Gesù ci “ordina” oggi perentoriamente di passare all’altra riva, ci spinge cioè ad entrare con Lui nella Pasqua, attirati nel suo passaggio dalla schiavitù alla libertà. Ciò significa che il desiderio di felicità e di pace che abbiamo dentro, la speranza di non restare invischiati tra le maglie dei problemi, delle preoccupazioni mondane, delle angosce, è molto più di un desiderio e di una speranza: è un “ordine” del Signore.
Il senso profondo della nostra vita, ovvero la direzione che dà senso e pienezza a ogni istante, è quello che ci fa “passare all’altra riva”, ogni giorno. Passare all’altra riva è il modo di “seguire” il Signore. Lui, infatti, non ci offre un comodo cuscino dove posare la testa, un modo borghese di vivere, dove le scelte sono compromessi in linea con ciò che ci propone il mondo. Lui ci offre molto di più, ci offre la pienezza di vita già su questa terra.
Spesso, infatti, neanche i rapporti chiamati ad essere i più santi, come quelli familiari, possono offrire un “luogo dove reclinare il capo”. Anzi, vissuti nel limite della nostra umanità, possono essere un ostacolo per seguire la nostra vocazione. E non c’è nulla da fare: più si tenta di “seppellire i morti”, ovvero più si cerca di riordinare e spazzare via i motivi delle contese e dei problemi, e più questi si moltiplicano. Per questo può “seguire ovunque” il Signore solo chi ha crocifisso la sua carne e i suoi desideri, perché vive del Suo amore e questo gli basta e lo sazia.
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Gesù non sta dicendo di non curare i propri cari o di non accompagnarli sino alla morte, anzi. Ci dice invece di amare ogni persona, anche le più care, di un amore celeste. E questo, a volte, ci conduce a superare le consuetudini umane e religiose. Per amore a Cristo e al Vangelo—e quindi per un amore vero all’altro—siamo chiamati anche ad affondare la lama del coltello nel cuore, se questo è necessario a passare all’altra riva, se questo serve a non barattare la nostra salvezza e quella dell’altro con un po’ d’affetto e consolazioni umane. Seguire Gesù, infatti, è molto di più che seppellire i morti; anzi, è l’esatto contrario: è camminare nella morte per giungere alla vita.
Per riflettere
Chi crede si affida completamente a Dio e per questo non teme di perdere nulla, avendo Lui come ricchezza. (Benedetto XVI)
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi