Iª lettura At 3,13-15.17-19 dal Salmo 4 IIª lettura 1Gv 2,1-5 Vangelo Lc 24,35-48
Lo scopo della morte e della risurrezione di Gesù è la nostra salvezza, cioè la nostra liberazione da tutto ciò che impedisce la nostra pace, la comunione con i fratelli e con Dio. L’impedimento è il peccato, cioè la nostra disobbedienza, il nostro orgoglio.
Gesù ha compiuto la sua fatica ed è stato esaltato dal Padre proprio per noi, per risolvere il nostro grave problema. Ce lo ribadisce oggi l’apostolo san Giovanni, dicendo: “Abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati”. Perché la sua intercessione a nostro favore possa essere accolta da Dio, oltre a sapere che egli è venuto, è necessario che ci uniamo a lui osservando la sua parola.
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L’apostolo ci dona così gli insegnamenti che ha udito da Gesù stesso. Quand’egli apparve ai discepoli il giorno di Pasqua disse appunto che frutto della sua risurrezione dai morti è il fatto che “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”. E perché i discepoli potessero credergli, si fece riconoscere mostrando le ferite della croce, si fece toccare, e si fece persino dare qualcosa da mangiare.
Per comprendere e fare nostre queste parole del Signore è necessario distanziarci dal mondo in cui viviamo: in esso infatti nessuno più parla di peccati, benché li vediamo con chiarezza e ne soffriamo le conseguenze. La mentalità diffusa oggi vorrebbe giustificare tutte quelle azioni che chiamiamo peccati: noi però sappiamo bene che essi ci sono, e che sono fonte di disordine e di sofferenze indicibili.
È davvero importante il perdono dei peccati! Senza questo perdono l’uomo non può sperare di vivere la vita eterna, non può ritrovare l’amore di Dio Padre, non può gioire nè ora nè mai. Con il perdono noi cominciamo a respirare, veniamo risollevati, iniziamo un cammino di guarigione dell’anima e del corpo, e soprattutto possiamo guardare al futuro, oltre la morte, con serenità, perché sappiamo che là ci attende il Padre con la pienezza della gioia e della pace.
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Il perdono dei peccati è preceduto dall’annuncio della conversione: questo è l’invito ripetuto da Gesù stesso ed è quello di cui egli ha incaricato gli apostoli.
La prima lettura ce ne dona un assaggio. Pietro ha iniziato a proporlo a tutto il popolo di Gerusalemme: “Convertitevi e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati”. Lo disse con grande coraggio a coloro che poche settimane prima avevano odiato Gesù e l’avevano fatto mettere a morte.
Oggi queste parole sono rivolte a noi: modificheremo i nostri pensieri e i nostri desideri per riuscire a cambiare la vita. La conversione sta proprio nel cambiamento dei pensieri: con essi andremo oltre, oltre le realtà effimere di questo mondo fino a quelle durature dell’eternità, oltre il desiderio dei nostri piaceri per raggiungere i desideri di Dio, oltre il nostro egoismo per godere la gioia di un amore condiviso con tutti.
Con il cambiamento dei pensieri e dei desideri cambieranno le manifestazioni della nostra vita, le azioni, le relazioni con chi vive accanto a noi, persino i nostri progetti per il futuro. E potremo accogliere Gesù risorto come amico, come Salvatore, come Signore della vita, e pregusteremo insieme a lui le gioie promesse da Dio.
I peccati, cui ci eravamo abituati, dal momento che saremo entrati nel cuore del Padre con Gesù risorto, non peseranno più, saranno cancellati, spariti. E noi saremo in grado di distinguere le tentazioni per non ricadere in quella situazione da cui Gesù ci ha sollevati. Avremo forza per non entrare nella tentazione, perché vigileremo in preghiera, come egli ha raccomandato ai suoi che erano con lui nell’Orto e non riuscivano a stare svegli. «Entrare nella tentazione» è ciò che ha fatto Adamo, quando ha scelto la parola del serpente, la parola che circola nel mondo e diventa opinione pubblica, invece che tenere e apprezzare la Parola che aveva ricevuto dall’amore del Padre. Il pregare sarà sempre occasione di salvezza e di forza per accogliere e custodire la Parola sapiente e previdente di Dio Padre.
Gesù è risorto ed è apparso nel cenacolo ai Dodici per dire loro appunto la volontà del Padre per essi: spargeranno la voce della sua morte e risurrezione, l’annunceranno con forza in tutto il mondo, perché tutti i popoli hanno bisogno di essere salvati.