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don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 9 Giugno 2024

Domenica 9 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 3, 20-35

Satanasso

Gli parlarono alle spalle, per l’ennesima volta. E questo, per una questione di posizione, già dimostrava quanto Lui fosse più avanti rispetto a loro: parlare alle spalle dimostra già in sé che si è almeno un passo indietro rispetto a colui del quale si parla. Almeno un passo, se non di più.

Lui, il Cristoddìo dei Vangeli, applicò alla lettera quello che già Platone sosteneva: «Se la gente parla male di te, vivi in modo tale che nessuno possa credergli».

Fece di più, visto ch’era ben più di un filosofo: cercò di farli ragionare con le buone, mostrando l’insulsaggine del loro ragionamento. Siccome gli scribi, popolo di grandi accusatori di Cristo, vanno spargendo in giro la voce che Gesù ha il potere di scacciare i demoni per il fatto che questo potere gliel’ha dato Satana in persona, prova a farli riflettere: «Come può Satana scacciare Satana? (…) Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, è finito».

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Con nonchalance e garbo, cioè, prova a spiegar loro ch’è insulso il ragionamento che stanno facendo: “Satana, signori miei – è il ragionamento che ha fatto Cristo – è troppo intelligente per suicidarsi da solo. Il vostro pettegolezzo, se proprio volete che attecchisca, dev’esser almeno logico. O, quanto meno, meno cretino di questo che avete messo in giro”.

E’ sempre la solita storia: ridere non deridere, condividere non dividere, parlare non sparlare. A volte basta una sillaba per far la differenza tra eleganza e volgarità. O, quanto meno, per evitare di fare figure da grulli come quella degli scribi stavolta.

Satana, invece, è fottuto perchè stavolta ha incontrato uno ch’è più forte di lui. E contro Costui il vecchio e obsoleto trucco della delegittimazione dell’altro, lo stravolgimento della realtà, la diffamazione, la menzogna nulla potranno fare. Anche perchè Costui, il Nazareno, ha cose ben più importanti da seguire che la eco di quattro cinciallegre in calore.

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«Vedere nella calunnia parole, nient’altro che parole, è l’unico modo per sopportarla senza soffrire – scrisse Emile Cioran -. Disarticoliamo qualsiasi frase detta contro di noi, isoliamo ogni vocabolo, trattiamolo con lo sdegno che merita un aggettivo, un sostantivo, un avverbio. Oppure, liquidiamo seduta stante il calunniatore».

E, così facendo, silenzia la cinciallegra: quando un pettegolezzo incontra l’orecchio di un saggio, il saggio cambierà opinione sull’autore del pettegolezzo e non sul destinatario. Anche il contrario: chi sa adulare saprà anche condannare. Poi, prima di chiudere la diatriba, accelera: «In verità vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».

L’unico peccato imperdonabile, insomma, non sarà la bestemmia di chi abbina a Dio l’intera flora e fauna (verrà perdonato questo!) ma dubitare della potenza del perdono di Dio: “Ho compiuto un peccato coì grande, ma così grande, che supera la capacità del perdono di Dio di perdonarmelo!” E’ l’arroganza di chi nega la potenza dello Spirito Santo. Dell’amore di Dio. Irridendolo alla grande.

E’ appena all’inizio della sua predicazione Cristo, ma già fioccano motivi di contrasto. Dalla famiglia stessa che, in parole povere, sentendolo parlare dice ch’è “fuori come un balcone”: non dev’essere facile, manco per i famigliari di un pezzo da novanta come Cristo, rimettere in discussione le certezze, ammettere di dovere ripensare se stessi, accettare la fatica di dover conoscere quell’uomo che si pensava di conoscere a menadito solo perchè cresciuto in casa propria.

A chi, sottovoce, chiedesse lumi circa questo atteggiamento del suo clan, Cristo risponderebbe citando la storia: “Coi profeti cos’han fatto? Tutto normale: testa bassa e pedalare”. Nessun ricatto affettivo riuscirà a rallentare l’andatura del Cristo. Che, già da tempo, ha già pronta la sua risposta nel caso si alzasse ancora di più la tensione già alta: “Chi mi ama mi segua, chi mi odia m’insegua”.

Per gentile concessione di don Marco Pozza – Fonte

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