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p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 18 Agosto 2024

Domenica 18 Agosto 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 6, 51-58

Come un pellicano

In una strofa dellโ€™inno Adoro te devote del 1264, San Tommaso dโ€™Aquino scriveva:

ยซPie pellicรกne, Jesu Dรณmine, Me immรบndum munda tuo sรกnguine,
Cujus una stilla salvum fรกcere,
Totum mundum quit ab รณmni scรฉlereยป.

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Gesรน viene paragonato da Tommaso al pellicano che salva noi peccatori con il suo sangue. In passato si pensava infatti che il pellicano nutrisse i suoi piccoli con il proprio sangue, secondo alcune versioni perchรฉ i figli erano deboli e incapaci di vivere, secondo altre tradizioni perchรฉ uccisi dal serpente. Sebbene le conoscenze scientifiche oggi ci abbiano rivelato che in realtร  il pellicano nutre i piccoli attraverso la carne dei pesci che si procura e che conserva in una sorta di sacca collocata sotto il collo, lโ€™immagine del pellicano rimane comunque un simbolo eloquente di quello che i cristiani volevano trasmettere sulla figura di Cristo.

Con la propria vita

La domanda che troviamo in questa pagina del Vangelo di questa domenica risuona in realtร  anche allโ€™interno delle nostre relazioni: come si puรฒ dare da mangiare la propria carne? Come si puรฒ amare qualcuno, nutrendolo con la propria vita? Forse una mamma potrebbe rispondere. Il bambino vive nel corpo della madre e si nutre di lei. Quando nasce e se ne separa, quella modalitร  non scompare del tutto: una mamma sa che tutta la sua vita sarร  una ricerca profonda per continuare a nutrire il figlio con la propria carne. Forse รจ proprio a partire da questa immagine che possiamo intuire allora qualcosa di come Dio nutre di sรฉ lโ€™umanitร .

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Tutta la persona

Il discorso sul pane del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni arriva in questi versetti a una sterzata, perchรฉ lโ€™immagine del pane lascia il posto alla carne e al sangue, come se il discorso di Gesรน diventasse sempre piรน radicale. La carne e il sangue sono infatti gli elementi che costituiscono la persona. รˆ come se Gesรน uscisse dalla metafora e svelasse fino in fondo il senso delle sue parole: vuole nutrirci con la sua vita, perchรฉ solo nutrendoci di lui possiamo vivere veramente.

Cibi sbagliati

Ma fino ad ora di cosa ci siamo nutriti? Forse ci stiamo solo avvelenando se alimentiamo la nostra vita con i pensieri negativi, con il lamento e la mormorazione, con le critiche e il pettegolezzo, con relazioni tossiche da cui ci illudiamo di ricavare amore. Forse ci stiamo nutrendo con un cibo che in realtร  non ci dร  lโ€™energia necessaria: nutrire il proprio orgoglio o la propria superbia, coltivare ossessivamente la propria immagine, sono modi ingannevoli di nutrire la nostra vita. Alla fine ci ritroviamo deboli e incapaci di andare avanti. Talvolta facciamo lโ€™errore di pensare che abbiamo bisogno di aumentare le dosi di questi cibi falsi fino a diventarne dipendenti e a distruggere la nostra vita.

Vivere la relazione

Non a caso Gesรน insiste sulla veracitร  del cibo che vuole darci. Il pane รจ quindi la sua carne: ecco il senso dellโ€™eucaristia. Non mangiamo solo il pane, ma ci nutriamo della relazione con Lui. Gesรน รจ pronto a darci la sua vita, ma una relazione va coltivata. Gesรน entra nella nostra casa, ma come lo accogliamo? Quale spazio e quale attenzione gli stiamo riservando? Il suo desiderio รจ stabilire unโ€™unione intima con noi, per questo utilizza in questi versetti lo stesso verbo che riprenderร  nellโ€™immagine della vite e dei tralci: rimanere รจ infatti il verbo dellโ€™amore. Chi ama non scappa, chi ama non nasconde i problemi, chi ama non si gira dallโ€™altra parte, chi ama rimane! Solo rimanendo nella relazione con Gesรน, viviamo veramente.

Eternitร 

รˆ questo il senso dellโ€™eternitร : non รจ un infinito solo temporale, ma anche spaziale, una vita eterna รจ una vita profonda. Eterna vuol dire piena. Nutrirsi di Gesรน vuol dire non accontentarsi delle briciole, non sopravvivere, ma partecipare al banchetto della festa.

Chi vive in pienezza questa relazione, sente la sua vita come eterna, non ha paura della morte, non solo della morte fisica, ma di quel senso di morte in cui la nostra vita rischia continuamente di precipitare. Se non ti nutri del cibo adatto alla tua anima, non puoi che morire. Siamo fatti per il cielo, non possiamo non nutrirci di Dio. Siamo chiamati a diventare quello che mangiamo, per questo Dio vuole nutrirci di lui perchรฉ si compia il sogno originario, quello di farci come lui.

Leggersi dentro

โƒ Con quale cibo stai nutrendo la tua vita?

โƒ Come ti prendi cura della tua relazione con Gesรน?

Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte

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