Gesù arriva per dare compimento alla legge di Mosè e non per annullarla; in questo senso, in alcune occasioni, i suoi gesti e le sue parole sottolineano i limiti di una norma che presa di per sé non può esaurire tutto quel che c’è da dire a proposito dell’uomo e delle relazioni umane o, come in questo caso, della relazione con Dio.
Se infatti la religione si limitasse ad essere procedimento, applicazione di alcune regole e null’altro, si rischierebbe di incappare nell’aridità della sola giurisprudenza. La vita, invece, è molto più cangiante e vivida di quel che può prescrivere o tenere in considerazione una legge.
Allo stesso modo, gli esseri umani hanno sfumature più profonde e le loro azioni non possono essere incasellate unicamente in quanto dettato da alcune norme. Esse sono certamente necessarie per regolare la vita dell’uomo, ma non di per sé esaurienti.
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In questo senso, Gesù, diversamente da quanto prescritto, ammette che ci siano dei legami che vadano oltre a ciò che l’uomo ha stabilito. Da questo punto di vista, un patto stretto di fronte a Dio è un patto che non ha più a che vedere con i due soli contraenti, ma anche con il Signore.
Il brano ci porta di conseguenza a soffermarci con attenzione attorno a quel che offriamo, alle promesse che di fronte a Lui stringiamo o che a Lui presentiamo, e la maniera che abbiamo di offrirgli il massimo di quel che possiamo in relazione ad esse.
Per riflettere
Di quali promesse mi faccio artefice di fronte al Signore? Egli ci accoglie in tutte le nostre fatiche, nella nostra umanità, è con noi nella felicità e nelle stanchezze. Il Signore ci accompagna nelle vicissitudini della vita.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi