Si può vivere senza Dio e spiegare il mondo senza di Lui? L’uomo vive in una condizione adulta, etsi Deus non daretur (D. B.). Nell’epoca della secolarizzazione, la fede non è più necessaria. Come regge il credere in un ordine superiore, che noi cristiani chiamiamo Dio, in un mondo non più religioso, come ebbe a intuire Dietrich Bonhoeffer? È chiaro che dobbiamo fare i conti con il disincanto del nostro tempo, cioè di avere “un entusiasmo critico della fede”, in cui unire adesione d’entusiasmo e razionalità fiduciosa, affermava Origene.
La barca in difficoltà
In questo tempo, la barca della chiesa, fluttua in mari agitati, dove il vento dell’indifferenza soffia con violenza, del disinteresse del religioso, di un veloce cambiamento che coinvolge ogni sfera della società e dell’umano, dalle scoperte cosmologiche ai progressi tecnologici, dalle guerre mondiali alle migrazioni. Siamo sulla barca, il Maestro dorme, ed essa è minacciata da avversità e pericoli. Il mare è in tempesta, nonostante tutto dovremmo stare tranquilli, abbiamo Gesù con noi, ma sembra che egli sia così stanco da non importarsi di quello che sta accadendo. Siamo anche noi in quella barca, urla di terrore, si teme il peggio, la paura prende il sopravvento.
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Non ti importa di noi?
Perché Dio non interviene? Rimproveriamo Dio, quasi fosse un talismano, ancora siamo immersi in una fede magica, fatalistica, usiamo Dio quando ci conviene. Dio dorme! In uno dei suoi sermoni Agostino: “Il Signore Gesù era certamente padrone del sonno non meno che della morte e, quando si trovava nella barca sul lago, l’Onnipotente non ha certo ceduto al sonno senza volerlo. Se pensate una cosa del genere, vuol dire che il Cristo dorme dentro di voi. Se, al contrario, il Cristo è sveglio dentro di voi, anche la vostra fede è sveglia. In realtà forse siamo noi che siamo addormentati, mentre il Cristo Signore semplicemente e beatamente riposa sul cuscino della sua serena fiducia che è già il porto sospirato”. E se la nostra fede fosse addormentata? E se la nostra fede fosse tiepida? E se la paura prevalesse fino al punto di proiettare un Dio a nostra immagine e somiglianza? “Ancora una volta pretendiamo un Dio fatto a mia immagine, che ragioni con la mia testa, che abbia le mie stesse soluzioni ai problemi e fatico, come remare controcorrente, a comprendere che Lui è immensamente più di me” (L. V.).
Perché avete paura?
Sopraggiunge il rimprovero di Gesù, dopo la sequela, dopo la parabola del granello di senape, la traversata si fa faticosa. Non avete ancora fede? Ogni tanto dovremmo recuperare dalla memoria il ricordo di quei passaggi esistenziali sofferti, nei quali abbiamo pensato che forse la strada la dovevamo cercare o tracciare noi, anziché affidarci al Signore. Mi fa pensare all’esperienza del pastore e teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer, resistenza e affidamento. Dio irrompe a spezzare gli equilibri raggiunti quando meno ce l’aspettiamo, anche se – come detto in precedenza -, il primo meccanismo di difesa che mettiamo in atto, non appena veniamo travolti dalla paura, è quello di proiettare su Dio il senso di colpa che avvertiamo dentro di noi.
Un nuovo inizio
L’esperienza del mare in tempesta, delle difficoltà sulla barca, fanno pensare ad una conversione necessaria, invece di pensare al vento, siamo chiamati a riorientare la nostra relazione con Cristo che passa da notti di tempesta, nelle quali si purifica e si approfondisce la nostra relazione con Lui. Le tempeste che il Signore ci lascia attraversare non hanno mai una ragione immediatamente comprensibile, eppure ci insegnano ad abbandonarci a colui che mai può abbandonarci, resistenza e affidamento: “Dio salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza, non protegge dalla morte, ma nella morte, non libera dalla croce, ma nella croce” (D.B.).
Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog
Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. […]