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p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 25 Agosto 2024

Domenica 25 Agosto 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 6, 60-69

Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 25 agosto 2024.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

A volte Dio chiede davvero troppo

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Il risultato di un esame istologico, il responso di unโ€™ecografia, lโ€™esito di unโ€™amniocentesi, la diagnosi di un medico possono sconvolgere la vita di una persona, scompaginare progetti e sogni di una coppia, collocare di fronte a scelte drammatiche e lโ€™alternativa รจ sempre fra la saggezza di questo mondo e quella di Cristo.

Fare della propria vita un dono non รจ facile nรฉ comodo; richiede sacrifici, rinunce, ascesi. Accogliere la volontร  di Dio รจ disponibilitร  a seguire โ€œla luce vera, quella che illumina ogni uomoโ€ (Gv 1,9), anche quando tutto indurrebbe a ritenerla illogica e inconcludente.

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รˆ difficile dar retta agli impulsi dello Spirito, elevarsi a Dio e puntare sulla vita che rimane in eterno. Piรน agevole, ma sempre deludente, รจ entrare per la porta larga e scegliere la strada spaziosa (Mt 7,13), ripiegare sulle prospettive materiali, dimenticando che โ€œpassa la scena di questo mondoโ€ (1 Cor 7,31) e che allโ€™uomo non giova nulla guadagnare il mondo intero (Mt 16,26). Fare scelte โ€œsecondo la carneโ€ sembra ragionevole anche se, nel proprio intimo, ci si rende conto che โ€œogni carne รจ come lโ€™erba e tutta la sua gloria รจ come un fiore del campoโ€ (Is 40,6).

Anche il discepolo che ha โ€œgustato la parola di Dio e le meraviglie del mondo futuroโ€ (Eb 6,5) rimane soggetto alla tentazione di volgere le spalle a Cristo e โ€œpreferire il secolo presenteโ€ (2 Tm 4,9).

Lโ€™eucaristia รจ una proposta. Chi decide di riceverla dice sรฌ alla Luce e rifiuta la tenebra. รˆ questa la scelta che qualifica il cristiano.

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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œQuando tutte le ragioni stessero da una parte e Cristo dallโ€™altra, sceglierei Cristoโ€.

Prima Lettura (Gs 24,1-2a.15-17.18b)

1ย Giosuรจ radunรฒ tutte le tribรน dโ€™Israele in Sichem e convocรฒ gli anziani dโ€™Israele, i capi, i giudici e gli scribi del popolo, che si presentarono davanti a Dio.ย 2ย Giosuรจ disse a tutto il popolo:ย 15ย โ€œSe vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure gli dei degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signoreโ€.16ย Allora il popolo rispose e disse: โ€œLungi da noi lโ€™abbandonare il Signore per servire altri dei!ย 17ย Poichรฉ il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri dal paese dโ€™Egitto, dalla condizione servile, ha compiuto quei grandi miracoli dinanzi agli occhi nostri e ci ha protetti per tutto il viaggio che abbiamo fatto e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati.ย 18ย Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano il paese. Perciรฒ anche noi vogliamo servire il Signore, perchรฉ Egli รจ il nostro Dioโ€.

โ€œDopo la morte di Mosรจ, servo del Signore, il Signore disse a Giosuรจ, figlio di Nun, assistente di Mosรจ: attraversa il Giordano verso il paese che io dรฒ agli israeliti. Dal deserto e dal Libano fino al fiume grande, il fiume Eufrate, fino al Mar Mediterraneo, dove tramonta il sole, tali saranno i vostri confiniโ€ (Gs 1,1-4). Cosรฌ inizia il libro di Giosuรจ, un libro piuttosto imbarazzante, perchรฉ in esso si parla di guerre compiute nel nome del Signore, di violenze, di esecuzioni in massa, di decine di re sgominati e di popoli scacciati dalla loro terra per far posto agli israeliti giunti dallโ€™Egitto.

Questo racconto della conquista della terra promessa รจ stato scritto molti secoli dopo i fatti e, pur riferendo avvenimenti in parte confermati anche dallโ€™archeologia, non va considerato un testo di storia in senso moderno; รจ una lettura teologica di quanto รจ accaduto. Israele, ormai divenuto sedentario, ripensando al modo come era riuscito, pur essendo il piรน piccolo e il piรน debole dei popoli, a impadronirsi di una terra non sua, attribuรฌ questโ€™impresa non alla propria forza o abilitร , ma alla benevolenza del suo Dio.

Il brano di oggi รจ tratto dallโ€™ultima parte di questo libro, quella del discorso di addio di Giosuรจ al suo popolo (Gs 22-24). โ€œIo sono vecchio, molto avanti negli anni โ€“ dichiara il grande condottiero โ€“ e voi avete visto quanto il Signore vostro Dio ha fatto a tutte queste nazioni, scacciandole dinanzi a voiโ€ (Gs 23,2-3). Non accenna ad alcuna delle sue gloriose battaglie, non si vanta per le vittorie ottenute, ricorda solo ciรฒ che il Signore ha operato in favore di Israele.

Prima di considerare conclusa la sua missione, pone il popolo di fronte a una scelta decisiva. Vuole che dichiari apertamente e in modo risoluto quale Dio intende servire; solo dopo, allโ€™etร  di centodieci anni, sereno, potrร  chiudere gli occhi in pace, sulle montagne di Efraim (Gs 24,29-30).

Raduna le tribรน in Sichem ed espone la sua proposta: scegliete il vostro Dio; volete tornare a servire gli dรจi adorati dai vostri padri in Mesopotamia, prima che Abramo lasciasse Ur dei caldei; oppure le divinitร  del paese degli amorrei nel quale ora abitiamo; oppure il Signore che ci ha liberati dalla schiavitรน e subito aggiunge: โ€œQuanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signoreโ€ (v. 15).

Davvero sorprendente questa richiesta di verifica! Pare impossibile che un popolo che ha assistito a tanti prodigi, che ha attraversato le acque del mar Rosso, ha mangiato la manna e bevuto lโ€™acqua scaturita dalla roccia, che ha visto crollare le mura di Gerico e ha ricevuto in dono una terra in cui scorre latte e miele, possa abbandonare quel Dio che lo ha favorito e protetto, anzi, che lo ha fatto sorgere dal nulla.

Eppure, in tutto questo non cโ€™รจ nulla di strano, รจ la nostra storia. Chiamati allโ€™esistenza dallโ€™amore di Dio, introdotti in un mondo nel quale siamo destinati a vivere da pellegrini, ricolmi di doni da condividere con i fratelli, possiamo essere sedotti dalle creature che incontriamo e cominciare a servire gli dรจi adorati su questa terra โ€“ il denaro, il potere, il piacere โ€“ dimenticando colui che ci ha creati e, attraverso Cristo, nuovo Mosรจ, ci ha liberati dalla schiavitรน e dalla morte.

La risposta di Israele รจ giunta immediata, senza esitazioni: โ€œLungi da noi lโ€™abbandonare il Signore per servire altri dรจiโ€ (v. 16), vogliamo continuare uniti a colui che ci ha liberato dallโ€™Egitto e protetto durante lโ€™esodo nel deserto; siamo certi che da nessun altro riceveremo tante manifestazioni di amore (vv. 17-18).

La scelta del Dio da adorare โ€“ e di un Dio hanno comunque tutti bisogno โ€“ non รจ professata una volta per sempre; va rinnovata in ogni momento, perchรฉ, costantemente, si presentano altri dรจi che chiedono di essere serviti, idoli che seducono, illudono, ma rovinano chi crede in loro. Solo il Signore, Dio dโ€™Israele, merita piena fiducia e non tradisce.

Chi ha ricevuto la missione di guidare il popolo, รจ chiamato a proclamare per primo, come ha fatto Giosuรจ, a parole e con la vita, la propria adesione al vero e unico Dio.

Seconda Lettura (Ef 5,21-32)

21ย Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.22ย Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;ย 23ย il marito infatti รจ capo della moglie, come anche Cristo รจ capo della chiesa, lui che รจ il salvatore del suo corpo.ย 24ย E come la chiesa sta sottomessa a Cristo, cosรฌ anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.25ย E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei,ย 26ย per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dellโ€™acqua accompagnato dalla parola,ย 27ย al fine di farsi comparire davanti la sua chiesa tutta gloriosa, senza macchia nรฉ ruga o alcunchรฉ di simile, ma santa e immacolata.ย 28ย Cosรฌ anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perchรฉ chi ama la propria moglie ama se stesso.ย 29ย Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la chiesa,ย 30ย poichรฉ siamo membra del suo corpo.ย 31ย Per questo lโ€™uomo lascerร  suo padre e sua madre e si unirร  alla sua donna e i due formeranno una carne sola.32ย Questo mistero รจ grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa!

Lโ€™adesione a Cristo comporta un cambiamento radicale anche dei rapporti allโ€™interno della famiglia e lโ€™ultima parte della Lettera agli efesini dedica ampio spazio a questo tema (Ef 5,21-6,9).

I contrasti, le discordie, le incomprensioni familiari nascono sempre dal fatto che qualcuno prevarica, tenta di dominare, pretende di essere servito dagli altri: il marito dalla moglie e viceversa, i figli dai genitori, i padroni dagli schiavi.

Il brano di oggi introduce un principio innovatore cui si deve sempre fare riferimento e dal quale devono essere regolati i comportamenti reciproci: Siate sottomessi gli uni agli altri. Nessun dominio del forte sul debole, del ricco sul povero, di chi sta in alto su chi si trova in basso; ma solo sottomissione, disponibilitร  al servizio, nel timore di Cristo (v. 21). Il timore biblico non indica la paura di un castigo, ma lโ€™adesione amorosa a una persona di cui ci si fida ciecamente. I timorati di Dio sono coloro che operano scelte conformi alla parola del Signore e non agiscono mai in difformitร  dalle sue indicazioni.

Cristo propone la scelta dellโ€™ultimo posto: โ€œColui che vorrร  diventare grande tra voi, si farร  vostro servo, e colui che vorrร  essere il primo tra voi, si farร  vostro schiavo; appunto come il Figlio dellโ€™uomo, che non รจ venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per moltiโ€ (Mt 20,26-28).

Stabilito questo principio, lโ€™autore fa alcune applicazioni ai rapporti familiari. Raccomanda anzitutto: โ€œLe mogli siano sottomesse ai mariti, come al Signoreโ€ (v. 22). โ€œSiano sottomesseโ€ รจ unโ€™aggiunta, non compare nel testo originale ed รจ bene toglierlo perchรฉ il senso รจ chiaro ugualmente e si evita di accentuare una disposizione giร  di per sรฉ piuttosto imbarazzante e, per le donne, addirittura irritante.

Il brano va collocato nella mentalitร  del tempo. Nella lettera, infatti, si nota subito che la sottomissione รจ raccomandata solo ai piรน deboli, alle mogli, ai figli, agli schiavi; anche se le esortazioni: โ€œFigli obbedite ai vostri genitoriโ€ (Ef 6,1) e โ€œSchiavi obbedite ai vostri padroniโ€ (Ef 6,5), sono poi bilanciate da altri ammonimenti: โ€œVoi padri non inasprite i vostri figliโ€ (Ef 6,4) e โ€œVoi padroni comportatevi allo stesso modo verso i vostri servi, mettendo da parte le minacceโ€ (Ef 6,9).

Lโ€™autore, dunque, applica, anzitutto alle donne, il principio che ha formulato. Se ogni cristiano deve considerarsi servo degli altri, non deve suscitare obiezioni il fatto che le mogli vengano invitate a rimanere sottomesse ai mariti. Certo, urta la nostra sensibilitร  moderna il fatto che alle donne, per prime, sia stata rivolta questa raccomandazione di cui forse (probabilmente) hanno piรน bisogno i mariti.

A conferma, viene addotta una ragione teologica: anche la chiesa รจ sottoposta a Cristo che รจ il capo e la sorgente della vita di tutto il corpo (vv. 22-23). La sua autoritร , perรฒ, non ha nulla a che vedere con il dispotismo oppressivo, ma รจ solo un servizio alla vita e la sottomissione della chiesa a Cristo รจ disponibilitร  ad accogliere i suoi doni, frutti del suo sacrificio, della sua immolazione per amore.

La conclusione, invece di sviluppare e concretizzare questo stupendo discorso, riprende il tema della sottomissione della moglie al marito, in ogni situazione (v. 24). Questโ€™insistenza, per noi eccessiva, รจ il pedaggio che lโ€™autore paga alla cultura del suo tempo. Il principio innovatore del servizio reciproco รจ comunque stabilito e costituirร  una condanna perenne, perchรฉ divina, di ogni arbitrio, di ogni abuso, di ogni forma, anche la piรน consolidata, di maschilismo.

Nella seconda parte del brano (vv. 25-32) lโ€™autore della Lettera si rivolge ai mariti: โ€œAmate le vostre mogli, come Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per leiโ€ (v. 25).

Ci saremmo aspettati che anche ai mariti fosse richiamato, come sarebbe giusto, il dovere di stare sottomessi alle mogli, invece per loro viene impiegato un altro verbo, amare, agapanAgapan indica i sentimenti e le azioni di chi, dimentico completamente di sรฉ e del proprio tornaconto, ricerca in modo attivo e appassionato solo il bene dellโ€™altro. รˆ la caratteristica della vita di Dio, che รจ amore (1 Gv 4,8). Per praticare lโ€™agape, lo sposo deve mantenersi, in ogni momento e in ogni situazione, a servizio e totalmente sottomesso alla propria sposa.

Il modello dโ€™amore proposto ai mariti รจ Cristo, che โ€œha amato la Chiesa e ha dato se stesso per leiโ€ (v. 25). Con il suo amore, egli ha creato un capolavoro: ha trasformato la sua sposa, purificandola con lโ€™acqua e con la parola e ha fatto di lei una donna splendida, โ€œtutta gloriosa, senza macchia nรฉ ruga o alcunchรฉ di simile, ma santa e immacolataโ€ (vv. 26-27).

รˆ questo lโ€™obbiettivo che, nel giorno delle nozze, ogni sposo cristiano si propone di realizzare; infatti, davanti a tutta la comunitร , dichiara di assumersi la responsabilitร  di testimoniare al mondo intero lโ€™immenso e incrollabile amore di Cristo per la sua chiesa (vv. 28-32).

Per aver ingiunto alle donne di mantenersi sottomesse ai mariti, Paolo รจ stato accusato di misoginismo. Se si tiene presente la complessa articolazione del suo pensiero che, in questo brano, ci รจ stato trasmesso da un suo discepolo, e anche il fatto che le raccomandazioni rivolte ai mariti sono quattro volte di piรน rispetto a quelle delle mogli, si puรฒ concludere che certe affermazioni stereotipe sul suo conto non sono fondate.

Vangelo (Gv 6,60-69)

60ย Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: โ€œQuesto linguaggio รจ duro; chi puรฒ intenderlo?โ€.61ย Gesรน, conoscendo dentro di sรฉ che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: โ€œQuesto vi scandalizza?ย 62ย E se vedeste il Figlio dellโ€™uomo salire lร  dovโ€™era prima?ย 63ย รˆ lo Spirito che dรก la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.ย 64ย Ma vi sono alcuni tra voi che non credonoโ€. Gesรน infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.ย 65ย E continuรฒ: โ€œPer questo vi ho detto che nessuno puรฒ venire a me, se non gli รจ concesso dal Padre mioโ€.66ย Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano piรน con lui.67ย Disse allora Gesรน ai Dodici: โ€œForse anche voi volete andarvene?โ€.ย 68ย Gli rispose Simon Pietro: โ€œSignore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;ย 69ย noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dioโ€.

Siamo alla conclusione del discorso di Gesรน nella sinagoga di Cafarnao. I giudei, che lo hanno cercato come facitore di miracoli, sono posti di fronte a una sconcertante richiesta: accogliere lui, pane disceso dal cielo. Devono fare una scelta la cui posta in palio รจ alta: continuare a vivere come hanno fatto finora, adeguandosi alla sapienza di questo mondo e accontentandosi del pane materiale, oppure fare un salto di qualitร , accogliere il suo vangelo, che รจ pane di vita.

Allโ€™inizio del brano (v. 60), stranamente, sono introdotti nuovi interlocutori: non piรน i giudei, ma i discepoli.

La ragione di questo cambiamento di personaggi รจ di ordine pastorale. Lโ€™evangelista riferisce la reazione delle folle, che hanno materialmente assistito al segno del pane, solo perchรฉ in essa vede riflessa la crisi di ogni discepolo, quando รจ posto di fronte alle richieste impegnative del Maestro. รˆ ai cristiani delle sue comunitร  che egli si rivolge per invitarli a decidere, in modo risoluto, in chi o in che cosa intendono credere.

La constatazione รจ amara: molti dei discepoli che hanno visto il segno e che hanno ascoltato il discorso non accettano la proposta di Gesรน. รˆ troppo โ€œduraโ€, dicono. Non che non lโ€™abbiano capita. Allโ€™inizio, รจ vero, hanno frainteso; qualcuno ha forse pensato anche a un pasto da cannibali, ma ora non piรน, ora tutto รจ chiaro, hanno compreso benissimo ciรฒ che Gesรน intende, ma non se la sentono di dare il loro assenso. Unire la propria vita alla sua, fare la scelta del dono di sรฉ comporta un rischio troppo grande.

Fidarsi o non fidarsi di lui, questa รจ lโ€™alternativa.

La proposta puรฒ essere accolta o rifiutata, ma non negoziata, modificata, resa piรน accettabile mediante la cancellazione di alcune sue esigenze e la scelta non รจ fatta solo con la mente e il cuore, ma anche attraverso il gesto di accostarsi a ricevere il pane eucaristico in cui Cristo, realmente presente, si offre al discepolo.

A questo punto sorge un interrogativo inquietante. Se per ricevere degnamente lโ€™eucaristia occorre essere tanto decisi e tanto radicali nel donare la propria vita insieme con Cristo, chi mai puรฒ azzardarsi a fare la comunione?

Lasciamo, per un momento, in sospeso la risposta a questa domanda e vediamo come Gesรน reagisce alla difficoltร  dei discepoli a aderire alla sua proposta?

Non si stupisce, perchรฉ lโ€™incomprensione e il rifiuto fanno parte del mistero della coscienza umana (v. 61). Poi, invece di mitigare la sua richiesta, evidenzia un nuovo enigma, annuncia un momento drammatico per la comunitร  cristiana: il suo ritorno al cielo dal quale รจ disceso come pane.

La misteriosa affermazione โ€œE se vedeste il Figlio dellโ€™uomo salire lร  dovโ€™era prima?โ€ (v. 62) puรฒ essere parafrasata cosรฌ: se avete tanta difficoltร  ad accettare la mia proposta ora che sono in mezzo a voi, cosa accadrร  quando sarรฒ tornato al Padre? Allora vi sarร  richiesta una fede ancora piรน pura, slegata da qualunque verifica, da qualunque visione, da qualunque contatto sensibile con me, diverso da quello dei segni sacramentali.

Per lasciarsi coinvolgere in questa fede pura, i discepoli sono invitati ad abbandonare il mondo della โ€œcarneโ€ e a entrare nel mondo dello Spirito. โ€œLa carne non giova a nullaโ€ a chi vuole comprendere la proposta evangelica (v. 63). La sapienza prettamente umana e terrena รจ incapace di introdurre nei misteri di Dio: โ€œLโ€™uomo naturale perรฒ non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non รจ capace di intenderle, perchรฉ se ne puรฒ giudicare solo per mezzo dello Spiritoโ€ (1 Cor 2,14). Non deve destare meraviglia, dunque, che il vangelo non possa essere accolto da chi si ostina a volerlo mettere dโ€™accordo con il buon senso umano.

La conclusione รจ sconsolante, ma prevedibile: โ€œDa allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano piรน con luiโ€ (v. 66).

Questi discepoli, presenti anche nelle nostre comunitร , non sono cattivi, non vanno considerati dei traditori, sono solo coerenti. Si sono resi conto che il Maestro sta esigendo troppo, non se la sentono di dargli il proprio assenso e si ritirano. Gesรน rispetta la loro libertร , non li obbliga a condividere la sua scelta, non li costringe a โ€œmangiare la sua carneโ€. Forse ci ripenseranno, anzi, siamo certi che rivedranno la loro posizione, soprattutto se chi si accosta ogni giorno allโ€™eucaristia saprร  dare loro una testimonianza di autentica vita cristiana.

Il brano non si chiude perรฒ con il rifiuto da parte dei giudei e con lโ€™annuncio del tradimento di Giuda, ma con la risposta positiva dei dodici (vv. 67-69).

Gesรน ha deluso le aspettative della maggioranza di coloro che lo hanno seguito, ma cโ€™รจ un gruppo che, pur non comprendendo ancora pienamente cosa comporti lโ€™adesione a lui, gli dร  il proprio assenso.

La fede non รจ basata su prove certe e inconfutabili, ma รจ lโ€™adesione amorosa a una persona. Non cโ€™รจ da meravigliarsi che questa adesione si accompagni sempre a dubbi e perplessitร  e che molti rimangano, anche a lungo, esitanti.

Alla domanda del Maestro: โ€œVolete andarvene anche voiโ€, Pietro, parlando al plurale, esprime la fede di tutti ed esclama: โ€œSignore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eternaโ€.

รˆ la professione di fede che oggi Cristo si attende da noi.

รˆ rimasto in sospeso lโ€™interrogativo: โ€œChi mai puรฒ sentirsi degno di accostarsi al banchetto eucaristico? Chi puรฒ essere tanto temerario da compromettersi con Cristo, in un modo cosรฌ solenne, a donare la vita con lui?โ€.

Se lโ€™eucaristia fosse un premio per i giusti, certo nessuno oserebbe riceverla. Ma essa non รจ il pane degli angeli, รจ il cibo offerto agli uomini pellegrini sulla terra, peccatori, deboli, stanchi, bisognosi di aiuto.

Nel racconto dellโ€™istituzione dellโ€™eucaristia, lโ€™evangelista Matteo, riferisce le parole di Gesรน nel momento in cui offre ai discepoli il calice del vino: โ€œBevetene tutti, perchรฉ questo รจ il mio sangue dellโ€™alleanza, versato per molti, in remissione dei peccatiโ€ (Mt 26,27-28).

Non รจ per celebrare la propria purezza e santitร  che ci si accosta al banchetto eucaristico, ma per ottenere da Dioย la remissione dei peccati. A chi fa la comunione non viene richiesta la perfezione morale, ma la disposizione del povero che riconosce la propria indegnitร  e la propria miseria e si avvicina a colui che lo puรฒ guarire. Per chi lo riceve con questa disposizione di fede umile e sincera, il pane eucaristico diviene una medicina, cura le malattie morali, rimargina qualunque ferita, vince ogni peccato.

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