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p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 23 Giugno 2024

Domenica 23 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 4, 35-41

“Perché avete paura? Non avete ancora fede?”

Marco nel suo vangelo apre un interrogativo sulla persona di Gesù. «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?» Nei primi capitoli del vangelo questa domanda  ritorna. A Cafarnao quando, dopo una guarigione nella sinagoga, la gente dice: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità.

Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono” (Mc 1,27). Poi quando Gesù è presentato con potere anche sulle forze del vento e del mare (Mc 4). Il mare racchiude il simbolo delle oscure forze del male non dominabili. Gesù è presentato come ‘il più forte’, della tempesta e delle onde.

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Nel racconto l’agire di Gesù riflette l’agire di Dio stesso come il salmo 107 lo canta: “Egli parlò e fece levare un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti; nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare” (Sal 107,25.28-29)

Nel contempo Marco intende lasciare aperta la domanda. Chi è costui? Gesù vive anche la debolezza e la fatica che lo opprime. Proprio mentre la barca viene investita dalla tempesta sta dormendo un sonno profondo al punto che i discepoli lo devono risvegliare. Gesù sfinito, preso dal sonno è il medesimo che ordina al mare di tacere.

Da qui l’interrogativo: “Chi è dunque costui?” Nel suo racconto invita a lasciare aperta una domanda. La risposta può essere trovata solo nel condividere con Gesù la sua strada. Ma Marco suggerisce che questo percorso è un passaggio: ‘Passiamo all’altra riva’ è infatti invito di Gesù che intende sfuggire ogni tentativo di ingabbiarlo dentro appartenenze e definizioni.

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L’incontro con lui si attua in passaggi sempre nuovi da compiere, verso altre rive, affrontando la fatica di una sua assenza: “Non t’importa che siamo perduti?”. La parola rivolta ai discepoli è invito a superare la paura e ad intraprendere il cammino dell’affidamento, anche nella tempesta, anche mentre tutto appare perduto.

Il racconto racchiude un rinvio alla morte e risurrezione di Gesù, al suo essere presente nella comunità che vive la fatica di navigare, di stare nella barca nell’attraversamento del mare. Sulla barca Gesù non lascia soli i suoi ma la sua parola apre una domanda e invita a non lasciarsi prendere dalla paura per vivere nell’affidamento nell’incontro con Lui lasciandosi interrogare e aprire nuove strade.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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