Quarta domenica di Avvento, anno di Luca
Mic 5,1-4/ Eb 10,5-10/Lc 1,39-48
Danze
Poche ore, poche ore e celebreremo l’inaudito di Dio.
Non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce: Dio è già nato, è morto ed è risorto e vive glorioso. A noi, in questo tempo che ci è dato, in questa vita più o meno soddisfacente, il compito di lasciar nascere Dio nei nostri cuori.
Non è Dio a dover nascere, ma noi.
E ogni Natale è evento strepitoso, straordinario, unico.
Oggi dobbiamo rinascere.
In questa crisi che mozza il fiato, in questo declino che stiamo vivendo, in questa paura del futuro che ci rendere tutti peggiori.
di lasciarlo nascere non come ero un anno fa, non come stavo tre anni fa.
Siamo chiamati a guardare oltre, in alto, in altro, dentro.
Dio viene.
Si fa spazio in mezzo al letame e sceglie di nascere nell’aria acre di una piccola stalla.
Maria
La piccola Maria sente il grembo crescere, in quella poesia e magia che solo le donne, somiglianti a Dio, possono vivere. Il Verbo cresce dentro di lei e con la Parola fatta carne crescono anche i tentennamenti. Maria sale da Elisabetta: forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei saprà dirle che sì, è tutto vero.
E accade.
Elisabetta si asciuga le mani nel grembiule e riconosce la piccola Maria (ormai si è fatta donna). Le si avvicina sorridendo e scuotendo la testa.
Come hai fatto a credere?, le dice.
Solo un’adolescente poteva avere il coraggio di credere. Solo chi osa può fare miracoli.
Ce ne ricordassimo, in questo momento cupo, in questo anno in cui riscoprire la fede.
Fede che fa danzare.
Danze
Elisabetta sa.
Allora è tutto vero, non è stato un abbaglio, non un colpo di sole.
Davvero porta in grembo l’incontenibile.
Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare con la sua divertita parente e a fare i complimenti a Dio che salva lei e noi. Nelle loro parole avvertiamo la tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza.
È vero, allora: Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio – il Dio d’Israele – è qui.
Non sono solo stanche promesse ascoltate dalla bocca del vecchio rabbino di Nazareth che sospirava seguendo con il dito la pergamena consunta del rotolo di Isaia.
È vero, è tutto vero, Dio viene, infine.
E le due donne cantano e danzano e piangono nell’assolato cortile di casa della vecchia Elisabetta. Lo splendido pancione col bimbo che scalcia è la presenza del profeta che indica il Messia.
E tutto accade, accade come il più inatteso e improbabile dei sogni che si realizza, come se la storia e la vita e l’universo danzassero nel vedere queste donne cantare l’assoluta follia di Dio.
E questo scatena la gioia, contagia, stupisce…
Ecco Dio
Ecco, questa sì che è una buona notizia: puoi essere felice anche se povero e sfortunato, puoi realizzare la tua vita anche se abiti in un paese arido e senza poesia, puoi essere ricolmo più di un re perché ascolti la Parola che Dio ti vuole dare.
Dio viene per colmare il tuo cuore: questa è una buona notizia.
Buon Dio! Se vi dicessi: hai una vita riuscita, un lavoro che ti realizza e che ti da vagonate di soldi, una casa da sogno, una splendida moglie, figli educati e sensibili, il salone di casa con l’albero e le luci e il clima di festa giusto perciò sii felice, cosa direi di straordinario? Che buona notizia è?
Viene un Dio che dona gioia alle persone già felici?
L’inaudito è proprio il contrario: la felicità è altrove, è la salvezza di un Dio che ti ama talmente da consegnarsi come un neonato, è una felicità accessibile anche al povero, anzi forse più ancora al povero perché più disposto, più accogliente.
Diverso
La buona notizia è che Dio è accessibile, è semplice, è diverso.
Diverso dalle nostre paure, diverso dai fantasmi che ci perseguitano.
Diverso.
E Maria e Elisabetta ora lo sanno e cantano, dicono, raccontano.
Raccontano dell’opera di Dio, la leggono scolpita nella storia degli uomini, la rintracciano nelle pieghe della fedeltà di un popolo di salvati – Israele – cui dobbiamo moltissimo. La loro gioia dilaga perché ora vedono chiaro, luminoso, evidente, il pensiero di Dio disegnarsi nella loro piccola storia, usarle, coinvolgerle.
La gioia è la dimensione essenziale del Natale. La gioia di sentirsi ed essere veramente salvati da Dio. Siamo veramente nel cuore e nel desiderio di Dio!
Animo, amici, arrivano buone notizie.