Siamo il tempio di Dio
Giovanni, in questo brano cerca di entrare nel grande mistero di Dio.
In fondo ci ricorda che è venuto per amarci, per farci vedere come potremo vivere, di che pasta siamo fatti. Siamo impastati di cielo!
Questa Domenica leggiamo una parte del lungo discorso che Gesù fa a Nicodemo, un fariseo, cioè un profondo conoscitore della Bibbia, un saggio del tempo. Nicodemo va da Gesù perché ha una grande conoscenza, ma sente che gli manca qualcosa, percepisce che c’è qualcosa che va oltre. E’ icona di tutti gli uomini che non si accontentano, che vogliono comprendere, vogliono capire. La sua vita non gli basta!
Allora ecco che Gesù lo invita a rinascere. In fondo gli dice: “Caro Nicodemo, se vuoi capire chi è Dio lascia stare questa tua vita, la tua Legge, le tue regole. Rinasci! Guarda la realtà con gli occhi di Dio che è solo amore”.
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Il primo atto della vita, la nascita, non dipende da noi. Neppure le condizioni che lo hanno permesso (i genitori, il luogo, il contesto ecc.). Questo bagaglio è solo da accettare. E’ inutile piangersi addosso o lamentarsi. Tocca a noi decidere cosa farne di questo bagaglio: ecco la rinascita! Rinascere vuol dire prendere coscienza che l’essenza della vita, cioè la felicità, l’amore, non sono una fortuna, non sono affidate al caso ma qualcosa che abbiamo nelle nostre mani se viviamo in un certo modo. Si sceglie di amare! Si sceglie di essere felici! Rinascere vuol dire, insomma, essere protagonisti della propria vita.
Qualche tempo fa, durante uno dei miei incontri in giro per le Parrocchie una signora iniziò a parlare dei tanti crimini che oggi vengono commessi e – aggiungendo subito di essere molto credente in Dio – mi disse: “prima o poi, arriverà la giustizia divina e finalmente la pagheranno!”.
Ma davvero il Dio di Gesù Cristo è così? Un Dio implacabile, un Dio giustiziere assetato di vendetta?
Gesù (per fortuna!) sembra pensarla diversamente: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio… non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi”.
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Amici, Dio ha scelto di raccontarsi proprio per toglierci dalla testa questa pessima idea di Lui. Ci ha parlato di un Padre follemente innamorato dell’uomo, di un Padre che dona quanto ha di più prezioso, per farci toccare con mano fino a che punto ci ama. Più passa il tempo, più mi convinco che il vero problema non è chiederci se crediamo o non crediamo in Dio, ma in quale Dio crediamo!
Questa “Domenica della gioia” ci aiuta a dire una parola chiara sulla croce, su questo grande mistero che è diventato il segno di riconoscimento dei cristiani.
Il simbolo del cristianesimo è il crocifisso non Gesù risorto, non dimentichiamolo, perché è sulla Croce che ha manifestato la misura del suo amore. La cosa strana è che Gesù sia morto non che sia risorto (era Dio!). Davanti al crocifisso tutti dovremmo esclamare: “quanto mi ha amato!” non “quanto ha sofferto!”.
Molto spesso, pensiamo che la centralità della Croce nella vita cristiana, consista in una sorta di amore per la sofferenza.
Chi vive in questa prospettiva ha completamente frainteso il messaggio di Cristo, perché l’amore alla Croce non è amore alla sofferenza, ma amore alla gratuità di Dio che dona la vita: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”.
Non è venuto per giudicare, anzi. Come direbbe Massimo il Confessore, è «il giudizio del giudizio», è venuto a condannare la condanna.
La Croce ci ricorda l’immenso amore con cui siamo stati amati, perché la misura dell’amore è amare senza misura.
Gesù, citando l’Antico Testamento, ci spiega il vero significato della croce: “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
L’episodio a cui fa riferimento, è quello in cui il popolo d’Israele deve scontrarsi con l’esperienza della morte nel deserto causata dal morso dei serpenti. Mosè chiede al Signore di salvare il popolo, e Dio comanda che si fabbrichi un serpente di rame cosicché ognuno che lo guarderà sarà guarito dal veleno.
Ecco: Dio dona felicità attraverso ciò che dovrebbe uccidere. In fondo è questa l’esperienza della felicità per noi: non un Dio che ci evita la Croce, ma un Dio che può salvarci proprio attraverso di essa. Non ci salva dalla sofferenza ma nella sofferenza. Gli anziani usano dire: “ciò che non ammazza, fortifica”. Gesù parafrasando direbbe: “Se ti lasci amare da me, anche se qualcosa ti provoca sofferenza, non può veramente toglierti la vera vita”.
Da questa pagina possiamo trarre due motivi di cambiamento.
- Guardiamo in faccia ciò che temiamo, che ci fa paura. Non dobbiamo aver paura di guardare la croce o il serpente. Se siamo insoddisfatti la colpa non è del lavoro, dei figli con tutti i problemi che comportano, della crisi ecc…. Siamo vuoti dentro: non sfuggiamo al problema. Guardiamo in faccia questa verità, non nascondiamocela e affrontiamola.
- Guardiamo in alto e distogliamo lo sguardo da terra.
Non angosciamoci per le stupidaggini. Vale la pena rovinarsi la vita per le piccole cose? Un salesiano diceva: “bisogna esaurirsi solo per il regno di Dio”. Allora guardiamo in alto, verso Dio e guardiamo alle vere tragedie della vita. Ancoriamoci a qualcosa di più profondo e le nostre sofferenze non saranno gravi, mortali. E quando ci sentiamo angosciati, soli, magari un po’ depressi, guardiamo su e ricordiamoci di ciò che Gesù disse a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. Mettiamo al posto del “mondo” il nostro nome: “Dio ha tanto amato Paolo da dare il suo Figlio unigenito”. Non ci sentiremmo al sicuro? Protetti? Non ci sentiremmo fra le braccia grandi e calde della Vita?
Ecco quanto valiamo: Dio ha dato la vita per noi, per te! Dio ti ama fino a morirne! Tu sei la sua passione! Sì, è proprio così: tu vali la vita di Dio!
Scioccato? Ma che ci volete fare, Lui è fatto così!
La bella notizia di questa domenica? Se saremo morsi dai serpenti velenosi della delusione, della sfiducia, della disperazione, alziamo gli occhi al Dio Crocifisso e sentiremo ripeterci la misura smisurata del Suo amore!
E’ appena uscito il mio nuovo libro: “Dio è felicità” (Ed. Paoline)
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK