C’è un momento nella vita di Gesù in cui anche chi con lui è stato per lungo tempo e magari lo ha visto anche crescere, è messo nella condizione di comprendere che egli non è semplicemente uno come gli altri, ma misteriosamente qualcosa di più.
Ascolta “don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 7 Luglio 2024” su Spreaker.L’intuizione di questa diversità nasce dalla sua sapienza e dai segni che egli opera. Ma c’è una cosa che molto spesso preferiamo ai fatti, e sono i nostri pregiudizi. Facciamo sempre molta fatica ad abbandonare i nostri pregiudizi per accettare invece la realtà davanti ai nostri occhi, ma senza questa lealtà nel leggere i fatti, potremmo cadere nella trappola di passare la nostra vita chiusi nelle nostre convinzione perdendoci completamente la realtà.
Gesù dimostra con i fatti che Egli è il Messia, ma i suoi compaesani si scandalizzano di lui:
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“«Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui”. Da qui l’amara considerazione di Gesù che è divenuta famosa in tutta la storia: “Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua»”.
Nessuno è profeta in patria significa che è sempre difficile essere riconosciuti nella nostra verità da coloro che ormai pensano di sapere tutto di noi. Amare non è abituarsi all’altro ma rimanere davanti all’altro con uno sguardo che sa scorgere sempre la sua novità e non la semplice conferma dei nostri pregiudizi.
Solo così l’amore rinnova sempre la vita. Solo così l’amore mostra ciò di cui Dio è davvero inaspettatamente capace.
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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