Oggi parleremo di una scintilla e vedremo come, questa piccola fiammella, possa accendere il fuoco della risurrezione dentro di noi. Una risurrezione che non deve attendere la morte, ma può migliorare la nostra vita anche ora!
Lo recitiamo quotidianamente nelle nostre preghiere: “Credo la resurrezione della carne, la vita eterna“(Simbolo apostolico), oppure: “Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà” (Simbolo niceno-costantinopolitano). Ma, quando ripetiamo questi versetti crediamo davvero nelle parole che pronunciamo?
Gesù è stato molto chiaro: “In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno” (v. 25). Ma, attenzione, perché: “In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (v. 24).
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Chi mi segue da qualche tempo saprà che un concetto che richiamo spesso è quello della “scintilla di Dio”. La luce che brilla dentro al cuore di ciascuno di noi: la nostra anima. In alcuni, questa luce è più luminosa: santi, beati, donne e uomini comuni la cui fede è una forte lampada che rischiara non soltanto il loro cammino, ma anche quello di chi sta loro accanto. In altri, il dolore, la sofferenza, le esperienze della vita, hanno alzato una cortina di fumo attorno a questa scintilla che, pur continuando ad ardere, dall’esterno appare troppo fioca. Ma al di là di questa nube, più o meno densa, ciascuno di noi ha dentro di sé una piccola fiammella che viene da Dio. Anzi, che è parte di Dio: “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,4) ci raccomanda Gesù. […] Continua a leggere qui.
Per gentile concessione di Alessandro Ginotta
Fonte: La Buona Parola, il blog di Alessandro Ginotta https://www.labuonaparola.it/
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