Zaccaria, reso muto dall’angelo per la sua incredulità, scrive su una tavoletta: “Giovanni è il suo nome”. E riacquista la capacità di parlare nel momento in cui accetta che il nome del figlio non sia il suo, riconoscendo così che è qualcosa di altro da sé.
Questo è il segno di un cambiamento, che cambierà la direzione della storia. Se la redenzione deve arrivare a me, deve cambiare la verità delle cose. Io non posso andare secondo il sistema di pensiero di prima: dovrà cambiare. C’è questo gioco dei due nomi.
Zaccaria vuol dire “Dio ricorda”, fa presente il passato; Giovanni vuol dire “Dio fa grazia ora”, Dio in questo momento è benevolo. Quindi andiamo dal passato al presente: Dio sta facendo una cosa nuova. Non dobbiamo più ricordare le cose passate.
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“Ecco—dirà la seconda Lettera ai Corinzi—ne sono nate di nuove”: chi è nato in Cristo è una creatura nuova. Noi non entriamo nella logica della redenzione finché non apriamo veramente il cuore a quello che Dio sta facendo adesso con noi. Il momento in cui Dio sta operando è adesso. Noi cristiani viviamo nel presente.
Il Signore Gesù dirà: “Non angustiatevi per il domani, come mangeremo, come berremo, come vestiremo… di queste cose si preoccupano i pagani”. La memoria è una cosa molto importante, è una cosa che deve anche essere curata e sanata.
Ma tutto questo è finalizzato al fatto che uno apra il cuore all’opera di Dio adesso, ora. Con Giovanni Battista incomincia l’opera di Dio. Ecco, noi sappiamo che Dio fa grazia ora: apriamoci alla grazia di Dio che è nel presente. (don Fabio Rosini)
Per riflettere
Quante volte anche nella nostra vita di fede ci scordiamo di coltivare una speranza in Dio e nella sua forza rinnovatrice? Il nostro Dio è il Dio che crea novità, è il Dio delle sorprese. Proviamo con curiosità a lasciargli lo spazio di agire nelle nostre vite di tutti i giorni.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi