Il Signore chiama. Levi si alza e Lo segue, senza se e senza ma. Poco dopo Levi invita il Signore a casa sua per un banchetto. All’inizio del Vangelo sembra che Levi stia per seguire Gesù per andare subito chissà dove – plot twist – in realtà prima vanno a casa sua per un banchetto, con tanta gente.
Levi esce da sé, dal suo comodo banco delle imposte, dalla sua condizione stagnante: si alza per seguire il Signore. E poi invita il Signore nella sua casa. Sembra quasi che la situazione si capovolga: ora è Levi che chiama il Signore, Lo invita a casa sua, a mangiare insieme alla sua compagnia abituale. Gesù non fa troppi complimenti, accetta l’invito e mangia con loro. E con loro sta bene. Non giudica i suoi commensali, non li guarda dall’alto in basso, non finge… è in mezzo a loro ed è lì per loro.
In questa Quaresima “invitiamo” il Signore a casa nostra, anche se ci sta un po’ di disordine, troviamo dei momenti in cui stare con Lui in semplicità e familiarità, presentiamoGli nella preghiera le persone che fanno parte della nostra quotidianità, gli altri commensali.
E riconosciamoci peccatori, che non significa vivere con un senso di colpa perenne sulle spalle, ma lasciar emergere dalle nostre mancanze il desiderio autentico di incontrare il Signore, non solo per sentito dire, e di lasciarci guarire da Lui. Mettiamo da parte l’orgoglio che schiaccia, l’apparenza che mente e l’illusione di sapere tutto di tutti.
Lasciamoci veramente incontrare dal Signore che chiama dappertutto e non rifiuta mai un invito a casa. Ogni cuore può diventare casa accogliente.
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