“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”.
Il comando che oggi leggiamo nel Vangelo di oggi sembra spiegare bene la vocazione dell’apostolo Paolo di cui oggi si festeggia la conversione. Infatti Paolo più di ogni altro sembra aver preso sul serio con la sua vita questo invito all’evangelizzazione. Ma la cosa che colpisce nella richiesta che Gesù fa è il fatto di non escludere nessuno da questo annuncio.
Gesù non dice ai suoi discepoli di annunciare il Vangelo ad alcuni e di escludere altri; “ad ogni creatura” significa che non dovremmo mai pensare di essere inopportuni nel testimoniare il Vangelo a chiunque il Signore metta sul nostro cammino.
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Nessuna differenza culturale, nessuna scelta morale, nessuna condizione umana è estranea all’annuncio del Vangelo. Dovremmo solo domandarci cosa possa rendere comprensibile il Vangelo e non se sia opportuno o meno annunciarlo.
Infatti nella storia della Chiesa possiamo incrociare molti santi che hanno potuto annunciare il Vangelo con la loro parola, altri con le loro opere, altri ancora con la loro semplice presenza. Non esiste un unico modo di annunciare la buona novella del Vangelo ma certamente esiste per ogni cristiano il dovere di farlo.
Sarebbe bello se ognuno di noi lì dove è, e lì dove sta vivendo ora la propria vita si domandasse cosa significhi concretamente annunciare. Ad un medico, ad esempio, non viene chiesto di mettersi in piedi su una sedia nel suo reparto ospedaliero e predicare, forse gli viene chiesta una qualità nuova di curare ogni suo paziente.
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A un padre, ad esempio, non viene chiesto di pregare davanti al tabernacolo tre ore ogni giorno, ma magari di mostrare ai suoi figli che l’amore è una cosa affidabile. E a me cosa viene chiesto? In che modo sto annunciando?
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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