“Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore e predicava…”. Il libro di Giona è un magnifico racconto posto al cuore della Bibbia che ha il sapore di una fiaba con molti elementi mitici: la grande città, il re, il grande pesce dal quale Giona viene ingoiato.
Ninive (odierna Mosul in Irak) è descritta nel libro di Giona come un ricordo lontano: il testo risale probabilmente al tempo dopo l’esilio, forse verso il 400 a.C. Tema di fondo è la domanda su come si intende la salvezza di Dio. In contrasto con una impostazione esclusiva, Giona apre ad un nuova comprensione. Al cuore del testo sta il manifestarsi della cura e della misericordia di Dio rivolta a tutti, oltre ogni confine e che si comunica in modo diverso.
Giona è profeta che pretende di piegare Dio alle sue vedute: all’inizio non segue la voce che lo chiama ad andare verso la grande città ma si dirige decisamente in senso opposto. Così il racconto introduce il tema della conversione quale movimento che coinvolge la grande città, ma anche Giona stesso. Chiuso in una religiosità che esclude, pretende di possedere il progetto di Dio sulla storia, ma Dio lo conduce ad un cambiamento che attraversa l’intero suo viaggio.
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Il re di Ninive alla predicazione di Giona risponde con il cambiamento e il digiuno insieme a tutta la città. Ma Giona è indispettito perché Dio si manifesta a lui come un ‘Dio misericordioso e clemente, longanime e di grande amore, che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato’ (Gn 4,2).
Anziché accogliere tale volto di Dio Giona vive la delusione sino a chiedere ‘toglimi la vita’. La scena finale del racconto presenta l’opera paziente di educazione di Dio: suo desiderio è recuperare anche Giona ad un nuovo rapporto con lui e con gli altri. Così attorno alla pianta di ricino che per un momento arreca sollievo al profeta contrariato e poi velocemente appassisce per il caldo si articola la riflessione finale del libro, quale parola di Dio per Giona: ‘Tu ti dai pena per quella pianta di ricino … e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città” (Gn 4,10-11)
Dio si prende cura dei vicini e dei lontani e la sua opera è condurre gli uni e gli altri, in modi diversi, ad aprirsi ad un incontro nuovo con Lui e ad uno sguardo diverso sugli altri. C’è una benedizione di Dio sulla storia, e su ogni percorso umano che può aprirsi al bene, che raccoglie rafforza ed apre futuro.
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Alla rigidezza di una religione che esclude e diventa strumento di inimicizia è contrapposto un cammino – per Giona è un viaggio pericoloso – di scoperta della presenza di Dio oltre ogni limite e confine.
L’incontro con Dio è dono di presenza racchiuso e talvolta nascosto in ogni cammino che si apre all’incontro con l’altro.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.