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Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 18 Agosto 2024

Domenica 18 Agosto 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 6, 51-58

Da: C. MIGLIETTA, Lโ€™EUCARESTIA SECONDO LA BIBBIA. Itinerario biblico-spirituale, Gribaudi, Milano, 2005,ย con presentazione di S. E. Mons. Giacomo Lanzetti

Per capire i testi neotestamentari di istituzione dellโ€™Eucarestia bisogna avere ben presente quel genere letterario, cosรฌ frequentemente adoperato nei libri profetici, che รจ il โ€œmimoโ€. Nel linguaggio dei profeti, infatti, un posto particolarissimo occupano le azioni simboliche: sono piรน di trenta, e precedono o accompagnano le esposizioni orali. Proprio per significare che la Parola di Dio non รจ puro โ€œafflatus vocisโ€, ma fatto che si compie, storia concreta, il profeta, su ordine divino, la incarna in gesti simbolici โ€“ rivelativi. Talora sono vere pantomime, piccole โ€œscenetteโ€, brevi โ€œspot pubblicitariโ€ che devono servire a imprimere bene, nella mente degli astanti, un determinato concetto o una particolare rivelazione.

Lโ€™Eucarestia โ€œmimoโ€ profetico

Farsi mangiare dagli uomini

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Quando Gesรน istituisce lโ€™Eucarestia, opera anzitutto un mimo profetico. Quanto compie nellโ€™ultima cena รจ โ€œlโ€™ultima parabola di Gesรนโ€ (J. Jeremias, citato in X. Lรฉon-Dufour). Porgendo il pane, dice: โ€œQuesto รจ il mio corpo dato per voiโ€; offrendo il calice: โ€œQuesto รจ il mio sangue, versato per voiโ€ (Lc 22,19-20): il primo significato di questa azione รจ che egli si รจ donato totalmente agli uomini, che la sua vita รจ stata oblazione piena per la vita dei fratelli, che si รจ interamente consumato per essi, e che egli รจ diventato, offrendosi per loro come il pane e il vino, il loro sostegno e la loro sopravvivenza. โ€œDistribuendo il pane, Gesรน manifesta con le parole che <<si dร  per>>. Facendo circolare il calice, dichiara che <<versa il suo sangue>>. I due gesti di Gesรน ne ricevono un valore simbolico: il dono della propria persona a vantaggio dei discepoli, che giunge fino allo spargimento del sangueโ€ (X. Lรฉon-Dufour). โ€œDavanti ai suoi discepoli Gesรน fa un mimo della sua morte, rappresentandola davanti a loro; รจ lโ€™atteggiamento di un profeta e di un martire che porta la missione fino al suo compimento, dando alla sua propria morte un significato di amore e di servizioโ€ (A. Marchadour).

La volontarietร  del dono

Due sono le sottolineature che Gesรน vuole dare al suo gesto. La prima รจ lโ€™assoluta volontarietร  del suo donarsi: il suo farsi uomo fino alla morte non รจ dato dallโ€™ineluttabilitร  del caso, ma รจ sua libera scelta dโ€™amore: โ€œLa mia vita, nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, perchรฉ ho il potere di offrirlaโ€ (Gv 10,18); โ€œOra lโ€™anima mia รจ turbata; e che devo dire? Padre, salvami da questโ€™ora? Ma per questo sono giunto a questโ€™ora!โ€ (Gv 12,27). Gli evangelisti sapevano che โ€œil Padre gli aveva dato tutto nelle maniโ€ (Gv 13,3), e apposta rimarcano che Gesรน prevede il tradimento di Giuda. Tutti i racconti di istituzione eucaristica sono sotto il segno di questa consapevolezza di Gesรน: โ€œIn veritร  vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirร โ€ (Mc 14,18); โ€œLa mano di chi mi tradisce รจ con me, sulla tavolaโ€ (Lc 22,21); โ€œColui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirร โ€ (Mt 26,23; cfr Gv 13,26). Gesรน accetta quindi volontariamente fino in fondo la sua condivisione con lโ€™uomo: non si tira indietro, non fugge. Deliberatamente si offre. โ€œPer questo nellโ€™Ultima Cena <<se dat suis manibus>>: la sua Passione sarร  il Corpo dato e il Sangue versato da luiโ€ (A. Bozzolo).

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La totalitร  del dono

Il secondo aspetto del mimo profetico รจ lโ€™assoluta totalitร  del suo donarsi: Cristo, โ€œavendo amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ fino alla fineโ€ (Gv 13,1), fino al supremo compimento dellโ€™amore, che รจ dare la vita per coloro che si amano (cfr Gv 15,13): il pane mangiato e il vino bevuto sono il segno di questo โ€œconsumarsiโ€ per i suoi, farsi tutto per essi.

Il comando di imitare Gesรน

Due comandi accompagnano lโ€™azione profetica: il primo รจ: โ€œPrendete, mangiateโ€ฆ; beveteโ€ (Mc 14,22; Mt 26,26.28): i discepoli non sono solo oggetto passivo di questa autodonazione del Cristo, ma sono invitati a prenderne parte attiva, a partecipare al suo amore, ad accettare la sua vita come dono, a riempirsi consapevolmente e responsabilmente di lui. Da questo nasce il secondo comando: โ€œFate questo in memoria di meโ€ (Lc 22,19; 1 Cor 11,24): Gesรน ordina che anche i suoi discepoli si facciano pane e bevanda per gli altri, divengano cibo per tutti, si lascino โ€œmangiareโ€ dai fratelli.

Lโ€™importanza del mimo eucaristico

Nella lettura biblica del mimo il primo significato รจ quindi lโ€™invito al dono totale agli altri, sullโ€™esempio del Maestro. Gli altri significati (la presenza reale di Cristo, il sacrificio della Nuova Alleanza, un segno escatologicoโ€ฆ), ci sono certamente, ma sono a questo secondari e da questo traggono luce e comprensione.

Si noti che, nel mimo eucaristico, โ€œil momento centrale รจ dato non dai due elementi significativi del corpo e del sangue, bensรฌ dal dono che Dio fa di Gesรน e che si compie nella sua morte violenta (<<il mio sangue versato>>)โ€ฆ Vuol dire che i discepoli divengono partecipi dellโ€™autodonazione di Gesรน nel momento stesso in cui ricevono il paneโ€ฆ La cena del Signore รจ dunque unโ€™azione โ€“ segno, profetica, cioรจ vera, e non solo simbolica: nel porgere il pane spezzato e il vino rosso, si verifica e si comunica la realtร  indicata con lโ€™azione โ€“ segno, la partecipazione dei discepoli allโ€™atto del donare la vita che Gesรน compie donando la propria per i moltiโ€ (B. Klappert).

โ€œIl pane che io darรฒ รจ la mia carneโ€

Tutti sono concordi che la prima parte del capitolo 6 di Giovanni puรฒ essere letta in chiave spiritualista, con qualche allusione allโ€™Eucarestia: ma invece i versetti 51-58 sono da intendersi solo in senso sacramentale?

Il primo significato rivelativo anche di questi versetti รจ certamente lโ€™adesione a Cristo. Se nella prima parte del capitolo le parole โ€“ chiave erano โ€œvenire a meโ€ e โ€œcredereโ€ (Gv 6,35), ora sono โ€œdareโ€ e โ€œmangiare โ€“ bereโ€: lร  si chiedeva fede in Dio che entra nella storia in Gesรน (incarnazione), qui in Dio che si dona fino al sacrificio di sรจ (redenzione).

Le parole โ€œcarne โ€“ sangueโ€ non indicano semplicemente la persona di Gesรน, ma che egli sta per essere consegnato alla morte. Lโ€™eresia gnostica e docetica, contro i cui influssi giร  Giovanni scrive, riteneva impossibile che un Dio potesse patire e morire: Gesรน di Nazareth avrebbe solo ospitato la divinitร  dal Battesimo allโ€™inizio della Passione. Giovanni insiste invece sulla realtร  dellโ€™incarnazione, sulla completa identificazione del Cristo divino con lโ€™uomo Gesรน di Nazareth, sul fatto che Gesรน รจ il Cristo venuto โ€œnon in acqua soltanto, ma in acqua e sangueโ€ (1 Gv 5,6): la teofania battesimale รจ inscindibile dalla morte in croce, che per Giovanni รจ il luogo massimo della manifestazione di Dio. Per questo ribadisce la necessitร  di unirsi non al โ€œcorpoโ€ di Cristo, ma alla sua โ€œsarxโ€, termine che significa โ€œcarneโ€ in senso plastico, anatomico, muscolare: e scandalizza usando il verbo quanto mai concreto โ€œtrogheinโ€ (da cui la parola โ€œtrogoloโ€โ€ฆ) che non significa tanto โ€œmangiareโ€ quanto โ€œmasticareโ€, โ€œdivorareโ€, โ€œbrucareโ€. Non bisogna edulcorare questo realismo: รจ il realismo dellโ€™incarnazione.

La celebrazione dellโ€™Eucarestia, con la sua concretezza sacramentale, รจ segno della vera umanitร  di Cristo: partecipando ad essa, noi โ€œannunciamo la sua morte, proclamiamo la sua resurrezione, nellโ€™attesa della sua venutaโ€. โ€œLa comprensione realistica del pasto sacramentale (mangiare la carne, bere il sangue) non ha niente di magico. Attraverso il pasto Gesรน stesso si unisce a quelli che lo ricevono (Gv 6,56); essi vivono attraverso di lui ed egli li risusciterร โ€ฆ (Gv 6, 54). Il nutrimento sacramentale รจ solo un mezzo per raggiungere una comunione personale con luiโ€ (R. Schnackenburg), vero Dio e vero uomo.

Il testo torna piรน volte sul concetto di โ€œultimo giornoโ€ (Gv 6,39.40.44.54). โ€œNellโ€™ultimo giorno, il grande giorno della Festaโ€, Gesรน invita ad abbeverarsi allโ€™acqua viva che sgorgherร  dal suo seno, cioรจ dallo Spirito che egli spanderร  alla sua glorificazione (Gv 7,37-39): ciรฒ si realizzerร  nella sua morte, quando egli sarร  glorificato, effonderร  il suo Spirito, e dal suo fianco uscirร  acqua (Gv 19,33-34). Giovanni รจ lโ€™annunciatore di unโ€™escatologia che giร  si compie nel mistero di Cristo: โ€œChi crede in lui non รจ condannato, ma chi non crede in lui รจ giร  stato condannatoโ€ (Gv 3,18); โ€œchi crede ha la vita eternaโ€ (Gv 3,36; 6,47.54); nella sua morte una volta per tutte sono stati vinti il satana, la sofferenza e la morte.

Mangiando la sua carne ed il suo sangue, partecipando cioรจ al mistero della sua morte, giร  ora abbiamo la vita eterna. In realtร  questo โ€œgiร โ€ รจ tale nella fede, perchรจ siamo ancora prigionieri della nostra finitudine creaturale: lโ€™Eucarestia ci immerge nellโ€™ottimismo di una vittoria giร  realizzata, e al contempo ci รจ pegno della nostra resurrezione futura (Gv 6,54), aprendoci a un โ€œnon ancoraโ€ che si realizzerร  alla nostra morte, quando contempleremo faccia a faccia la gloria di Dio (1 Cor 13,12). Lโ€™Eucarestia, inserendoci nel passato della morte del Signore, ci incardina nel presente di una vita in lui che inabita in noi (Gv 6,56), proiettandoci nella comunione totale con Dio del banchetto messianico futuro.

Parola e Segno

Il rapporto tra Parola ed Eucarestia รจ biblicamente strettissimo. Nei Sinottici, i racconti di istituzione dellโ€™Eucarestia avvengono in un contesto interpretativo verbale da parte di Gesรน: ogni suo gesto รจ accompagnato dalla Parola che lo illumina e lo spiega.

In Giovanni, secondo il suo solito, al miracolo della moltiplicazione del pane al capitolo 6 fa seguito il grande discorso esplicativo sullโ€™Eucarestia, discorso in cui addirittura gli esegeti faticano a comprendere ciรฒ che Gesรน riferisce alla sua Parola e ciรฒ che riferisce al suo Corpo. Per alcuni โ€œun discorso eucaristico (6,51-58: Gesรน vero nutrimento mediante il suo corpo e il suo sangue) sarebbe stato inserito nel racconto โ€“ discorso seguente: ai giudei che reclamano un <<segno >> analogo a quello della manna (vv. 30-31; cfr 1,21+) Gesรน risponde: <<Con lโ€™insegnamento del Padre che trasmetto agli uomini (cfr 3,11+) sono io il vero pane, assimilabile mediante la fede (vv. 32s)>>โ€œ (Bibbia di Gerusalemme). Giovanni fa molti riferimenti allโ€™Antico Testamento, dove spesso la Parola era accostata o paragonata al cibo: โ€œTi ha nutrito con la mannaโ€ฆ, per farti capire che lโ€™uomo non vive soltanto di pane, ma che lโ€™uomo vive di quanto esce dalla bocca di Dioโ€ (Dt 8,3); โ€œLa Sapienzaโ€ฆ ha ucciso gli animali, ha preparato il vino e ha imbandito la tavolaโ€ฆ A chi รจ privo di senno essa dice: <<Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato>>โ€ (Pr 8,22-24 e 9,1-6); โ€œLa Sapienza loda se stessaโ€ฆ: <<Come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e di ricchezza. Avvicinatevi a meโ€ฆ, e saziatevi dei miei prodottiโ€ฆ Quanti si nutrono di me avranno ancora fame, e quanti bevono di me, avranno ancora sete>>โ€ (Sir 24,1.17-21). Quindi Giovanni opera, nel capitolo sesto del suo Vangelo, una continua identificazione tra la Parola e il Corpo di Cristo: โ€œIo sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร  in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoโ€ (Gv 6,51).

Sempre Giovanni, che non racconta lโ€™istituzione dellโ€™Eucarestia nellโ€™ultima cena, pone perรฒ nel contesto dellโ€™ultimo pasto del Signore il suo piรน lungo discorso, che occupa ben quattro capitoli del Vangelo (Gv 13-17), il cosiddetto โ€œdiscorso di addioโ€, nel genere letterario, abbiamo visto, dei colloqui testamentari.

Parola e Segno quindi si rimandano vicendevolmente. Tutta la Messa รจ liturgia della Parola, Parola che ad un certo punto diventa sacramento. E la stessa Scrittura รจ giร  sacramento, perchรฉ segno della Parola stessa di Dio. Senza la Parola il sacramento appare muto. Eโ€™ il mistero del โ€œVerbo che si รจ fatto carne ed รจ venuto ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di veritร โ€ (Gv 1,4).

Buona Misericordia a tutti!

Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โ€œBuona Bibbia a tuttiโ€œ.

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