Si avvicina la Pasqua del Signore: oggi lasciamo il colore viola, simbolo del nostro impegno ad aderire al Vangelo, per il rosa, colore della speranza e della gioia.
La gioia che proviene da Dio è gioia della vita vera, della vita che non finisce.
E lungo tutta la Quaresima, siamo invitati a meditare il senso della resurrezione, dono d’amore e di libertà.
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Il Vangelo di Giovanni, dopo le nozze di Cana, allegoria della gioia, dell’abbondanza e della vita in pienezza, ci presenta il dialogo tra Gesù e Nicodemo, uno dei capi dei giudei.
Nicodemo va da Gesù di notte, quando è buio, e nel colloquio col Signore viene offerto un itinerario che conduce alla luce. Così è per ogni uomo che incontra Gesù e desidera farsi raggiungere dalla grazia del suo dono d’amore: sempre la fede in Cristo conduce il credente dalle tenebre alla luce.
A questo punto si inserisce il brano odierno, dove l’evangelista Giovanni fa riferimento all’episodio di Numeri 21, 4-9 in cui gli israeliti, pur se in un cammino di liberazione, manifestano stanchezza e sfiducia. Per questo motivo sono in pericolo di morte, infatti, dei serpenti velenosi attentano alla loro vita.
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Lì l’insegnamento di volgere lo sguardo verso il cielo e di fidarsi pienamente di Dio era adempiuto attraverso il simbolo del bastone innalzato da Mosè; qui lo sguardo deve orientarsi verso la croce di Cristo.
Come nell’episodio antico i serpenti non erano eliminati, ma veniva offerta nella fede una via di salvezza, anche qui la croce è segno del rifiuto dell’uomo ed è conferma dell’amore unilaterale di Dio verso tutti gli uomini (mentre eravamo peccatori siamo stati salvati, scrive S. Paolo ai Romani).
È necessaria la nostra libera adesione di uomini a Gesù, il Figlio unigenito (vv. 16), l’inviato di Dio (vv. 17): benché già immessi nella grazia del Signore col dono dello Spirito santo, è necessario il nostro consenso personale, per passare dalle tenebre alla luce e diventare testimoni del Signore.
Emerge in tutta la sua centralità il richiamo alla fede (vv. 15, 16, 18) e nei versetti che seguono l’evangelista non pone sul piano morale il nostro agire (fare il male o operare la verità, vv. 20-21),
ma ci invita a compiere una scelta che si situa ben prima. È, infatti, il nostro “sì” a Cristo a rendere la nostra vita, vita di luce; le nostre opere, opere di verità e amore.
Dobbiamo accogliere nella fede la vita nuova che ci è offerta in Cristo. A partire dalla fede, l’esperienza dell’amore preveniente di Dio, che è Spirito santo effuso nei nostri cuori, ci apre all’amore verso il prossimo. La gioia cui siamo chiamati oggi non deve essere vissuta in modo astratto ma col cuore rivolto all’“ora”, con lo sguardo orientato al “qui”.
In ultimo, il Vangelo è chiaro, nessun giudizio sarà pronunciato, nessuna condanna per l’uomo; il giudizio semmai ce lo diamo noi stessi, rifiutando l’amore di Cristo.
Gv 3, 14-21 | Comunità Kairos 103 kb 5 downloads
Lectio divina di Gv 3, 14-21 – IV domenica del Tempo di Quaresima – 10 marzo 2024 …A cura di Monica per la Comunità Kairos.