«E andò con lui»…
Come sei buono, mio Dio, alla prima notizia della malattia di questa figlia, alla prima domanda che ti fanno di guarirla, lasciando tutto, Tu segui chi ti chiama! Come sei buono!
Lasciamo tutto, interrompiamo tutte le nostre occupazioni non appena si presenta un’opera di carità. Gesù faceva così per gli uomini: imitiamolo!… E facciamolo tanto più quanto più non solamente lo imitiamo facendo così, ma anche perché è verso di Lui che pratichiamo la carità, è verso una delle Sue membra, di conseguenza verso il Suo Corpo, verso Lui stesso che siamo caritatevoli, è per Lui stesso che lasciamo tutto… Due motivi, infinitamente potenti, per farci lasciare tutto non appena la carità chiama! È Gesù stesso che chiama ed è il Suo esempio che ci incita… Lasciamo tutto anche quando arriva l’ora della preghiera, della meditazione, della fine del lavoro manuale; anche qui è Gesù che chiama: chiede non i servizi materiali per il Suo corpo, ma gli omaggi e le tenerezze, le parole d’amore, le carezze alle quali ha diritto come nostro Dio e nostro Sposo… Con quale zelo dobbiamo donarGliele! Come dobbiamo lasciare tutto per offrirGliele![1]
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«Figlia mia, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace e sii guarita»…
Mio Dio, come sei buono! Come sei buono verso questa donna, guarendola! Come sei buono verso tutti gli uomini che verranno dopo, donando loro questo esempio di carità e questa prova della Tua bontà e della fiducia che devono avere verso di Te!… Come sei buono verso i presenti provando loro la divinità della Tua missione attraverso questo miracolo! Come sei buono verso tutti gli uomini che verranno donando loro questa prova miracolosa della Tua missione divina!… Come sei buono verso questa donna, i presenti e tutte le generazioni a venire, donando loro questa lezione di fede e di umile e muta preghiera!
Siamo caritatevoli come Gesù, per le anime e per i corpi… Attraverso questa guarigione Gesù fa del bene a un corpo e un bene ancor più grande a una folla innumerevole di anime: facciamo allo stesso modo tutto il bene possibile, seguendo i mezzi che Dio ci dona e nell’obbedienza al nostro padre spirituale; questa obbedienza e le nostre possibilità siano i nostri unici limiti… Facciamo del bene ai corpi e alle anime, a entrambi sempre, quando possibile, ma soprattutto, soprattutto alle anime immortali: a entrambi, ma facendo sempre passare le anime infinitamente prima dei corpi, come Gesù che faceva qui del bene a un solo corpo e a una folla incalcolabile di anime… Abbiamo fede nella potenza di Dio, di Gesù Dio, Dio in noi, Dio in ogni uomo, Dio ovunque («In Lui ci muoviamo ed esistiamo»[2]), Dio che ci vede dal cielo, Dio che ci vede dal tabernacolo, e abbiamo fede nella Sua bontà, nel Suo Cuore trafitto, sfinito, morto per noi, per ciascuno di noi… PreghiamoLo in ogni nostra necessità, e in ogni necessità di coloro di cui Egli ci ha particolarmente incaricato, parenti, amici, vicini, tutti quelli che Egli ha messo vicino a noi nel pellegrinaggio della vita, [preghiamolo] nei bisogni di tutti gli uomini che sono tutti nostri fratelli, che dobbiamo amare tutti con una tenerezza tanto maggiore quanto amiamo più teneramente il Padre loro, Dio, e Gesù di cui essi formano il corpo, Gesù di cui sono le membra, Gesù che si ama amando le Sue membra, Gesù stesso che amiamo, amando le Sue membra, Gesù che ha donato il Suo sangue per ciascuna di esse… Preghiamo con fede, fede nella bontà e nella potenza di Dio, fede nella Sua promessa ripetuta cento volte di esaudirci ogni volta che Lo avremmo pregato con fede; preghiamoLo con la fede che ci esaudirà; che ci esaudirà o accordandoci ciò che Gli chiediamo, o accordandoci qualche cosa di migliore (poiché nella Sua ineffabile bontà si è riservato questo diritto misericordioso promettendoci di esaudirci)…
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PreghiamoLo senza troppe parole, ma con molta fede, umiltà, amore, fiducia filiale: possiamo pregarlo senza alcuna parola, come ci mostra qui lodando la preghiera muta di questa donna; uno sguardo, un desiderio, un’elevazione umile e tenera verso di Lui bastano: «Non pregate con molte parole come i pagani»[3] ha detto… «Non hanno vino»[4]… «Colui che ami, è malato»[5]… E qui, un semplice tocco… Ecco le preghiere che piacciono a Colui «che conosce tutto ciò di cui abbiamo bisogno ancor prima che lo chiediamo»[6]. Il nostro bisogno chiede da sé a Colui che tutto vede; accompagniamo questa domanda naturale con uno sguardo silenzioso verso Dio, con uno slancio muto di fiducia, di abbandono, d’amore, con un grido: «Sia fatta la tua volontà»[7], e siamo sicuri che saremo esauditi e che riceveremo per noi, per gli altri, per tutti gli uomini ciò che è più desiderabile, le grazie migliori dal Padre di Misericordia…
Oh! Sì, mio Dio, si compia la Tua volontà in me, in tutti gli uomini… Non chiedo niente di più, ma questo lo chiedo con tutta la mia anima, in Te, con Te e per Te. Amen, amen, amen.[8]
Mio Dio, come sei buono! A questa giovane figlia Tu ridoni la vita, e nello stesso tempo, i mezzi, le grazie per acquisire nell’eternità un aumento di felicità… A questi genitori Tu ridoni la loro figlia… Ai tuoi apostoli, a questa famiglia, a tutti quelli che hanno saputo a quel tempo del miracolo e a tutti quelli che da allora hanno conosciuto i tuoi Vangeli, Tu hai donato o aumentato la fede nella Tua missione divina, dato una lezione di carità, dato un insegnamento sul dovere di credere, per mezzo di questa parola: «Credi solamente», mostrato fino a dove occorre spingersi con la bontà, la tenerezza, la delicatezza della bontà, non accontentandoTi di risuscitare questa bambina, ma dicendo poi: «Datele ora da mangiare», non disdegnando, subito dopo aver fatto questo grande miracolo, di entrare in questo piccolo dettaglio familiare, in questa piccola cura materna… A tutti quelli che hanno conosciuto questo miracolo, Tu ispiri fiducia, speranza, coraggio, facendo loro vedere l’infinita bontà del Tuo Cuore… Con tutti questi benefici e soprattutto con questa visione della Tua infinita bontà, Tu conduci gli uomini ad amarTi, o Dolcissimo Gesù, e ad amare la Beata Trinità di cui Tu sei la seconda Persona…
Crediamo… Crediamo che Gesù può tutto e che ci accorderà tutto ciò che Gli chiediamo con fede: ce lo accorderà, perché è infinitamente buono e Onnipotente; ce lo accorderà tanto più per il fatto che ce l’ha formalmente promesso; ce lo accorderà, sia chiedendoci la cosa chiesta, sia donandocene una migliore; se ci fa attendere, se riceviamo tardi o mai, siamo sicuri che l’attesa è la cosa migliore per noi, che ricevere tardi o mai è meglio per noi che ricevere subito… Siamo caritatevoli sia per le anime sia per i corpi, tanto quanto Dio ce ne dona i mezzi, e nella misura in cui i Suoi rappresentanti ce lo permettono e Dio lo vuole da noi; facciamo del bene alle anime, lavoriamo alla loro salvezza, al loro cammino di perfezione; consoliamo i cuori; curiamo i corpi: le tre cose sono necessarie; Gesù ci dà l’esempio di tutte e tre; dobbiamo le tre cose a Gesù, al corpo di Gesù, alle membra di Gesù e, di conseguenza, a tutti gli uomini, tutte membra di Gesù, tutti parte di Gesù: «Tutto ciò che fate a uno di questi piccoli, lo fate a me»[9]… Dobbiamo fare a tutti gli uomini, ai corpi, ai cuori, alle anime, tutto il bene che il padre più tenero vuole che i suoi figli si facciano tra di loro…
E siamo infinitamente delicati nella nostra carità; non limitiamoci ai grandi servizi, abbiamo questa tenera delicatezza che entra nei dettagli e sa con dei niente mettere tanto balsamo nei cuori ‒ «Datele da mangiare», dice Gesù ‒ entriamo nello stesso modo con quelli che sono vicino a noi nei piccoli dettagli di salute, di consolazione, delle preghiere, dei bisogni, consoliamo, diamo sollievo con le più minuziose attenzioni; abbiamo, per quelli che Dio mette vicino a noi, queste tenere, delicate, piccole attenzioni che avrebbero tra loro dei fratelli molto teneri, e delle madri molto tenere con i loro figli, al fine di consolare per quanto è possibile tutti quelli che ci circondano e di essere per loro un oggetto di consolazione e un balsamo come lo fu sempre Nostro Signore per tutti quelli che lo avvicinarono, sia per la Santa Vergine e San Giuseppe, sia per gli apostoli, Santa Maddalena e tutti gli altri… A che punto Egli fu consolazione, dolcezza per quelli che lo avvicinarono; dobbiamo, per quanto ci è possibile, cercare di assomigliarGli in questo come in tutto, e attraversare questo mondo santificando, consolando, curando nella misura più grande che ci è possibile[10].
[1] M/195, su Mc 5,21-24, in C. de Foucauld, Fammi cominciare una nuova vita. Meditazioni sui Vangeli secondo Matteo e Marco, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 176.
[2] Cfr At 17,28.
[3] Cfr. Mt 6,7.
[4] Gv 2,3.
[5] Gv 11,3.
[6] Cfr. Mt 6,8.
[7] Mt 6,10.
[8] M/196, su Mc 5,25-34, in C. de Foucauld, Fammi cominciare una nuova vita. Meditazioni sui Vangeli secondo Matteo e Marco, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 177-179.
[9] Cfr. Mt 25,40.
[10] M/197, su Mc 5,35-43, in C. de Foucauld, Fammi cominciare una nuova vita. Meditazioni sui Vangeli secondo Matteo e Marco, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 179-181.
Nota su Charles de Foucauld
La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.
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