Epifania è una splendida parola greca che abbiamo conservato dall’antichità e, purtroppo, perché non la capiamo bene, l’abbiamo deformata, facendola diventare befana; il linguaggio corrente, aiutato dal mondo del commercio, ha trasformato la festa dell’Epifania nel giorno della befana.
È un guaio, perché vuol dire perdere il senso della nostra fede. La festa della Epifania ci ricorda proprio l’intelligenza della nostra fede, la necessità di capire quello in cui crediamo. Epifania vuol dire che il Signore si è manifestato per farsi conoscere da noi: ha la stessa radice di fenomeno, che indica ciò che appare, si percepisce e si può vedere.
Il Signore invisibile si è fatto vedere da noi, noi lo abbiamo riconosciuto e questo ci può riempire di gioia. I magi sono partiti da lontano e hanno riconosciuto in quel Bambino, in una povera casa di Betlemme, il Signore, il vero Re, il Salvatore dell’umanità.
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Comprendiamo quindi che la questione seria non è conoscere, ma riconoscere: da soli con la nostra intelligenza non possiamo capire e spiegare tutto, ma — dato che il Signore si è fatto presente nella nostra vita da buoni investigatori possiamo riconoscere i suoi segni e accorgerci che c’è.
Ci vuole una intuizione, deve accendersi una luce: anche noi come i magi siamo venuti per adorarlo e per chiedere la luce, per riconoscerlo presente nella nostra vita. Se lo cercate, lo troverete; se lo sentite, lo sapete; se lo riconoscete, siete persone contente e luminose.
AUTORE: don Claudio Doglio
FONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TV
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