Marco nel suo vangelo presenta alcuni gesti di Gesù e pone in risalto che sono azioni che liberano dall’oppressione e dall’esclusione. Morte e malattia sono le esperienza del male che opprime la vita umana.
Nel brano di oggi sono presentati due incontri con protagoniste due donne: la figlia di Giairo di dodici anni e la donna che soffriva da dodici anni di emorragie. Al centro sta la fede di chi si rivolge a Gesù con la speranza che il male sia vinto.
Giairo si getta ai piedi di Gesù e ‘lo pregava con insistenza’. La sua richiesta è per la salvezza e la vita “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. E Gesù lo invita ‘Non temere continua solo ad aver fede’. Gesù recandosi nella casa di Giairo comunica alla bambina la sua forza di vita: ‘Talità kum, Io ti dico alzati’: la prende per mano e la rialza. In questo gesto c’è un annuncio della risurrezione. Risorgere è infatti ‘alzarsi’. Tutti i parenti sono presi da stupore e proprio lo stupore è proprio dei testimoni della risurrezione. Marco intende comunicare che la forza della risurrezione è vittoria sul potere della morte ed è comunicata da Gesù a coloro che vivono nel loro cuore l’apertura al bene e la fiducia. Ciò avviene nell’incontro e nella visita di Gesù alla casa.
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Così nel secondo episodio una donna malata e timorosa “venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello”. Il suo desiderio è entrare in contatto con Gesù e il gesto di toccare il mantello è segno della sua attesa e del suo affidamento. Gesù si accorge, le si accosta e le dice ‘Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male’. Anche qui Marco pone in luce la fiducia di una donna che si è accostata a Gesù, portando a lui la sua sofferenza e il suo desiderio di liberazione. Gesù è presentato così come più forte della malattia che esclude ed emargina. Riconosce che la fede di quella donna è fonte di salvezza e le dice: “la tua fede ti ha salvata”. Mentre la folla attorno lo premeva da ogni lato Gesù si accorge di quel tocco di una donna piegata dalla sua malattia e risponde alla sete d’incontro. Marco ci dice che la fede non è l’esaltazione della folla, ma è incontro personale. E’ movimento del cuore di chi consegna a Gesù la sua vita e cerca un contatto profondo, personale. In questa apertura, in questo movimento di lasciar spazio all’altro, di attesa di vita e di bene si rende presente la salvezza.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
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