Potature necessarie
In questo passo del grande discorso di addio (cc. 13-17), che l’evangelista Giovanni pone sulle labbra di Gesù la sera del giovedì santo, prima di offrire la sua vita sulla croce, il Maestro rivela la sua identità mediante l’immagine della pianta di vite. Egli usa una qualificazione per la vite, definendola come la “vera” vite, quella che realizza in pieno il suo scopo: generare frutto abbondante.
Gesù è pronto a dare la vita e “venire potato” Egli stesso dal Padre sulla croce, perché si compia la sua volontà. Mantenendo questa totale dipendenza e resa alla volontà del Padre, Gesù si paragona alla vite che viene curata dall’agricoltore, come sua proprietà e oggetto di speciale attenzione.
La vite e i tralci sono un tutt’uno, perché è attraverso di essi che il frutto cresce e produce i grappoli maturi pronti per la raccolta. Perché la vite mantenga il suo vigore e fecondità, bisogna però che si eliminino i rami infruttuosi, che portano morte e inerzia, ma nello stesso tempo si potino anche quelli fruttuosi, perché portino un frutto maggiore.
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Come discepoli, in virtù del battesimo e degli altri sacramenti della fede, noi siamo i tralci di questa vite. Perché possiamo ricevere la sua vita divina in noi, è assolutamente necessario che rimaniamo in Lui, stringendoci al Maestro e conservando il nostro contatto umile e stabile con Lui.
La fruttuosità della nostra testimonianza cristiana dipende dalla qualità della nostra dipendenza da Lui. “Rimanere” significa fuggire ogni tentazione di fare di testa nostra, di sottrarci all’azione purificatrice della sua parola che “ci pota” sempre di nuovo, non per piacere nel vederci soffrire, ma perché un frutto maggiore venga prodotto in noi.
La paura del dolore della potatura non deve distoglierci mai dalla gioia del rimanere nel suo Amore. La donna incinta è pronta ad affrontare il dolore del parto, perché sa che sta portando al mondo la vita. Allo stesso modo accade per il nostro rimanere in Cristo.
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A volte la vita può essere davvero dura, specialmente quando si è sotto i colpi della potatura, ossia l’eliminazione di quelle parti superflue e dannose che potrebbero inficiare la fruttuosità della nostra esistenza. Sappiamo però che l’accettazione di questa opera di Dio in noi è sempre finalizzata ad un bene maggiore.
La verità di questa promessa sta tutta nella generosità dell’amore di Cristo, che per la gloria del Padre, desidera che il nostro essere discepoli renda ricca e feconda la vite della Chiesa.
Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.