Iª lettura Is 60,1-6 dal Salmo 71 IIª lettura Ef 3,2-3.5-6 Vangelo Mt 2,1-12
Il profeta Isaia parla di luce, luce che risplende in mezzo alle tenebre del mondo, luce che viene dall’alto per manifestare la bellezza e la grandezza di Dio. “La tenebra ricopre la terra”, ma “su di te brilla la gloria del Signore”! Quella luce è così sorprendente che attira l’attenzione di genti lontane, e non solo l’attenzione, ma anche l’adesione e l’adorazione. I popoli pagani riconoscono che quella luce è di Dio, e perciò vengono con le offerte dei loro sacrifici, simboleggiati dall’oro e dall’incenso.
Il brano evangelico narra un fatto che rende concreto e reale il canto del profeta. La luce è la stella che conduce gli uomini al Bambino in braccio alla Madre, ne illumina la dimora ed evidenzia la sua presenza. I popoli pagani sono rappresentati dai Magi, guidati da quella stella che con la sua luce li riempie di speranza e di gioia. Le tenebre sono l’odio e il terrore di Erode e quello da lui procurato agli abitanti di Gerusalemme. L’oro e l’incenso dei popoli, doni presentati a Gesù Bambino dai magi, sono doni dai molteplici significati.
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L’evangelista non ce li rivela, lasciando a noi adoperare fantasia e amore e impegno per scoprirli. Essi sono perciò come le parabole che saranno raccontate in varie circostanze da Gesù: occasione per sviluppare amore per incontrare quello di Dio. Di oro, incenso e mirra sono pieni gli scrigni di quegli uomini che si sono messi in viaggio; essi hanno seguito le loro scoperte che a noi possono sembrare fasulle.
Ma la loro intenzione era seria, il loro desiderio ispirato da Dio, il loro impegno totale. Dio li ha messi su quella strada che avrebbe fatto loro incrociare l’altra, quella della lettura delle Sacre Scritture. E a questa vi sono arrivati tramite un uomo assetato di potere e preoccupato di sé, Erode, e vi sono arrivati nonostante il suo peccato.
Ricchissimo di insegnamenti, per noi e per la nostra presenza nel mondo, il fatto narrato nel vangelo di questa festa. Essa si chiama “manifestazione” del Signore: Gesù, senza fare nulla e senza nulla dire, viene riconosciuto nella sua regalità divina dagli uomini dei popoli più lontani.
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Questi sanno farsi piccoli per adorare un bambino in braccio alla Madre dopo aver dato retta alla luce di una stella e alle parole di una Scrittura che non appartiene loro. Appena gustata la gioia dell’incontro essi assaporano pure la croce che egli dovrà portare nella sua vita fin dall’inizio.
Quali insegnamenti per noi?
Anzitutto, che Gesù è degno di essere cercato con tutti i mezzi di cui siamo capaci; da soli però non riusciremo a raggiungerlo se non ci faremo aiutare dagli altri.
La creazione ci orienta a lui, ma a lui non arriviamo se non tramite le Scritture: esse sono la Guida di cui non possiamo privarci.
Le Scritture conservano la loro importanza di Parola di Dio anche se pronunciate da uomini peccatori che non le vogliono vivere.
I nostri scrigni acquistano valore quando vengono svuotati nelle mani di Gesù.
L’oro nelle nostre mani è causa di invidia e prepotenza, violenza e morte; nelle mani di Gesù è dono e segno di amore.
L’incenso e la mirra, simboli degli onori e della gloria umana, raggiungono il loro significato quando vengono adoperati per Gesù.
Chi incontra Gesù deve sapere che lo può trovare in braccio ad una donna, a sua Madre. La dignità della donna non sta nel suo essere donna invece che uomo, ma nel suo esser capace di offrire il Bambino che salva il mondo.
Chi adora Gesù non deve aspettarsi benefici in questo mondo, nè salute nè onori ambiziosi: chi adora il Bambino si dispone a portare con lui la croce, cominciando con il nascondersi ai grandi e ai ricchi della terra, per non divenirne complici dell’inimicizia verso colui che hanno adorato.
San Paolo, scrivendo agli Efesini, ci aiuta ad apprezzare il dono incommensurabile che ci è stato fatto con la rivelazione di Gesù: è il mistero che ci mette in comunione gli uni con gli altri perché siamo un corpo solo e godiamo l’amore del Padre. Chi è nato fuori dell’ambiente cristiano sa apprezzare questo dono molto più di chi è sempre vissuto nella Chiesa.
Chi non ha conosciuto l’amore può apprezzare l’annuncio dell’amore del Padre in Gesù, più di chi lo vive da sempre. Questi, a causa dell’abitudine, lo ritiene ovvio. Sapere che il Padre ci ama, e saperlo con certezza grazie a Gesù, è la luce e la forza che ci permette di sentirci fratelli e amici gli uni degli altri. Corriamo perciò verso il Bambino: anche per noi c’è una stella che ci attira e una Parola che ci orienta nel cammino!