Il testo di Marco non ci aveva proposto, all’inizio della sua narrazione, i vangeli dell’infanzia, tipici dei vangeli di Matteo e Luca. Ora il secondo vangelo ci presenta sua Madre e lo fa in un contesto particolare che ad una prima lettura può anche lasciare in noi un po’ di sconcerto e di perplessità. I suoi e sua Madre, infatti, stanno fuori, non entrano nel luogo dove Gesù, circondato dalla folla sta insegnando. Non entrano ad ascoltarlo, a vedere cosa sta facendo. È da questa distanza significativa, che non sembra solo fisica, che lo mandano a chiamare. Sappiamo che la sua missione crea nei suoi domande e interrogativi (come emerge anche in Mc 3, 20–21).
È vero che lo cercano, ma mantengono una certa distanza. Restano a distanza e sono gli altri che dicono al Maestro che fuori c’è la sua famiglia: la madre, i fratelli, le sorelle. Gesù sembra continuare il suo insegnamento, senza andare verso di loro, senza farli avvicinare. Pone una domanda ai suoi ascoltatori a quella folla che lo sta ascoltando. E subito dopo dà lui stesso una risposta, guardando in volto quegli uomini e quelle donne che sono con lui: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Una nuova famiglia, quella che Gesù indica ai suoi ascoltatori, alla folla; egli non rinnega i suoi parenti, tanto meno sua madre. Ne indica la giusta prospettiva nel contesto del Regno di Dio che sta sorgendo. Non sono i legami di sangue che Gesù cerca, ma l’essere suoi discepoli, uomini e donne che ascoltano e mettono in pratica. Tutti i racconti evangelici ci dicono che Maria, sua madre, lo ha capito, lo sa nel suo cuore, in profondità.
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Per riflettere
Ciascuno di noi è chiamato a entrare a far parte della famiglia di Gesù, quella dei suoi discepoli, a essere madre, fratello, sorella suoi. Cosa significa questo per noi? Quale cambiamento di prospettiva mi chiede il cammino di fede che anche Maria ha compiuto?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi