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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 13 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 5, 17-30

L’amore di Dio è meraviglioso – Mercoledì della IV settimana di Quaresima

Dal libro del profeta Isaìa Is 49,8-15

Ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra.

Così dice il Signore:

«Al tempo della benevolenza ti ho risposto,

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nel giorno della salvezza ti ho aiutato.

Ti ho formato e ti ho stabilito

come alleanza del popolo,

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per far risorgere la terra,

per farti rioccupare l’eredità devastata,

per dire ai prigionieri: “Uscite”,

e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”.

Essi pascoleranno lungo tutte le strade,

e su ogni altura troveranno pascoli.

Non avranno né fame né sete

e non li colpirà né l’arsura né il sole,

perché colui che ha misericordia di loro li guiderà,

li condurrà alle sorgenti d’acqua.

Io trasformerò i miei monti in strade

e le mie vie saranno elevate.

Ecco, questi vengono da lontano,

ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente

e altri dalla regione di Sinìm».

Giubilate, o cieli,

rallégrati, o terra,

gridate di gioia, o monti,

perché il Signore consola il suo popolo

e ha misericordia dei suoi poveri.

Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato,

il Signore mi ha dimenticato».

Si dimentica forse una donna del suo bambino,

così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

Anche se costoro si dimenticassero,

io invece non ti dimenticherò mai.

La consolazione

Le parole di Isaia sono di consolazione per il popolo che grida nel tempo dell’angoscia e implora l’aiuto di Dio. Tra le tenebre fitte della desolazione risuona la promessa che Dio pronuncia e attua. Dio consola il suo popolo come una madre fa con il proprio figlio che, in una crisi di pianto l’accusa di averlo abbandonato.

Il caso di abbandono dei figli, soprattutto quelli affetti da qualche malformazione, poteva verificarsi nella realtà. Tuttavia, l’amore di Dio è fedele e rimane immutato anche quando l’uomo si deforma col suo peccato. Il Signore non ripudia e non rigetta nessuno dei suoi figli, anzi, li perdona, ricreando in loro la sua immagine, e li costituisce testimoni della sua misericordia.

La persona che si lascia amare e perdonare non può vivere per sé questo dono di grazia ma lo condivide con i suoi fratelli. In tal modo la sua testimonianza diventa annuncio del Vangelo che attrae gli uomini e le donne e li guida a incontrare Dio e conoscerlo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,17-30

Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.

Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.

In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.

Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.

Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Mentre il paralitico guarito cammina portando con sé la barella s’imbatte in un gruppo di farisei che lo rimproverano perché fa in giorno di sabato ciò che non è permesso. L’uomo si giustifica dicendo che sta semplicemente obbedendo a colui che lo ha guarito. Da qui s’innesca una polemica con Gesù accusato di porsi al di sopra della legge. La disputa diventa occasione per gettare luce sulla verità di ciò che è accaduto. La guarigione del paralitico non è semplicemente l’opera di un uomo ma di Gesù che, rivendicando la sua figliolanza con Dio, rivela che la sua opera è imitazione di quella del Padre. Come tale egli, guarendo il paralitico in giorno di sabato, non ha violato la legge ma ha obbedito a Dio. Così facendo ha mostrato che l’amore è la vera legge di Dio, quella che tutti sono chiamati a mettere in pratica per vivere. Gesù non ha agito seguendo il suo impulso umano né per mettersi in mostra, ma in comunione profonda con il Padre.

Il paralitico è stato guarito perché ha ascoltato la parola di Gesù: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina» e l’ha messa in pratica. Ha così accolto la sua parola come parola di vita che gli ha restituito la dignità di uomo che la malattia gli aveva tolto. La guarigione nasce dall’obbedienza che non è mera esecuzione di una fredda norma ma è atto di fiducia e di amore. L’uomo guarito testimonia l’efficacia della parola di Gesù perché nel momento in cui si è fidato di lui pur non conoscendolo e lo ha obbedito è risorto, passando dalla morte alla vita, iniziando il cammino di un’esistenza rinnovata.

A coloro che riducono la fede ad osservanza esteriore delle norme Gesù sembra dire di tornare bambini e riacquistare la capacità di meravigliarsi. Se ci ergiamo a giudici di tutti pretendiamo di incasellare ogni cosa all’interno dei nostri schemi mentali. Quanto più siamo severi nei giudizi e rigidi nell’approccio con gli altri tanto più triste ci apparirà la vita perché priva di persone dalle quali poter ricevere affetto e alle quali offrire il nostro amore.

L’amore di Dio è meraviglioso perché supera di gran lunga le nostre attese. La legge è stata data per limitare il male non per restringere la misura dell’amore. Non vi è nessuna norma che può mettere limiti all’amore di Dio che, al contrario, ci viene donato perché noi possiamo superare i muri che ci separano gli uni dagli altri. La legge che Gesù propone all’uomo non è quella del più forte ma quella di chi più vuole amare, senza misura.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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