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don Antonello Iapicca – Vangelo del giorno – 10 Maggio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 16, 20-23

La gioia autentica, primizia di quella celeste, riverbera luminosa in quella di una madre che ha appena partorito. Il bimbo che può vedere e abbracciare è carne e sangue, è vita che testimonia la fecondità di ogni sofferenza vissuta per amore. Perchè è autentica solo una gioia che abbraccia anche la sofferenza, senza toglierla come accade a una madre che ha partorito. La gioia di Cristo risorto che ha visto di nuovo gli apostoli, partoriti a una vita nuova in virtù della sua vittoria sulla morte. La gioia degli apostoli nel rivedere Cristo risorto, nel cui amore più forte del peccato si gettano ad annunciarlo al mondo. La nostra gioia nello Spirito Santo, la vita di Cristo in noi che possiamo offrire con tutto noi stessi, in un parto doloroso ma fecondo d’amore e salvezza per tutti.

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Con il suo scomparire nella morte e il suo riapparire vittorioso, Gesù pone le fondamenta per quella che sarebbe stata la vita della Chiesa nascente, e, in essa, di ogni discepolo.

Quell’esperienza è essa stessa annuncio e profezia della storia che in quel giorno stava iniziando. Il primo giorno, il giorno della gioia senza fine, ha inaugurato una storia nuova, perché le porte del Cielo si erano ormai dischiuse: era sorto il giorno che non muore, origine e meta della vita.

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L’esperienza di vedere il Signore risorto aveva infuso nei discepoli la gioia rivelando il destino cui, insieme ad ogni altro uomo, erano chiamati. Da quella gioia scaturisce immediatamente la missione.

L’impronta nella storia dell’evento di Pasqua è l’impronta lasciata dai piedi degli apostoli; essi, come san Paolo, hanno ritenuto tutto spazzatura e danno di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo: assetati della pienezza di questa conoscenza sconvolgente, hanno percorso le strade del mondo correndo verso la meta che li avrebbe dissetati. Perché “la gioia è il gigantesco segreto del cristiano” (Chesterton).

L’annuncio del vangelo è l’impronta di Cristo risorto nella storia offerta agli uomini perché, nel seguirla, possano incontrare la gioia preparata per loro, la misericordia e l’amore rivelati in Cristo Gesù. Siamo tutti la gioia di Cristo, frutti del suo dolore crocifisso come di una donna in parto.

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Lui ci ha “visto di nuovo” dopo essere stato ucciso dai nostri peccati. Per questo siamo la sua gioia, il frutto benedetto del suo amore più forte dei nostri delitti.

E la sua gioia è la nostra gioia, perché siamo suoi per sempre, perché nessuno può più strapparci dalla sua mano. Ogni apostolo, ogni figlio della Chiesa ha questa esperienza dentro, ognuno di noi è nato dal parto sulla Croce di Cristo che è la nostra. In quel momento di gioia purissima che ha segnato il confine tra la morte e la vita, il dolore e la letizia, il travaglio e il parto, la vita di ciascuno ha cambiato inesorabilmente direzione.

Avvinti da questo sentono ardere in loro il dovere di annunciare il Vangelo, come una necessità che si impone. I cristiani attirano nella loro gioia l’umanità intera; così, autenticamente, l’annuncio del Vangelo offre la concretezza della parola e dell’agire alla speranza che alberga nei loro cuori: figli di un parto che ci ha dischiusi alla vita che non muore, gestiamo e soffriamo anche noi i dolori dello stesso parto, per dare alla luce la vita nella morte del mondo.

Così, i cristiani “non hanno più da chiedere nulla” per se stessi, non devono capire tutto, perché vivono già le primizie del Regno di Dio, la gioia che, anche dentro il timore, la preoccupazione e il dolore del parto, non si spegne perché tutto ciò è via alla nascita di una nuova vita.

Ma, contemporaneamente, il non aver bisogno di nulla per se stessi, li spinge con fiducia, a chiedere e pregare per il mondo. Come il loro Maestro, presentano ogni uomo al Padre, perché possa sperimentare, nella morte in cui giace, il Mistero Pasquale di Gesù.

I cristiani pregano offrendo se stessi, intercedendo proprio attraverso le sofferenze del parto, per il mondo. La loro vita è preghiera certa d’essere esaudita, e così comprendiamo come ogni istante, ogni dolore, ogni fallimento, siano preziosi.

Ogni avvenimento della nostra vita, offerto a Dio in sacrificio di soave odore, è fondamento e compimento della missione, il dolore del parto fatto preghiera, la salvezza di ogni uomo chiesto al Padre nel nome di Cristo, nella certezza di essere esauditi.

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NEL NOME DEL SIGNORE VI CHIEDIAMO UN AIUTO PER LA MISSIONE

CARISSIMI, QUEST’ANNO VI CHIEDIAMO, NEL NOME DEL SIGNORE, OLTRE ALL’AIUTO PER LE NECESSITÀ QUOTIDIANE DELLA MISSIONE, DI ESSERE CON NOI NELL’AVVENTURA DELL’ACQUISTO DELLA CASA DELLA MISSIONE DI TAKAMATSU. 

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Don Antonello
 

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