Dio non può essere così.
Dopo il duplice elogio alla donna e al capo della sinagoga, Gesù va apparentemente nel luogo più ospitale, a Nazareth, il villaggio dove Gesù è stato allevato. E’ sabato e nella sinagoga inizia ad insegnare.
Gli abitanti di Nazareth sono tutti d’accordo: questo Gesù fa delle cose fuori dal comune, le sue parole lasciano a bocca aperta, i suoi prodigi sono portentosi, nessuno mai aveva operato cose del genere. Gesù insomma non lasciava indifferente nessun ascoltatore, dove lui passava fioriva lo stupore. Ci aspetteremmo una folla osannante. E invece…
“No, Non può essere lui il Messia! Ma stiamo scherzando? Il figlio di Giuseppe il falegname? il Messia – mai e poi mai! – avrebbe scelto una famiglia così normale. Il Messia deve essere diverso, grandioso, onnipotente”. Insomma diverso da quel Gesù con il quale avevano giocato da piccolo.
Spesso sento dire: “Se noi fossimo vissuti al tempo di Gesù gli avremmo creduto!; se l’avessimo visto non avremmo dubbi di fede!”. Non è vero amici: anche i suoi paesani aspettavano il Messia… e non lo riconobbero.
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Siamo sinceri, loro (e noi”) non riescono ad accettare che un profeta sia un uomo non dotato di carismi particolari, un laico, che non ha studiato teologia, uno della porta accanto. La domanda che tutti si fanno è: “Che cos’ha più di me?”.
Gesù non si tira indietro e avanza deciso. Spiega che è difficile essere profeti a casa propria. Il profeta è straniero a casa sua perché le sue parole vengono da un mondo altro. Gesù non farò nessun miracolo qui. Nessuno è profeta in patria: questo lo sanno tutti ma immagino che Gesù s’aspettasse da quelli del suo paese, un’eccezione che confermasse la regola. Purtroppo, con il tempo, prenderà coscienza che i suoi nemici sono proprio lì, “tra i suoi parenti, in casa sua e si meravigliava della loro incredulità” (Lc 6,4-6).
Sono passati duemila anni e le cose non sembrano essere cambiate. Fatichiamo a passare dallo stupore alla fede. Riusciamo sempre ad azzerare la fantasia di Dio.
Le nostre comunità si lamentano di essere sempre in pochi, e poi se arriva qualcuno di nuovo lo controlliamo a vista. Ci infervoriamo per le Messe oceaniche o i pellegrinaggi ai santuari più in voga e poi …non riusciamo a dare una mano al nostro vicino di casa di cui spesso a stento conosciamo il nome.
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I suoi paesani, hanno le loro tradizioni, i loro schemi, un Dio già preconfezionato.
Gesù dice cose mai sentite, nuove, rivoluzionarie, “pericolose” per la loro religiosità fatta di norme e regole. Gesù riteneva senza senso tante pratiche religiose prive di vita.
Provate a pensare come si sentivano i suoi paesani che le facevano abitualmente, da anni.
“Si scandalizzavano di lui” dice Marco. C’è tutto il rifiuto, lo sdegno, per Gesù.
Amici, Gesù di Nazareth fu un uomo amato alla follia da alcuni e odiato fino alla morte da altri. Con Lui non si può essere indifferenti: o lo ami o lo odi.
Il brano richiama ai tanti profeti inascoltati. Dio continua a raccontarsi e noi continuiamo a non ascoltarlo attendendo il profeta secondo i nostri canoni.
Gesù non rispondeva ai criteri religiosi del profeta: poco istruito, semplice, un po’ dimesso.
Anche noi, come gli abitanti di Nazareth , sperperiamo i profeti, dissipiamo il carico di profezia che lo Spirito accende dentro e fuori la chiesa. Dopo duemila anni, sembra che ancora preferiamo i miracoli alla Sua Parola.
Come i religiosi di Nazareth, siamo talmente sicuri del nostro impianto religioso che non riusciamo a riconoscere i profeti che ancora oggi raccontano il volto di Dio. Il profeta non sarà mai come ce lo immaginiamo. E’ il messaggio, la profezia ciò che deve attirare la mia attenzione, non il messaggero. Spesso ci si ferma all’incoerenza della Chiesa, del prete di turno, dimenticando che sono solo strumenti.
Questa pagina è rivolta soprattutto a chi, come noi, è abituato ai profumi delle chiese. Attenti a non perdere il senso della Profezia, a non lasciarci scuotere dai tanti profeti anonimi che Dio manda sulla nostra strada.
Sono convinto che anche nella nostra Chiesa, per quanto stanca e incoerente, oggi traboccano profeti e sognatori. Quello che manca forse sono gli ascoltatori. Manchiamo noi che non sappiamo vedere l’infinito in un volto sconosciuto.
Non chiudiamoci nelle nostre categorie e apriamoci alla sorpresa perché la vita si spegne quando non attendiamo più nulla e nessuno. I suoi compaesani avevano già deciso.
Non potevano credere che Dio si potesse rendere visibile in uno che conoscevano.
Anche in una famiglia l’abitudine può spegnere il mistero e la sorpresa, e l’altro rischia di diventare solo “il figlio di Giuseppe”, dimenticando che quella persona ha in se una profezia, un pezzetto di Dio.
Santa Teresa d’Avila diceva: “Dio ci liberi da quelli che si credono santi!” e aggiungeva: “Se quel signore non fosse così santo sarebbe più facile convincerlo che si sbaglia”. Einstein diceva (e lui se ne intendeva!): “E’ più facile spezzare l’atomo che il pregiudizio”.
Dio, la realtà, le persone, sono più grandi dei nostri pensieri e delle nostre etichette.
Gesù, non dimentichiamolo, non fu ucciso dagli atei, ma dai religiosi.
Gesù aveva mandato in frantumi gli schemi che si erano costruiti le persone pie e religiose. Annunciava un Dio diverso e i “fedelissimi” della tradizione non gliela perdonarono. Annunciava un Dio amico anche delle donne, un Dio della vita, un Dio della misericordia, un Dio che rompeva con la tradizione se la tradizione era nemica dell’uomo. Per chi si sentiva fedele alla Legge, alle regole, questo era troppo.
Ma tutto questo non lo ha fermato. “Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando“.
Un finale a sorpresa. Non si arrende, non scappa, perché si può ostacolare la profezia, ma non ucciderla. La sua vitalità non si può fermare perché viene da Dio. L’amore respinto continua ad amare, perché l’amore è solo stupito, non è stanco, non nutre rancori.
Con un velo di tristezza, se ne è andato per la sua strada, aveva una missione da compiere. Non si è accettati? Pazienza si va oltre. E’ inutile intestardirsi. Meglio cambiare. A Gesù non importava molto cosa diceva la gente di lui. Non ha mai cercato il consenso, era libero.
Dio non può operare nulla se l’uomo non lo riconosce. Non si è mai preoccupato dei numeri ne tantomeno si illudeva quando vedeva folle che lo seguivano, ben consapevole che la fede è come una candela che può spegnersi in un istante.
Fu davvero un uomo autentico perché libero dal giudizio degli altri.
La bella notizia di questa domenica? Per una Nazareth che si chiude, altri villaggi gli apriranno le porte perché la patria del profeta è il mondo.
E’ appena uscito il mio nuovo libro: “Dio è felicità” (Ed. Paoline)
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK