Dov’è colui che è nato? Tra il passato noto e il futuro ignoto. Per dirlo con una immagine, tra Giuseppe e i Magi, che sono uomini ignoti, bizzarri, credenti chissà in cosa… abituati però a guardare il cielo, con la diligenza più grande che potessero avere gli scienziati dell’epoca. Sanno guardare i segni, e non solo quelli zodiacali.
Osservano i segni che indicano che la realtà, proprio quella che vedono tutti, ha un senso e si apre alla novità che vale la pena seguire. La loro scienza non si ferma infatti al “cosa” e al “dove”, ma li conduce alla domanda del “perché”: quella cometa non va solo osservata, ma raggiunta. Non solo come vada il cielo, ma come si vada in cielo, per dirla con Galilei.
I Magi sanno che, giunti a quel punto autonomamente con la loro ragione, devono rivolgersi a qualcun altro. Gli esperti del sacro decretano la risposta: Betlemme; ma non ci vanno. I Magi invece hanno il coraggio di mettersi in cammino fidandosi di quella risposta, nonostante la cattiveria di chi chi gliela fornisce.
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Così come hanno avuto l’onestà di chiedere aiuto e di riconoscere il bene anche nelle parole del re ostile, ritrovando la stella della ragione incontrano la gioia persistente e l’amore materno in cui è immerso il senso che cercavano, finalmente in carne ed ossa. Non si turbano per la fragilità del bambino, ma adorano quel Re; lo fanno a modo loro, prostrandosi e offrendogli i loro doni, seriamente impegnativi: non proprio giocattolini per un neonato, né vestitini firmati da principino.
Con la medesima serietà, ascoltano nella loro coscienza l’invito ad essere, oltre che coraggiosi, prudenti; se una parola di Erode era stata corretta, non è detto che anche tutte le altre lo siano. Come hanno avuto il coraggio di accogliere una cosa buona da una persona malintenzionata, adesso i Magi hanno la prudenza di non lasciarsi abbindolare da chi, dopo aver loro offerto una caramella, cerca di portarli sulla cattiva strada.
Erode non si aspettava che l’incontro avrebbe insegnato loro a discernere continuamente e sempre meglio, in autonomia. Dio indica non tanto la strada da percorrere, quanto la meta finale e la strada da non ripercorrere, per non perdere la gioia della novità. È bello contemplarla anche nella vita quotidiana, per ignota e bizzarra che sia! Il “come” lo affida totalmente alla nostra ragione, alla nostra libertà e alla nostra sensibilità.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.