Il Maestro utilizza le nostre debolezze come strumenti di salvezza.
don Mauro
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REDENZIONE
La domenica delle Palme è caratterizzata da un grande contrasto. Si apre con la commemorazione dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, dove la folla lo acclama come il Messia, e si chiude con la crocifissione, chiesta a gran voce dalla stessa folla che sembrava essere tutta per Gesù.
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Il Maestro sa bene a cosa va incontro, lo prova il fatto che manda i suoi discepoli a prendere l’asinello che lo porterà in città: come conosce questo dettaglio, così ha di fronte a sé in modo chiaro tutti gli eventi che stanno per succedere. La folla è trascinata dalla sensazione del momento. L’euforia di alcuni contagia gli altri, ma in occasione del processo, la determinazione dei capi religiosi fa invertire la tendenza. La folla non ha anima, è una banderuola.
Noi siamo usciti dalla folla? Abbiamo una conoscenza diretta di Gesù? Oppure siamo influenzati dall’opinione corrente? Riconosciamo Gesù solo se avvertiamo consenso attorno a noi, o siamo capaci di testimoniarlo anche dove questo consenso non c’è? Inizia poi il percorso della passione. A Betania avviene l’unzione della donna che con il suo gesto riconosce il grande valore di Gesù, mentre chi si indigna non coglie l’azione simbolica e si ferma al valore commerciale del profumo.
Questo sdegno ipocrita incontra la volontà dei capi dei sacerdoti e degli scribi di sopprimere il Maestro e produce il tradimento di Giuda. È possibile che l’infelice apostolo fosse convinto di avere ragione nel cercare di fermare il Signore, ma è un atteggiamento che esprime sfiducia. Giuda si fida troppo del suo giudizio e non si fida della Provvidenza.
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È sempre questa l’origine del male. Infatti fin dalle origini l’uomo vuole determinare il bene e il male, non riconosce la superiorità di Dio, non sottomette la sua orgogliosa ragione. Il punto di vista molto parziale, diventa assoluto e si crede di sapere come andranno le cose. Questo è il tallone d’Achille dell’umanità. Come si può allora trasformare questa debolezza in forza?
È la specialità di Dio! Usare gli errori dell’uomo per costruire la sua salvezza. Il rifiuto di Gesù diventa il sacrificio che salva. Il Maestro rimane sempre più solo: a partire da Giuda tutti lo abbandonano. La sua salita al Calvario è una tortura straziante. C’è chi vorrebbe alleviare questo tormento, come la Veronica o le donne piangenti, ma non si può.
È il Sacrificio che Gesù deve portare a termine da solo. Dall’alto della croce prega per chi non sa quello che fa e permette così a chi alza lo sguardo su di lui, di essere redento. Il rifiuto diventa salvezza, il peccato occasione di redenzione. La croce è l’albero della vita il cui frutto salva. Entriamo nella settimana santa pieni di stupore e riconoscenza.
- AUTORE: don Mauro Pozzi
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