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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 13,18-23

Gesù proferisce questa sequenza che ci parla di beatitudine dopo aver risposto alla domanda dei suoi discepoli del perché si rivolgeva alle folle per mezzo di parabole.

Nella sua risposta il Signore afferma: “Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani”.

La durezza di cuore del popolo di allora è ancora presente oggi, nonostante che da due millenni la Chiesa si sforzi di farci comprendere le Verità divine. Il cuore di noi popolo di questo tempo è duro e refrattario all’annuncio di Cristo tanto quanto lo era quello del popolo d’Israele al tempo della prima venuta di Nostro Signore.

Allora la durezza dipendeva principalmente dalle catene della tradizione ebraica, oggi soprattutto dall’inganno del pensiero del nostro tempo. Inganno di vivere un tempo in cui i beni di consumo hanno reso la vita migliore, la scienza ci ha spiegato i misteri del creato, la cultura si è evoluta e ci ha resi tutti più sapienti, la tecnologia ci ha resi dominatori della vita e della morte.

È il solito inganno del demonio che si serve di tutto ciò per nutrire la superbia dell’uomo del nostro tempo e per distoglierci dalla Verità che è Cristo. I discepoli sono piccoli, semplici, assetati di acqua pura e alla ricerca di senso. Per questo sono in grado di vedere e ascoltare.

Gli occhi dei discepoli sono puri e semplici, e quindi in grado di vedere ed ascoltare la novità del Vangelo. Noi invece vediamo e ascoltiamo distrattamente (se non addirittura con un certo fastidio) la Verità che è Cristo, sempre alla ricerca illusoria di una beatitudine che provenga dal mondo, non capendo che la nostra beatitudine consiste nell’aprire il nostro cuore e volgere gli occhi e le orecchie al Signore.

Per riflettere

Il Pater noster è l’orazione più eccellente perché l’ha composta e ce l’ha insegnata Gesù Cristo medesimo; perché contiene chiaramente in poche parole tutto quello che possiamo sperare da Dio; ed è la regola e il modello di tutte le altre orazioni. (Catechismo di San Pio X)

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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