ย Non aggiungerete nulla a ciรฒ che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo.ย 6ย Le osserverete dunque e le metterete in pratica perchรฉ quella sarร la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione รจ il solo popolo saggio e intelligente.ย 7ย Infatti qual grande nazione ha la divinitร cosรฌ vicina a sรฉ, come il Signore nostro Dio รจ vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?ย 8ย E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come รจ tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?โ.
Questo brano appartiene al primo dei discorsi che costituiscono il libro del Deuteronomio e che sarebbero stati pronunciati da Mosรจ nel paese di Moab, al termine dei quarantโanni di cammino nel deserto, nel giorno stesso della sua morte (Dt 1,1-5). Si presentano come le sue ultime parole, come il testamento spirituale in cui egli ricorda gli avvenimenti passati ed esorta gli israeliti a mantenersi fedeli alla legge del Signore, per costruire una vita felice nella terra in cui stanno per entrare.
Lโattribuzione a Mosรจ รจ perรฒ un artificio letterario, impiegato dallโautore sacro per conferire autorevolezza alle sue parole; il libro, infatti, non ha ricevuto la sua stesura definitiva prima del V secolo a.C.
Il brano della nostra lettura รจ stato composto a Babilonia, probabilmente da un sacerdote del tempio di Gerusalemme, ed รจ rivolto agli israeliti delusi e rassegnati al loro triste destino. Lโautore li invita a rendersi conto che non tutto รจ perduto perchรฉ, anche se sono stati sconfitti e umiliati, anche se sono lontani dalla loro terra e non hanno piรน un tempio dove offrire primizie e olocausti al Signore, sono pur sempre in possesso del suo piรน grande dono, la Torร h per la quale sono rinomati fra tutti i popoli della terra.
Nella prima parte del brano (vv. 1-2), si insiste sul valore assoluto, sullโintangibilitร di questa legge che non puรฒ essere modificata perchรฉ non รจ opera di uomini, ma di Dio. Due tentazioni vanno evitate: quella di ridurla, cancellando le disposizioni piรน impegnative e difficili, e quella opposta di aggiungervi nuove prescrizioni dettate dalla โsapienzaโ degli uomini.
Questa seconda tentazione รจ particolarmente subdola perchรฉ induce a ritenere โvolontร di Dioโ quelle che invece sono solo disposizioni di uomini. Da questo equivoco nasce lโidolatria della legge e il mancato rispetto per lโuomo e per la sua coscienza. Coloro che introducono queste norme, facilmente si autoconvincono di interpretare il pensiero di Dio, uguagliano la propria mente a quella di Dio (Ez 28,1) e impongono i propri precetti in nome del cielo, dimentichi che questi sono solo opera loro.
Di fronte alle aggiunte indebite alla legge del Signore, Gesรน invita i suoi discepoli ad assumere un atteggiamento libero e sereno. Scrollatevi โ raccomanda โ questo giogo insopportabile, senza rimorsi, senza preoccuparvi delle critiche e, a volte, anche delle minacce di chi, abusivamente, lo ha caricato in nome del Signore (Mt 11,28-30).
Nella seconda parte del brano (vv. 6-8) compare il giustificato orgoglio del pio israelita per la Torร h che Dio gli ha donato, legge amata perchรฉ genuina, non alterata dalle interpretazioni rigide e severe formulate in seguito e dalle aggiunte arbitrarie.
Anche oggi in Israele il rispetto per questa legge si manifesta in atteggiamenti e riti commoventi. Un rotolo della Torร h danneggiato o divenuto inadatto allโuso non รจ mai distrutto, viene devotamente posto in un vaso dโargilla e inumato, come si fa con una persona cara. Prima della lettura del testo sacro nella sinagoga, lโofficiante solleva il rotolo aperto e proclama: โQuesta รจ la Torร h che Mosรจ ha posto davanti ai figli dโIsraele per ordine del Signore. ร un albero di vita per coloro che la fanno propria e coloro che la sostengono sono pieni di gioiaโ.
Seconda Lettura (Gc 1,17-18.21-22.27)
Fratelli miei carissimi,ย 17ย ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dallโalto e discende dal Padre della luce, nel quale non cโรจ variazione nรฉ ombra di cambiamento.ย 18ย Di sua volontร egli ci ha generati con una parola di veritร , perchรฉ noi fossimo come una primizia delle sue creature.
21ย Accogliete con docilitร la parola che รจ stata seminata in voi e che puรฒ salvare le vostre anime.ย 22ย Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.
27ย Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre รจ questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.
Comincia oggi e ci accompagnerร per cinque domeniche la lettera di Giacomo, che puรฒ essere considerata una meditazione sulla morale evangelica e che รจ stata composta negli anni 60 d.C. da un cristiano della comunitร di Gerusalemme. In essa, il nome di Gesรน compare una volta soltanto (Gc 2,1), eppure รจ alle sue parole, soprattutto a quelle contenute nel discorso della montagna (Mt 5-7), che si รจ ispirato lโautore, che si presenta sotto lo pseudonimo di Giacomo, โservo di Dio e del Signore Gesรน Cristoโ (Gc 1,1).
Nel brano di oggi, viene richiamato il tema della parola di Dio.
Nella prima parte (vv. 17-18), rispondendo a chi ritiene che da Dio provenga anche il male, Giacomo afferma che dal Signore ha origine solo il bene, perchรฉ egli รจ luce e in lui non cโรจ ombra alcuna. La โparola di veritร โ, cioรจ la salvezza che si รจ attuata in Cristo, รจ un dono che proviene da lui, Padre della luce.
Per ottenere la salvezza, non รจ perรฒ sufficiente lโascolto di questa parola. Perchรฉ possa produrre frutti abbondanti, รจ necessario che venga accolta con docilitร (v. 21), cioรจ, con animo ben disposto. Se il cuore non si apre alla veritร , questa parola, come il seme che cade su una roccia, inaridisce e secca.
Anche lโascolto docile e attento รจ insufficiente. ร necessario compiere un ultimo passo, quello decisivo: mettere in pratica la Parola.
Lโascolto che non cambia la vita รจ inutile, รจ paragonabile al comportamento insensato di chi rimira il proprio volto riflesso in uno specchio, nota delle macchie, ma si allontana senza essersi ripulito (vv. 23-24). La parola di Dio รจ lo specchio che rivela i lineamenti che ci rendono simili al Padre che sta nei cieli, ma evidenzia anche le brutture che ci deturpano e che vanno corrette, per divenire sempre piรน affascinanti agli occhi di Dio e degli uomini.
Infine, a coloro che confondono la religione del cuore con i formalismi e lโesecuzione minuziosa di riti, Giacomo offre il criterio per stabilire se si sta praticando la vera religione. Quella autentica consiste nel โsoccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondoโ (v. 27).
Nella Bibbia, le vedove e gli orfani rappresentano chiunque si trovi nel bisogno. Lโascolto della parola di Dio porta ad assimilare i sentimenti e le premure del Signore per i piรน deboli. Per praticare questa religione รจ necessario โ continua Giacomo โ mantenersi puri, cioรจ, distaccati dai beni di questo mondo. Lโegoista, chi accumula beni per sรฉ e non pratica la condivisione con chi รจ nel bisogno non รจ ancora un vero discepolo. I sacrifici di cui il Signore si compiace, infatti, sono โla beneficenza e la condivisione dei beniโ (Eb 13,16).
Vangelo (Mc 7,1-8.14-15.21-23)
1ย Allora si riunirono attorno a Gesรน i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.ย 2ย Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioรจ non lavate โย 3ย i farisei infatti e tutti i giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,ย 4ย e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame โย 5ย quei farisei e scribi lo interrogarono: โPerchรฉ i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?โ.ย 6ย Ed egli rispose loro: โBene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:โQuesto popolo mi onora con le labbra,ma il suo cuore รจ lontano da me.7ย Invano essi mi rendono culto,insegnando dottrine che sono precetti di uominiโ.8ย Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uominiโ.14ย Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: โAscoltatemi tutti e intendete bene:ย 15ย non cโรจ nulla fuori dellโuomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dallโuomo a contaminarloโ.ย 21ย Dal di dentro infatti, cioรจ dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,ย 22ย adultรจri, cupidigie, malvagitร , inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.ย 23ย Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano lโuomoโ.
Dopo aver meditato, per cinque domeniche consecutive, il discorso di Gesรน sul pane di vita, riprendiamo la lettura del vangelo di Marco che ci accompagnerร fino alla fine dellโanno liturgico.
Nel brano di oggi viene sollevata una questione che tocca un elemento centrale della religione giudaica: le purificazioni.
Agli antichi il mondo appariva diviso in due sfere contrapposte, una pura nella quale operavano le forze della vita, e lโaltra impura dove erano presenti i germi della morte.
Gli israeliti consideravano impuro tutto ciรฒ che, in qualunque modo, fosse venuto in contatto con gli idoli inanimati, incapaci di favorire la vita che รจ monopolio del โDio vivo e veroโ (1 Ts 1,9). La loro istintiva ripulsa per il mondo idolatrico si manifestava in forme esasperate di separazione. Quando, ad esempio, entravano in possesso di una terra straniera, per cinque anni non mangiavano i frutti dei campi, attendevano fino a quando ogni traccia di impuritร fosse sicuramente scomparsa (Lv 19,23).
Immondi erano i pagani chiamati โcaniโ e tale epiteto compare addirittura sulla bocca di Gesรน (Mc 7,27). Popolo di santi era Israele (Dt 7,6) e santo era soprattutto il tempio in cui il Signore aveva preso dimora.
Ogni contatto con i pagani o con gli oggetti da loro toccati era fonte di impuritร e richiedeva rigorose purificazioni. Al riguardo, le disposizioni dei rabbini erano molto minuziose, non trascuravano alcun dettaglio, specificavano qual era il grado di impuritร e quale specifica abluzione andava fatta, distinguevano i diversi tipi di acqua da impiegare, spiegavano come dovevano essere spruzzati gli oggetti acquistati al mercato prima di usarli. Lโignoranza di queste norme era imperdonabile ed era fonte di maledizione (Gv 7,49). Ogni trasgressione era ritenuta unโinfedeltร a Dio e alle sacre tradizioni.
Nella prima parte del brano (vv. 1-8) รจ riferita unโaccesa disputa fra Gesรน e alcuni farisei e scribi venuti da Gerusalemme. La colpa che gli rinfacciano รจ che i suoi discepoli non rispettano la distinzione fra sacro e profano: โPrendono cibo con mani immondeโ (v. 2) e questo comportamento disinvolto e provocatorio non possono che averlo appreso dal loro maestro.
Lโaccusa non riguarda la trascuratezza delle norme igieniche, ma il mancato adempimento del gesto rituale che deve essere compiuto, dopo che si รจ fatto il bagno, da chiunque voglia mantenere le distanze dai pagani che sono rifiutati da Dio.
Da dove derivavano queste rigide disposizioni e questa osservanza ossessiva? Dalla โtradizione degli antichiโ, da quegli insegnamenti dei rabbini ai quali si attribuiva lo stesso valore della parola di Dio contenuta nelle sacre Scritture.
La Bibbia prescrive che, prima di mangiare le carni dei sacrifici del tempio, il sacerdote si lavi le mani e i piedi (Es 30,17-21), ma alcuni gruppi di laici, particolarmente devoti, avevano adottato anche nelle proprie case le consuetudini dei banchetti sacri dei sacerdoti e, pian piano, questa pratica si era diffusa tra il popolo, dando origine alla convinzione che il precetto fosse stato dettato dal Signore. La formula che si era soliti recitare era la seguente: โBenedetto sei tu, Signore Dio nostro re del mondo, che ci hai santificato con i tuoi precetti e ci hai comandato il lavaggio delle maniโ.
Le guide spirituali avevano benedetto questa tradizione, assimilandola alla legge di Dio, a quella legge che โ come abbiamo rilevato nella prima lettura (Dt 4,2) โ non doveva in alcun modo essere alterata, non doveva subire nรฉ tagli nรฉ aggiunte.
Se queste norme fossero state inquadrate nella prospettiva giusta, non avrebbero costituito un fattore particolarmente negativo: erano semplicemente lโespressione di un bisogno, studiato a fondo dalla moderna scienza psicologica, di ricorrere a certe pratiche per esorcizzare le fobie suscitate dal diverso, da ciรฒ che รจ ritenuto una minaccia per la propria identitร . Divennero pericolose perchรฉ furono equiparate alla parola di Dio, provocando un travisamento del volto del Signore e del rapporto con lui. Le conseguenze furono le stesse che possiamo verificare anche oggi, quando questa equiparazione, spesso inconsciamente, viene reintrodotta. Vediamole.
La prima, molto grave, รจ quella di attribuire a Dio la distinzione fra uomini puri e impuri, fra giusti e peccatori. Questa discriminazione e le relative norme di evitazione portano allโisolazionismo, scatenano intolleranze e mettono in atto dinamismi perversi di aggressione. Non sono volute da Dio, per il quale tutti gli uomini sono puri (At 10) e non esistono differenze di razza, sesso e condizione sociale (Gal 3,28). Anche la separazione fra creature monde e immonde, fra luoghi sacri e profani non รจ voluta dal Signore, ma dagli uomini. Egli โama tutte le cose esistenti e nulla disprezza di quanto ha creatoโ (Sap 11,24).
โNel giudizio di Dio โ insegnavano i rabbini โ lโuomo dovrร rendere conto di tutto ciรฒ in cui il suo occhio ha trovato piacere e di cui tuttavia egli non ha godutoโ. In queste loro parole รจ riflessa la mentalitร serena dellโuomo biblico che gioisce delle bellezze del creato e ringrazia Dio per il cibo, il vino, la salute, la bellezza, la sessualitร e per tutti i doni che ha ricevuto dal Signore (Dt 8,10).
Lโequiparazione della โtradizione degli antichiโ alla volontร di Dio comporta un secondo, grave inconveniente: lโassolutizzazione delle pratiche rituali. Chi le ritiene stabilite dal Signore, le adempie scrupolosamente e finisce per autoconvincersi di essere a posto con Dio e con i fratelli.
I piรน saggi fra i rabbini avevano intuito questo pericolo, avevano denunciato lโinsufficienza di queste pratiche e avevano richiamato alla conversione del cuore. I monaci di Qumran, che pure facevano abbondante uso delle purificazioni rituali, insegnavano: โNon ci si puรฒ santificare in laghi e fiumi nรฉ purificarsi con un qualsiasi lavaggio dโacqua. Impuri si rimane finchรฉ vengono disprezzati i comandamenti di Dioโ.
Gesรน si inserisce nella linea spirituale dei profeti e dei maestri pii del suo tempo; punta sul rinnovamento della vita e prende una posizione severa contro la religione ridotta allโosservanza di un codice giuridico. Afferma che a Dio non interessano la purezza esteriore, i formalismi, le solenni liturgie del tempio, le apparenze. Come i profeti (Am 5,21-27; Is 1,11-20; 58,1-14) condanna senza riserve questa โfarsa religiosaโ e, citando Isaia, dichiara: โQuesto popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore รจ lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uominiโ (vv. 6-7).
Lโevangelista Matteo riferisce unโaltra parola profetica, alla quale pare che Gesรน fosse solito ricorrere per risolvere le diatribe con i fautori del culto delle tradizioni: โAndate e imparate che cosa significhi: Opere dโamore io voglio, non sacrifici!โ (Mt 9,13; 12,7).
Nel brano di oggi, coloro che divinizzano queste tradizioni sono qualificati come ipocriti, cioรจ, attori, commedianti che si coprono il volto con la maschera della religiositร , della devozione, della docilitร , che si atteggiano a persone pie, ma, trascurando lโunico culto gradito a Dio, lโamore verso il fratello, onorano il Signore solo a parole e con le labbra, non col cuore (Dt 6,5).
Gli evangelisti non ci avrebbero conservato queste parole dure del Maestro se non avessero intuito la perenne attualitร del rischio di introdurre nella chiesa questo culto ipocrita e del pericolo di porre sullo stesso piano la legge di Dio e le tradizioni degli uomini.
Lโosservanza rigorosa di norme chiare e ben definite dร la sensazione di aver fatto il proprio dovere, fa sentire sicuri di fronte al Signore, induce addirittura a ritenere di essere in credito con lui.
Costruire la propria vita nella libertร dei figli di Dio, essere continuamente disponibili al fratello รจ piรน difficile. Le esigenze dellโuomo cambiano e chi ama deve chiedersi, in ogni momento, cosa รจ chiamato a fare, cosa gli รจ richiesto, cosa il fratello si attende da lui. Lโamore non รจ dettato da norme, ma รจ inventato momento per momento, richiede fantasia, attenzione, disponibilitร totale e incondizionata.
La religione del cuore puรฒ essere praticata solo da chi ha raggiunto una fede adulta e matura, da chi รจ libero, sincero, aperto alla luce di Dio ed agli impulsi dello Spirito. I โneonati in Cristoโ (1 Cor 3,1) temono il rischio, preferiscono ricevere disposizioni precise e minuziose, anche se, nel loro intimo, si rendono conto che questa religione non รจ liberante, non comunica gioia e serenitร interiore, ma solo tensioni e ansie.
Nella seconda parte del brano (vv. 14-23) Gesรน stabilisce il criterio che permette di discernere fra le azioni pure e impure. Quelle che contaminano lโuomo non vengono dallโesterno, ma dallโinterno, dal cuore.
Lโelenco di dodici vizi (sei al plurale e sei al singolare) che rendono impuri indica quali sono i punti su cui, chi si ritiene religioso si deve esaminare. Ciรฒ che discrimina fra azioni buone e azioni malvagie non รจ la conformitร o difformitร da una norma, ma il fatto di essere in favore o contro lโuomo. E ciรฒ che รจ affermato per i cibi vale per tutti gli altri precetti derivati dalle โtradizioni degli antichiโ.
Al centro della gradinata che, dal lato meridionale, introduceva nel tempio di Gerusalemme, erano collocate numerose vasche adibite alle purificazioni dei sacerdoti e dei pellegrini che salivano per offrire sacrifici. A chi รจ divenuto cristiano, queste vasche non servono piรน perchรฉ, ai suoi discepoli, Gesรน chiede solo la puritร di cuore. Alla domanda: โChi salirร il monte del Signore, chi starร nel suo luogo santo?โ, egli, con il salmista, risponderebbe: Chi ha mani innocenti e cuore puro (Sl 24,1-2) e aggiungerebbe: โSe dunque presenti la tua offerta sullโaltare e lรฌ ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lรฌ il tuo dono davanti allโaltare e vaโ prima a riconciliarti con il tuo fratello. Poi torna ad offrire il tuo donoโ (Mt 5,23-24). Solo chi รจ in pace con il fratello รจ puro e puรฒ accostarsi a Dio.