SCELTI E INVIATI
All’origine, agli inizi, al fondamento di tutto, occorre ribadirlo, c’è una parola bruciante che incendia il cuore, sorgente e fonte della chiamata, perla preziosa nel cammino discepolare. Una chiamata e non un privilegio personale, non per autogratificazione, ma per coltivare una relazione per una missione, un mandato e una testimonianza, di manifestare che Dio si fa prossimo. Gesù, chiama a sé i suoi, li invita all’essenziale, quale testimonianza per l’annuncio, e gli dona il potere, di curare, di liberare, di perdonare.
Li chiamò a sé
All’inizio di ogni chiamata c’è una vicinanza, una intimità, importante, una relazione di amore e di conoscenza profonda, una esperienza, necessaria questa per parlare di Gesù. L’invio in missione da parte di Gesù non crea militanti e neppure inviati che fanno proseliti, ma forgia testimoni del Vangelo, uomini e donne capaci di far regnare il Vangelo su loro stessi a tal punto da essere presenza e narrazione di colui che li ha inviati. Quanti sono scelti, sono scelti non per essere profeti di se stessi, ma di qualcosa che li supera perché li precede e devono aver dato prova di una capacità di ascolto, di cura, di compassione.
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A due a due
Li manda a due a due, assieme, perché la missione non può essere individuale, ma deve sempre essere svolta all’insegna della condivisione, della corresponsabilità, dell’aiuto e della vigilanza reciproca. Per gli inviati essere in due significa affidarsi alla dimensione della condivisione di tutto ciò che si fa e si ha, perché si condivide tutto ciò che si è in riferimento all’unico Mandante, il Signore Gesù Cristo.
Stile
Un paio di sandali, un bastone, niente sacca da viaggio, niente denaro, indica lo stile del necessario e non del superfluo, perché nella missione occorre essere liberi. Gesù, fonte e sorgente della chiamata per il vangelo, preparando e inviando i suoi apostoli, usa la stessa chiarezza mettendo in conto l’accoglienza come il rifiuto, anche questa è povertà, che vanno vissuti con umiltà e con semplicità.
Missionari
Siamo tutti missionari con il battesimo, unti, scelti, inviati. La missione non è conquistare anime ma essere segno eloquente del regno di Dio che viene, entrando in una relazione con quelli che sono i primi destinatari del vangelo: poveri, bisognosi, scartati, ultimi, peccatori. Nello stile del missionario, come si diceva in precedenza, la missione deve tenere conto dell’insuccesso, l’importante è seminare. A quale discepolo e apostolo non è capitato di scoraggiarsi e di dire tra sè: “Quando le cose vanno male o, semplicemente, diversamente da come vorremmo, meglio lasciare?” Bisogna imparare a scuotere la polvere dai nostri piedi, per far capire all’altro quale bella occasione si è perso non accogliendoci. Senza alcun rancore e senza alcuna tristezza. E poi riprendere il viaggio, ricominciando a camminare e a sorridere.
La missione è una imitazione, una continuazione della parola e dei gesti di Gesù che sono inseparabili dal suo stile sobrio, distaccato, di basso profilo e di penuria di mezzi. Cosa proclamare nella missione? Ma prima di tutto, noi battezzati, ci sentiamo in missione permanente? Occorre mantenere e coltivare la relazione con Gesù in maniera tale da vivere la propria esperienza cristiana portando agli altri la parola del Maestro.
Signore Gesù, aiutaci a condividere il dono della benedizione e della vita che è affidato alle nostre mani, al nostro cuore, alla nostra creatività, che non viene da noi; aiutaci per osare il cammino e affrontare ogni difficoltà, accettando l’umiliazione, a non smettere di sperare dopo tanta fatica, tanti sforzi, tanta dedizione, tanta convinzione.
Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog
Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. […]