Due cose colpiscono del Vangelo di oggi: il primo è il desiderio di Gesù di prendersi una pausa, di trovare un po’ di tempo senza le folle che lo seguivano ovunque:
“Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non potè restare nascosto”.
L’umiltà è sapere che tutti abbiamo bisogno di prenderci un respiro, persino Gesù Cristo. E tirare eccessivamente la corda non è segno di dedizione ma di superbia. La seconda cosa che mi colpisce è l’immensa fede di questa donna straniera che prega Gesù con ostinazione, mostrando che si può ottenere tutto quando si è umili:
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“Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia. Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma essa replicò: «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli»”.
Chi di noi avrebbe accettato una simile umiliazione? A nessuno piace rinunciare al proprio orgoglio. Ma farsi umile significa capire che c’è qualcosa che conta di più persino del proprio orgoglio ed è ciò che ci sta a cuore.
Anche Gesù davanti ai suoi accusatori, e a Pilato stesso si mostra disarmato, consegnato, completamente umile. San Paolo dirà che a partire proprio da questa obbedienza che lo ha condotto fino alla Croce, Dio lo ha esaudito resuscitandolo.
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L’umiltà può tutto.
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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