Gesรน, il pane della vita
Il pane per la vita eterna non รจ un semplice dono da parte di Gesรน, ma รจ Gesรน stesso, che dona tutta la sua persona. Gesรน, sรฌ, proprio Gesรน, un uomo, un ebreo marginale di Galilea, il figlio di Maria e di Giuseppe, proveniente da Nazaret, รจ in veritร la Parola di Dio e, in quanto tale, รจ cibo, pane per la nostra vita di credenti in lui.
Dopo il segno della moltiplicazione-condivisione dei pani, Gesรน, rifiutando lโacclamazione mondana da parte della folla che voleva farlo re perchรฉ egli le aveva procurato del cibo, era fuggito in solitudine sul monte (cf. Gv 6,14-15), lasciando i discepoli che cercavano di tornare in barca sullโaltra riva del mare, verso Cafarnao (cf. Gv 6,16-17). Ma era ormai notte e una violenta tempesta si era scatenata sul lago. In quella situazione di difficoltร i discepoli scorgono Gesรน che cammina sulle acque del lago venendo verso di loro e sono colti da paura. Ma egli dice: โEgรณ eimi, Io sono, non abbiate paura!โ, poi approda con loro sulla terra ferma ed entra in Cafarnao (cf. Gv 6,18-21).
Ed ecco, โil giorno dopoโ (Gv 6,22) la folla, che aveva mangiato il pane, si mette sulle sue tracce, lo raggiunge attraversando a sua volta il lago su diverse barche, e gli chiede con rispetto: โRabbi, maestro, quando sei venuto qua?โ. Gesรน perรฒ, conoscendo le motivazioni di quella ricerca, non risponde alla curiositร della folla ma svela con autorevolezza quanto essa sia insufficiente, ambigua e sviante: โAmen, amen io vi dico: voi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni (semeรฎa), ma perchรฉ avete mangiato di quei pani e vi siete saziatiโ.
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Quella ricerca fa di Gesรน colui che soddisfa i bisogni umani e colma la mancanza, ma misconosce la sua vera identitร , quella di chi รจ venuto non per dare un cibo che toglie la fame materiale ma per donare ciรฒ che nutre per la vita eterna. Quei galilei hanno visto il prodigio ma non vi hanno letto il segno, ossia ciรฒ che quellโazione di Gesรน significava. Hanno provato la sazietร ma non hanno compreso che quel pane era il dono della vita di Gesรน.
Svelato dunque lโatteggiamento della folla, nella sinagoga di Cafarnao Gesรน fa un lungo discorso, annunciandone il tema nelle sue prime parole: โOperate non per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dellโuomo vi darร . Questi, infatti, il Padre, Dio, ha segnato con il suo sigilloโ. Gesรน chiede ai suoi ascoltatori un impegno, rivela il dono che egli, quale Figlio dellโuomo, fa agli uomini e si manifesta come colui sul quale il Padre ha posto la sua benedizione.
Occorre dunque darsi da fare, mettersi in azione per un cibo che nutre per la vita eterna. ร vero che occorre darsi da fare per ricevere dal Padre il pane quotidiano (cf. Mt 6,11; Lc 11,3), nutrimento per il corpo destinato alla morte; nello stesso tempo, perรฒ, Gesรน esorta a desiderare, cioรจ a lavorare con altrettanta intensitร e convinzione in vista di quel cibo che solo lui puรฒ donare, il cibo che dร la vita per sempre, la vita che rimane oltre la morte.
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Si faccia attenzione: Gesรน non disprezza il cibo materiale ma, sapendo che โnon di solo pane vive lโuomoโ (Dt 8,3, Mt 4,4), esorta a lavorare con convinzione e intensitร in vista di quel cibo che dร la vita per sempre, cibo che solo lui, il Figlio dellโuomo, puรฒ dare. Infatti, inviandolo nel mondo il Padre lo ha segnato con il suo sigillo, ha messo in lui la sua impronta (cf. Eb 1,3), essendo egli โlโimmagine del Dio invisibileโ (Col 1,15), il volto della sua gloria, parola e racconto che narra il vero e unico Dio (cf. Gv 1,18).
Ma anche di fronte a questa rivelazione della sua identitร quei galilei non comprendono e dunque domandano a Gesรน: โChe fare? Che cosa dobbiamo fare per realizzare la volontร di Dio? Quale comando assolvere?โ. Gesรน, in risposta, rivela lโopera, lโagire per eccellenza, che pure sembra una non azione, qualcosa che secondo il sentire umano manca di concretezza: lโazione delle azioni, lโazione per eccellenza che Dio vuole e chiede รจ credere, aderire a colui che egli ha mandato. Lโunica opera รจ la fede, dice Gesรน. ร opera di Dio perchรฉ consente a Dio di operare nellโuomo, nella storia, nella vita di colui che crede.
Sรฌ, sta qui la differenza cristiana: al cuore della vita del credente non cโรจ la legge ma la fede. Non lo si ripeterร mai abbastanza, e non si dimentichi che il primo nome dato ai discepoli di Gesรน nel Nuovo Testamento dopo la resurrezione รจ stato proprio โi credentiโ (At 2,44; 4,32). La fede fa i cristiani, plasma i cristiani, salva i cristiani.
Questa veritร centrale va perรฒ compresa bene: la fede non รจ un atto intellettuale, gnostico, ma รจ unโadesione vitale a Gesรน Cristo, รจ un essere alla sua sequela, coinvolti con la sua stessa vita. In tal modo vengono spazzate via le contrapposizioni intellettuali tra fede e azioni-opere, tra contemplazione e azione. Lโopera del cristiano รจ credere, รจ accogliere il dono della fede per farne la propria responsabilitร , la propria opera, la propria lotta, la propria custodia.
Solo cosรฌ si riconosce il primato alla grazia, allโamore gratuito e sempre preveniente del Signore, che รจ un dono da accogliere con spirito di stupore e di ringraziamento, in quanto capace di generare nel profondo del cuore responsabilitร e desiderio di rispondere al dono, o meglio al Donatore. Credere in Gesรน Cristo, lโInviato di Dio nel mondo, significa essere dove lui รจ (cf. Gv 12,26; 14,3; 17,24), condividendo con lui la stessa vita, โovunque egli vadaโ (Ap 14,4), radicalmente e โfino alla fineโ (eis tรฉlos: Gv 13,1).
Ma quella folla rivela la propria identitร : per credere vuole un segno! Avevano visto il segno della moltiplicazione-condivisione dei pani, ma dal momento che questo non era sfociato in ciรฒ che essi volevano, nella proclamazione di Gesรน Re e Messia mondano, ora ne esigono un altro, come quello fatto da Mosรจ attraverso il dono della manna (cf. Sal 78,24). In tal modo mostrano di non essere neanche capaci di leggere la Torah, perchรฉ in essa โ spiega loro Gesรน โ โnon Mosรจ ha dato il pane dal cielo, ma il Padre dร il pane dal cielo, quello vero, ossia colui che discende dal cielo e dร la vita al mondoโ.
E cosรฌ Gesรน rivela di sentirsi chiamato non a dare qualcosa, ma a donare tutto se stesso! Allora chiedono a Gesรน di dare loro questo pane e di darlo per sempre. Ed egli risponde con la rivelazione inaudita: โEgรณ eimi, io sono il pane della vitaโ. Dunque il pane per la vita eterna non รจ un semplice dono da parte di Gesรน, ma รจ Gesรน stesso, che dona tutta la sua persona.
Cosa significa questo linguaggio che rischia di essere da noi compreso in modo astratto? Significa che Gesรน รจ cibo, e in questa prima parte del suo lungo discorso egli si presenta come cibo in quanto Parola, Parola del Padre, Parola fatta carne (cf. Gv 1,14), Parola discesa dal cielo, Parola inviata da Dio agli umani. La Parola di Dio รจ sempre stata letta nellโAntico Testamento come cibo, pane che dร la vita allโumanitร (cf. Is 55,1-3; Pr 9,3-6, ecc.); ma ora questa Parola, detta molte volte e in diversi modi nei tempi antichi agli esseri umani tramite Mosรจ e i profeti (cf. Eb 1,1), รจ un uomo: รจ Parola di Dio umanizzata in Gesรน di Nazaret. In questo senso Gesรน si consegna agli umani quale โpane della vitaโ, pane che porta la vita.
Questo linguaggio รจ talmente vertiginoso che non รจ possibile commentare tali parole di Gesรน: vanno solo accolte in adorazione. Gesรน, sรฌ, proprio Gesรน, un uomo, un ebreo marginale di Galilea, il figlio di Maria e di Giuseppe, proveniente da Nazaret, รจ in veritร la Parola di Dio e, in quanto tale, รจ cibo, pane per la nostra vita di credenti in lui.
Chi puรฒ dire di essere in grado di capire e sostenere queste parole? In ogni caso, forse il Signore ci chiede solo che tentiamo di accogliere queste parole; e di farlo sapendo che il suo dono, la sua grazia ci permette di renderle parole accolte da ciascuno di noi in modo personalissimo, cioรจ come soltanto il Signore puรฒ farcele conoscere e comprendere. Cosรฌ assimiliamo il cibo per la vita eterna, secondo la promessa di Gesรน: โChi viene a me non avrร piรน fame e chi crede in me non avrร piรน seteโ (Gv 6,35). Una promessa parallela a quella fatta da Gesรน alla donna di Samaria: โChi beve dellโacqua che io gli darรฒ, non avrร mai piรน sete in eternoโ (Gv 4,14).
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.