Grande promessa, quella che Gesù fa ai suoi discepoli: la Pace. Il dono che il Signore lascia ha in sé qualcosa di molto semplice, eppure mai perfettamente posseduto dagli uomini.
Ma la pace che il Signore ci promette, non è semplicemente l’assenza di conflitti, né quella situazione di apparente tranquillità, segnata da una costante tensione, che si vive durante il tempo dei dittatori. «Pace! Shalòm!» è il saluto abituale che ancora oggi ci si scambia in Terra Santa. È l’augurio di felicità, pienezza, salute, buona vita che due persone che si vogliono bene si scambiano.
L’uomo è una realtà complessa: si saluta augurandosi la pienezza della pace, ma investe tante energie in piccole e grandi guerre quotidiane per emergere. Rifiutando la pace, si sceglie sempre la morte: la pace non è sottomissione, ingiustizia, paura, ma libertà, giustizia, fiducia nell’uomo. La pace è un dono di Dio che va custodito con grande cura, come tutti i doni.
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Quanto ancora siamo lontani da questa realtà! La Chiesa stessa, purtroppo troppe volte lacerata da gelosie, invidie, ricatti, non diventa luogo di pace: in quante occasioni lo scandalo del litigio e dell’invidia nelle nostre comunità, allontana le persone che si affacciano alla vita parrocchiale.
Non c’è via per la pace sulla via della sicurezza: la Pace infatti va “osata”, è l’unico grande rischio e mai e poi mai può essere assicurata. Pace è il contrario di sicurezza, esigere sicurezze significa essere diffidenti e a sua volta tale diffidenza genera la guerra.
Per riflettere
Se il mondo conoscesse e mettesse in pratica la pace che Gesù ci ha insegnato non ci sarebbero più le guerre. Prendiamo queste parole del Vangelo per fare le pulizie di primavera dentro di noi. Facciamo mentalmente la lista delle persone contro le quali abbiamo qualcosa e cominciamo a perdonarle, per poi andare con cuore puro e sincero a perdonarle con il nostro sguardo, il nostro sorriso, le nostre parole. Forse non cambieremo il mondo, ma daremo un insegnamento ai nostri interlocutori cercando di essere il miglior esempio.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi