Per alcuni giorni la liturgia continua a presentarci la figura di Giovanni il Battista, uno dei personaggi più significativi dei vangeli. In questa pericope del quarto vangelo, Giovanni, vedendo Gesù, esclama: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».
Una frase che a noi può sembrare strana, ma che per i contemporanei di Gesù e per i rimi cristiani esprimeva già una affermazione di fede. Rimandava infatti all’agnello pasquale che con il suo sangue aveva liberato gli ebrei schiavi in Egitto, ma soprattutto all’agnello/capro espiatorio che caricato dei peccati del popolo veniva mandato fuori dalle mura della città, per allontanare la punizione divina.
Giovanni riconosce in Gesù colui che veniva a liberare, a salvare, a portare pace. Ancora di più: riconosce in lui il Figlio. La sua fede nasce dalla coerenza della sua vita: inviato a battezzare ha risposto alla chiamata; è rimasto aperto a una voce che lo invitava a vedere e riconoscere; ora testimonia quello che ha visto, obbedendo alla Parola che ha sentito, custodito, accolto, vissuto.
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Un altro verbo, tuttavia, è importante in questo testo: contemplare: «Ho contemplato lo Spirito…». Giovanni contempla l’azione dello Spirito che lo guida e che guiderà sempre Gesù. Tuttavia il contemplare indica non solo vedere, ma rimanere aperti dinanzi al mistero, alla liberta dello Spirito. Il cammino di Giovanni, che i vangeli ci presentano, testimonia delle sue domande e delle sue fatiche: è il cammino di un uomo che segue lo Spirito e si lascia coinvolgere fino in fondo nel suo disegno.
Per riflettere
Giovanni Battista è donato anche a noi come modello di un cammino umano illuminato dal Signore. Il cammino di un uomo coerente e coraggioso, che sa rimanere in ricerca. Cosa significa per noi «contemplare lo Spirito?»
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi