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don Mauro Pozzi – Commento al Vangelo di domenica 17 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 12, 20-33

Il seme scompare per dar luogio alla pianta: senza questo sacrificio non c’è vita.
don Mauro

Se qualcuno volesse fare un regalo alla Parrocchia di don Mauro
Parrocchia S. Maria delle Grazie: IT09Y0871383900000000012977

MORIRE PER RISORGERE

La storia dell’umanità e del popolo ebraico è un pendolo che oscilla tra l’unione con Dio e l’allontanamento da lui. Gli ebrei, gli eletti, hanno subito tra le tante prove, l’esilio all’epoca di Geremia.

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Il profeta annuncia però un tempo di riconciliazione in cui sarà costituita un’alleanza nuova ed eterna, come quella sancita con Noè. L’iniziativa di questo patto viene da Dio che scriverà la legge nel cuore degli uomini. È quello di cui parlerà San Paolo dicendo che lo Spirito abita nell’intimo dei credenti come un maestro interiore.

Gesù offre sé stesso come vittima di espiazione e apre la porta del Regno non solo agli ebrei ma a tutta l’umanità, attuando la promessa che Dio fece ad Abramo, il cui nome appunto significa padre dei popoli. I greci che nel vangelo vogliono incontrare il Maestro, rappresentano i pagani che bussano alla porta del Regno, ma non potranno essere accolti se non dopo la resurrezione del Cristo.

Questo è il senso dell’immagine del seme che non può dare frutto se prima non muore. Il sacrificio di un solo chicco genera una intera spiga. Gesù è il nostro modello, come da lui germoglia l’umanità nuova, così anche noi dobbiamo dare la vita per produrre frutto.

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Egli usa un linguaggio molto diretto, che non lascia spazio al compromesso: per meritare l’eternità bisogna odiare la propria vita. Non è un invito al suicidio o allo spreco, ma a non considerare l’esistenza terrena come l’unico nostro orizzonte. Il vero amore conosce necessariamente il sacrificio.

Non si può generare senza dolore, né si può far crescere e nutrire i propri figli senza condividere con loro il proprio pane e il proprio tempo. Gesù stesso, guardando la passione che lo aspetta, è turbato, la sua umanità, come la nostra, teme il dolore e la morte, ma è determinato a realizzare la sua missione di Salvatore. La glorificazione del Padre si manifesta nel sacrificio del Figlio.

Anche noi possiamo essere partecipi di questa gloria generando. Infatti la fecondità è il fine del vero amore. Il chicco che non dona se stesso rimane da solo, dall’egoismo non si miete nulla. La morte e la resurrezione fanno del Cristo l’origine della nuova umanità, che non conosce confini di razza e di nazionalità. In questo si compie il giudizio del mondo.

L’amore di Gesù è come una pietra che si pone sul cammino: o la si usa per salire o ci si schianta contro. Il crocifisso, innalzato da terra, attira a sé coloro che lo guardano e provano ad imitare il suo esempio. Il cristianesimo è una scelta d’amore, non semplicemente una consuetudine. È più di una religione, è una vita da vivere e far vivere.

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