“Facciamo cambio”.
Non mi sembra vero di sentire queste parole: lasciare il mio zaino a un amico e prendere il suo. Non si tratta di un cambio alla pari. Il mio zaino è stracarico e pende da tutte le parti, il suo è leggero ed equilibrato. La proposta mi giunge inaspettata, proprio quando non ce la faccio più. Da tempo avevo iniziato a sentire come macigni le mille cose di troppo prese con me. Sotto il loro peso, barcollo e faccio rallentare tutto il gruppo.
Trovo bellissimo che un amico abbia questa delicatezza verso di me, mi faccia riposare, riprendere fiato. Questo gesto mi dice tanto di lui. Eppure sono combattuto: lo zaino che porto è mio, ha il mio sudore, è un peso che spetta a me portare. Fino a quando lo porto io, sono solo io che so quanto è sciocco aver messo dentro cose del tutto inutili. Non voglio che un altro senta sulle sue spalle il peso della mia paura di non avere abbastanza. Che cosa penserà di me?
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Mi accorgo di essere ancora preoccupato per me stesso.
Guardo al mio amico, alla semplicità e naturalezza con cui si offre di aiutarmi. Vorrei essere come lui, attento al prossimo, attento ai compagni di cammino. Voglio imparare da lui, ma con questo zaino che mi schiaccia non ce la faccio. Parlo di attenzione al prossimo, mentre tutti mi stanno aspettando, mentre mi viene da maledire il giorno in cui mi sono messo la casa sulle spalle.
Per prima cosa, devo accettare di essere aiutato.
“Facciamo cambio”.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato