Il clima intorno a Gesù si arroventa, il livello dello scontro si alza. Gesù argomenta, cerca di convincere, ragiona. Sforzo inutile davanti a cuori (e orecchie) che non vogliono minimamente ascoltare.
Giovanni Battista, le opere compiute, il Padre, la Scrittura, le parole di Mosè: tutti danno testimonianza su Gesù, tutto converge nell’aiutarci a comprendere la sua profonda identità, la sua reale missione.
Eppure niente, gran parte dei giudei che lo ascoltano, che, pure, hanno visto il prodigio del paralitico guarito, non aprono gli occhi, non sciolgono il cuore, sono induriti nella loro intelligenza. Non vedono e non odono perché non vogliono vedere e ascoltare.
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Ancora oggi i profeti, coloro che sono di fronte a Dio, ci parlano del Signore. E le opere che vediamo compiute per amore dai discepoli del Signore. E la Parola che meditiamo (anche qui) tutti i santi giorni. E l’esperienza di Israele che testimonia e annuncia il Dio dei patriarchi svelato definitivamente in Gesù.
Ma niente, anche noi, come i farisei, stentiamo a credere, a convertire il nostro cuore fintamente devoto. La ragione è semplice, dice il Signore: i farisei sono pieni di loro stessi, delle loro convinzioni, ricevono gloria gli uni dagli altri, se la cantano e se la ballano inamovibili nelle loro certezze.
Concepiscono la fede come una regola da rispettare per farsi belli, non come un prodigioso dispiegamento d’amore e di felicità. Non hanno in loro l’amore e, così, si perdono Dio. Solo un cuore aperto alle continue sorprese di Dio è in grado di aprirsi all’accoglienza di quanto oggi ha da dire.
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Solo una mente curiosa e capace di mettersi in discussione può riconoscere le tracce della presenza di Cristo nella propria vita. Quaresima è anche questo: la capacità di non dare niente per scontato, la volontà di aprirsi alla novità di Dio in Gesù, fare nuove tutte le cose anche se da decenni siamo (spero felicemente) cristiani.
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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