Fede è affidarsi alla Luce nella cecità spirituale – SAN TOMMASO
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 2,19-22
Edificati sopra il fondamento degli apostoli.
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù.
In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
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Il nuovo Israele, il nuovo Tempio
Paolo si rivolge ai cristiani che vengono dal paganesimo i quali prima dell’avvento di Gesù Cristo erano chiamati incirconcisi, perché privi del segno nella carne che manifestava l’obbedienza alla Legge. Essa, infatti, rappresentava una linea di demarcazione, come un muro di separazione, che escludeva i non circoncisi dalla salvezza. L’apostolo annuncia che la morte e la risurrezione di Gesù ha realizzato la pace, dono offerto agli Israeliti e ai pagani. Con il suo sacrificio sulla croce l’accesso a Dio è stato definitivamente aperto non solo per gli Israeliti ma anche per tutti gli uomini.
Gesù, profetizzando la morte e risurrezione del suo corpo, aveva parlato della distruzione e della ricostruzione del tempio. Come il santuario di Gerusalemme, anche il suo corpo sarebbe stato sottoposto ai colpi fino alla morte, ma sarebbe stato riedificato non da mano umana.
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Il Battesimo è partecipazione alla morte e sepoltura di Cristo e rappresenta la vera circoncisione grazie alla quale, afferma l’apostolo, Dio fa di ogni battezzato quella pietra con cui è edificato il tempio santo che è destinato a rimanere per sempre.
Con il Battesimo, dunque, Dio rende efficace l’effetto della Pasqua di Gesù, grazie alla quale il cristiano non è più escluso dalla misericordia del Padre, ma è pienamente inserito nell’abbraccio della sua tenerezza per essere introdotto da figlio nella grande famiglia dei salvati.
Paolo invita i cristiani a riconoscere nel processo della fede e della familiarizzazione con Dio la missione degli apostoli e dei profeti grazie ai quali è annunciato il Vangelo e si è accompagnati a conoscerlo sempre meglio per aderirvi consapevole con la vita.
Ascolta “don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del giorno – 3 Luglio 2024” su Spreaker.+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,24-29
Mio Signore e mio Dio!
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Fede è affidarsi alla Luce nella cecità spirituale
L’incontro con Gesù nell’eucaristia, quella domenicale in maniera particolare, è una forte esperienza di fede che inizia col vedere, prima forma di contatto, e che poi giunge al toccare il suo corpo non per afferrarlo, ma per riceverlo in dono.
Questo perché non rimaniamo spettatori distanti che provano momentaneamente l’emozione della gioia ma che non sono capaci di comunicarla agli altri. Sapere che il Signore ci ha amato fino a morire per noi può commuoverci come quando vediamo un film, ma non convertirci.
Tommaso, detto Dìdimo, che significa gemello, è il fratello che ci rimanda alla realtà dei fatti e ridimensiona l’euforia dell’evento. La gioia è cosa diversa dall’entusiasmo. La fede non si trasmette attraverso riti collettivi e neanche attraverso meeting di massa, ma mediante il contatto personale, corpo a corpo, cuore a cuore, vita a vita.
Tommaso da una parte è il nostro fratello gemello che stigmatizza il fatto di vivere la fede semplicemente nella sua dimensione cerebrale e rituale e rivendica il bisogno di fare esperienze concrete e dirette con Gesù che coinvolgano tutti i sensi; dall’altra ci mostra che diventare credenti significa diventare fratelli gemelli di Gesù.
Tommaso, con la sua professione di fede, è modello del cristiano che è tale non perché è membro di un gruppo di fratelli, ma perché vuole appartenere a Cristo ed essergli gemello in morte e in vita.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“