La presenza di Gesù, il suo agire, le sue parole, creano sempre un contrasto tra coloro che lo incontrano: alcuni sono stupiti, altri perplessi, altri vedono in lui un bestemmiatore, altri ancora pieni di fede nelle sue capacità di guaritore… Di fronte a lui sembra che non si possa restare indifferenti. Ma chi è veramente costui che si comporta in modo straordinario?
Alla fine bisogna fare una scelta, e a questo ci introduce il passo evangelico che oggi la liturgia ci presenta in questa lettura continuata del vangelo di Marco. Nella pericope sulla quale ci soffermiamo il Signore invita a fare un passo ulteriore: avvicinarsi a lui non può essere solo per una guarigione fisica. Questo è certamente un primo passo, ma bisogna andare oltre, riconoscere in lui qualcosa di più grande, chiedersi da dove viene la sua “potenza”.
Quella che Gesù è venuta a portare non è solo una guarigione fisica, ma liberazione dal peccato: dal male profondo che paralizza gli esseri umani, che li rende incapaci di essere sé stessi, di alzarsi in piedi, di vivere la propria vita, di essere al servizio dei fratelli e delle sorelle. Forse anche noi rischiamo di pensare poco a questa opera di salvezza che Gesù compie, per la quale è venuto nel mondo.
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Per riflettere
Il brano evangelico ci suggerisce che qualche volta abbiamo bisogno di altri per arrivare al Signore. È bello, allora, fare memoria di coloro che ci hanno accompagnati e ci hanno posti davanti a Lui. Nello stesso tempo però sorge in noi anche una domanda: sono capace di accompagnare altri all’incontro con il Signore?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi