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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 18 Agosto 2024

Domenica 18 Agosto 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 6, 51-58

Mangiare la carne e bere il sangue di Cristo

Chi mangia la carne e beve il sangue di Cristo conoscerร  la resurrezione, vivrร  per sempre, in una salda comunione con Cristo per la quale rimane, dimora in Cristo, cosรฌ come Cristo rimane, dimora in lui: corpo nel Corpo e Corpo nel corpo!

Questa pagina del vangelo secondo Giovanni รจ tra le piรน scandalose di tutti i vangeli, puรฒ addirittura risultare ripugnante a chi non sta nello spazio โ€œdentroโ€ (รฉso), lo spazio dellโ€™intimitร  con il Signore. Chi lโ€™ha scritta ha faticato per far comprendere ciรฒ che doveva affermare, di fronte a una fede gnostica che non accettava lโ€™umanitร , la carne umana nella sua debolezza quale luogo in cui incontrare Dio. Eppure, secondo il quarto vangelo, Dio ha scelto che la sua manifestazione definitiva, la sua rivelazione decisiva fosse lโ€™umanitร  come carne debole di Gesรน (cf. Gv 1,14.18), un galileo che andava verso la morte. Tentiamo dunque con molta umiltร  di leggere questa pagina.

Gesรน aveva detto: โ€œIo sono il pane vivente, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร  in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoโ€. Questo annuncio appariva una pretesa intollerabile, unโ€™affermazione irricevibile e, come tale, aveva suscitato mormorazione e discussione (cf. Gv 6,41-42). Qui nasce unโ€™aspra discussione, una vera e propria battaglia verbale tra gli ascoltatori di Gesรน: โ€œCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?โ€. Ed egli risponde loro con espressioni ancora piรน scandalose, rendendo il suo annuncio piรน duro e urtante, in modo da togliere ogni possibilitร  di comprendere le sue parole in modo semplicemente parabolico, in modo intellettuale, raffinato ma gnostico: โ€œSe non mangiate la carne del Figlio dellโ€™uomo e non bevete il suo sangue, non avrete la vita eternaโ€.

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Era giร  uno scandalo pensare di poter mangiare la carne del Figlio dellโ€™uomo, ma bere il sangue รจ unโ€™azione gravemente peccaminosa, vietata dalla Legge e dunque ripugnante per i credenti nellโ€™alleanza sancita da Mosรจ. Su questo non cโ€™erano dubbi. Nella Torah, infatti, sta scritto: โ€œOgni uomo, figlio di Israele o straniero, che mangi qualsiasi tipo di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, io volgerรฒ il mio volto e lo eliminerรฒ dal suo popolo. Poichรฉ la vita (nephesh) della carne รจ nel sangueโ€ (Lv 17,10-11).

Lโ€™ebreo sapeva che lโ€™umanitร  fino ai giorni di Noรจ non si era nutrita della carne di animali ma unicamente di vegetali e che solo nellโ€™economia dopo il diluvio Dio aveva permesso e tollerato le carni animali come nutrimento, ma a una precisa condizione: โ€œSoltanto non mangerete la carne con la sua vita (nephesh), cioรจ con il suo sangueโ€ (Gen 9,4). Questo comando, che indica un rispetto della vita, rappresentata dal sangue, era talmente importante che gli apostoli lo manterranno anche per i cristiani provenienti dalle genti (cf. At 15,20.29; 21,25).

Eppure Gesรน annuncia che per avere parte alla vita eterna, alla vita di Dio, per conoscere la salvezza, รจ necessario mangiare โ€“ o meglio โ€œmasticareโ€, stando al verbo greco utilizzato (trรณgo) โ€“ la carne del Figlio dellโ€™uomo e bere il suo sangue? Perchรฉ questo realismo nelle parole di Gesรน secondo il quarto vangelo, parole che non risuonano nรฉ negli altri vangeli nรฉ nel resto del Nuovo Testamento? Perchรฉ questo linguaggio proprio nel vangelo che non ricorda lโ€™istituzione eucaristica, ma la sostituisce con il raccontoย della lavanda dei piedi (cf. Gv 13,1-17)?

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Certamente lโ€™autore di questo racconto si serve di un linguaggio che vuole affermare come la partecipazione al pane e al calice di Gesรน Cristo sia partecipazione al suo corpo e al suo sangue. Questo avviene sacramentalmente, cioรจ attraverso il mangiare i segni del pane e del vino, ma ciรฒ che si riceve รจ tutta la vita del Figlio fattosi carne e sangue, nato da donna, manifestatosi uomo veramente uomo come noi che siamo suoi fratelli.

Lo sappiamo, fin dallโ€™inizio della fede cristiana, non fu facile confessare la reale umanitร  di Gesรน, e il corpo di Gesรน fu immaginato solo apparenza e la sua carne come del tutto provvisoria. Un mero strumento per mostrarsi  ma da abbandonare al piรน presto con la resurrezione. E invece โ€œchi non riconosce Gesรน nella carne, non รจ da Dioโ€ (1Gv 4,3).

Ciรฒ che questo linguaggio duro tenta di farci comprendere รจ che lโ€™incarnazione, cioรจ lโ€™umanizzazione di Dio, va accolta seriamente, senza riserve e senza pensieri che rispondono piรน al bisogno religioso dellโ€™umanitร  che allโ€™azione di Dio. La veritร  รจ che Dio si รจ fatto uomo in Gesรน affinchรฉ lo cercassimo e lo trovassimo, per quanto ci รจ possibile, nella condizione umana. Dio ha voluto condividere con noi proprio la nostra umanitร , la nostra stessa carne, perchรฉ noi potessimo realmente conoscere il suo amore, non come qualcosa da credere, ma come qualcosa che comprendiamo e sperimentiamo attraverso e nella nostra carne.

Gesรน รจ questa carne che possiamo incontrare nella nostra carne, รจ questo corpo che possiamo incontrare solo nella nostra corporeitร . Perchรฉ noi potessimo partecipare alla vita di Dio โ€“ โ€œdiventare Dioโ€, come si esprimevano gli antichi padri della chiesa dโ€™oriente โ€“ era necessario che Dio diventasse uomo e che carne e carne, corpo e corpo si incontrassero realmente. Lโ€™amore espresso solo a parole, anche nella rivelazione non era sufficiente: occorreva una carne umana che raccontasse (exeghรฉsato: Gv 1,18) Dio, una carne umana che, amando la nostra umanitร , ci narrasse lโ€™amore di Dio, o meglio il โ€œDioโ€ che โ€œรจ amoreโ€ (1Gv 4,8.16).

Questa nostra carne, che ci dice la nostra debolezza, la nostra fragilitร , la nostra morte, questa carne che a volte pensiamo di negare o dimenticare in favore di una โ€œvita spiritualeโ€, per poter incontrare Dio, proprio questa carne รจ stata assunta da Dio e non รจ un ostacolo alla comunione con lui, ma anzi รจ il luogo ordinario dellโ€™incontro con Dio.

Le parole eucaristiche di Gesรน, in questo sesto capitolo di Giovanni, in profonditร  ci dicono che incarnazione di Dio, resurrezione della carne ed eucaristia esprimono insieme il mistero della nostra salvezza. Nella nostra povera carne, nel โ€œcorpo di miseriaโ€ (Fil 3,21) che noi siamo, proprio lรฌ noi incontriamo Dio, perchรฉ in Gesรน โ€œabita corporalmente tutta la pienezza della divinitร โ€ (Col 2,9). Carne da masticare e sangue da bere sono la condizione in cui Gesรน si consegna a noi, in cui Dio si dร  a noi, raggiungendoci lร  dove siamo e non chiedendo a noi di salire alla sua condizione divina, azione per noi impossibile e solo frutti di un orgoglio religioso malato.

Entrando in noi, la carne e il sangue di Cristo ci trasformano, per partecipazione in carne e sangue di Cristo, producendo ciรฒ che a noi รจ impossibile: diventare il Figlio di Dio in Cristo stesso, lโ€™Unigenito amato dallโ€™amante, il Padre, con un amore infinito, lo Spirito santo. Chi mangia la carne e beve il sangue di Cristo conoscerร  la resurrezione, vivrร  per sempre, in una salda comunione con Cristo per la quale rimane, dimora (verboย mรฉno) in Cristo, cosรฌ come Cristo rimane, dimora in lui: corpo nel Corpo e Corpo nel corpo!

Lo stesso Giovanni nel prologo della sua Prima lettera, parlando dellโ€™esperienza di Gesรน da lui fatta, scrive: โ€œCiรฒ che noi abbiamo ascoltato, visto e toccato del Verbo della vitaโ€ฆโ€ (cf. 1Gv 1,1), cioรจ di Gesรน. E in questa pagina del vangelo รจ come se arrivasse a dire: โ€œCiรฒ che abbiamo mangiato, gustato di Gesรนโ€, attraverso lโ€™eucaristia, รจ la nostra vita!

Proprio per questo non dobbiamo isolare lโ€™eucaristia come fosse un principio di riferimento, un realtร  autosufficiente cui attribuire un potere proprio. No! Lโ€™eucaristia non รจ un secondo Gesรน Cristo, non cโ€™รจ un Cristo eucaristica separato dal Cristo della storia che รจ nato, รจ vissuto, รจ morto ed รจ risorto! Gesรน Cristo รจ unico, e nellโ€™eucaristia รจ totalmente presente, e se non si รจ capaci nella fede di cogliere questa unica soggettivitร , allora si cosifica lโ€™eucaristia, la si riduce a cosa, a oggetto, attentando allโ€™unica vita di Gesรน Cristo! Ricevendo dunque lโ€™eucaristia, come ammonisce con intelligenza cristiana il teologo Giuseppe Colombo, al cristiano รจ data la possibilitร  di vivere la vita come lโ€™ha vissuta Gesรน perchรฉ non vive piรน lui ma Cristo vive in lui (cf. Gal 2,20).

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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