Nel dipintoย Il Seminatoreย (1888), Van Gogh scambia i colori: il cielo รจ dorato come la messe matura e la terra che accoglie i semi ha il blu del cielo. Ogni volta che un contadino semina, il cielo viene sulla terra. E il seminatore volge le spalle al tramonto per dirigersi verso unโalba nuova. Nel disorientamento che proviamo mentre ci chiediamo dove siamo e quale direzione prendere, nella terra troviamo la speranza per il domani. Questo senso di fiducia nel futuro si amplifica, da un lato, nella gratitudine per il Creato ma, dallโaltro, viene adombrato dalla preoccupazione crescente per uno sfruttamento che mette a rischio lโagricoltura e la vita delle persone.
Quando, durante lโUltima Cena, Cristo ยซprese del pane e dopo aver reso grazie, lo spezzรฒโฆยป (Lc 22, 19), di che cosa ringrazia? Certo, benedice la mensa e il pane che diverrร memoriale della sua Pasqua, della fraternitร e della gioia del prendere cibo insieme, ma ringrazia anche di tutti i benefici della creazione: del grano e dei grappoli della vite, della fatica intelligente che li trasforma in cibo e bevanda. La creazione รจ il dono. Dobbiamo ringraziare per quanto abbiamo ereditato e comprendere quanto questo sia prezioso, soprattutto di fronte agli effetti drammatici della crisi ecologica. La gratitudine, infatti, deve trasformarsi in impegno, in progettualitร , in azioni concrete se vogliamo evitare che i paesaggi diventino un lontano ricordo di quello che sono stati e i territori dei frammenti, residuo dello scarto e dellโabbandono.
Solo salvaguardando il terreno e, insieme, le attivitร agricole e gli agricoltori, puรฒ essere perseguito un uso dinamico ma sostenibile che limiti il consumo e lo spreco di territorio e, allo stesso tempo, tuteli le produzioni alimentari e la biodiversitร . Il rinnovamento degli stili di vita รจ una via possibile e percorribile per supportare le politiche ambientali e ri-orientare lโeconomia nel segno della sostenibilitร e della giustizia. Lโagricoltura deve mantenere le sue basi ecologiche, che non ha mai dimenticato, ma che rischia di smarrire se insegue il paradigma tecnocratico, che porta alla ricerca di un modello di produzione volto solo alla massimizzazione del profitto. E, di conseguenza, allโabbandono dei campi, alla dismissione di alcune coltivazioni e, in molti casi, della stessa attivitร agricola a cui, a causa delle difficoltร strutturali dellโagricoltura nazionale, viene preferita la rendita derivante dal consumo del suolo o dal ritorno del bosco non curato.
Nella cultura agricola, invece, la terra รจ sempre stata considerata preziosa, tanto che veniva utilizzata con cura, senza mai essere impoverita pregiudicandone lโuso futuro. I suoi frutti sono sempre stati destinati a tutti, favorendo la giustizia sociale, con un regime inclusivo delle pratiche agronomiche autoproduttive e forme di scambio improntate a criteri di reciprocitร e solidarietร . Questo patrimonio di attenzioni e di tradizione non puรฒ essere dissipato, in quanto rappresenta uno stimolo per guardare al futuro e affrontare in modo costruttivo le sfide odierne, dando soluzione a quelle problematiche che, in varie occasioni, sono state portate alla luce da quanti sono impegnati nel mondo agricolo, che chiedono un confronto e un dialogo a piรน voci sul rapporto tra uso della terra, agricoltura, sostenibilitร e tutela del lavoro delle nuove generazioni. Anche la progettualitร sostenibile, come lโistallazione di impianti fotovoltaici, deve vigilare affinchรฉ ci sia sempre compatibilitร con la produzione agricola. Sono questioni centrali per il futuro della nostra Europa.
ร tempo di fermare il consumo del suolo, in particolare quello agricolo, che va destinato alla produzione di cibo. Le innovazioni, culturali e sociali, possono aiutarci a ricostruire legami con unโidentitร rurale che puรฒ favorire una maggiore consapevolezza dellโimportanza dellโecologia integrale. Solo cosรฌ sarร possibile dimorare sulla terra, trovando lโequilibrio tra uomo e natura e rilanciando la centralitร dellโessere custodi del Creato e dei fratelli.
ร tempo di coinvolgere le nuove generazioni nella cura della terra indirizzando a un diverso modello economico, riducendo sprechi e consumi, riscoprendo le potenzialitร delle comunitร locali e salvaguardando le conoscenze tradizionali, riconoscendo il giusto compenso ai produttori e raddrizzando le distorsioni dei sussidi.
Il nostro Paese รจ un laboratorio ideale, per diversitร di ambienti e condizioni socioeconomiche, per sperimentare vie nuove nelle tante forme di agricoltura. Vanno sostenuti i molti giovani โ anche immigrati โ che hanno deciso di intraprendere questa strada tornando alla terra, pure nelle situazioni piรน difficili della collina interna e della montagna. Facciamo appello ai giovani agricoltori e ai centri di formazione che li preparano a un lavoro qualificato, perchรฉ si sentano protagonisti con la loro attivitร , di questo momento cruciale della storia, nel quale il loro contributo รจ fondamentale. Troppo spesso gli imprenditori agricoli non sono stati percepiti come una risorsa indispensabile per la produzione di cibo sano, disponibile per tutti e di qualitร .
Mentre non possiamo non riconoscere gli elementi di veritร esistenti nelle denunce di insostenibilitร ambientale e sociale di tanta agricoltura industriale (non per nulla definita agrobusiness), auspichiamo che si promuovano politiche nazionali ed europee che ripropongano corrette riforme agrarie, adeguato riconoscimento economico del lavoro agricolo e del valore dei prodotti agricoli, riduzione degli sprechi dal campo alla tavola, valorizzazione dellโagricoltura familiare. La polarizzazione tra agricoltura convenzionale e biologica o altro non serve: occorre fare rete e integrare, per combattere la dispersione delle comunitร , soprattutto di quelle interne del nostro Paese, e dellโambiente da cui proviene sostentamento e salute per tutti.
Roma, 2 giugno 2024
Solennitร del SS. Corpo e Sangue del Signore
La Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il lavoro,ย la giustizia e la pace
Fonte | Immagine: https://depositphotos.com/it