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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 28 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: Mt 2, 13-18

L’obbedienza che salva dall’ira che uccide – SANTI INNOCENTI

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 1,5-2,2

Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato.

Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.

Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.

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Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

Lo Spirito nella Chiesa come il sangue nel corpo

La fede è l’esperienza gioiosa di essere amati da Dio che, mediante Gesù Cristo, ci chiama a vivere la comunione con Lui; questo non per i nostri meriti ma per la benevolenza misericordiosa del Signore. La luce di Dio non ci svergogna ma copre la nostra nudità, che invece vorremmo nascondere rifugiandoci nelle tenebre in cui crediamo di trovare riparo e salvezza. Di Dio non si deve aver paura o temere il giudizio perché Egli non vuole altro che la nostra gioia.

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Chi si fida di Dio e cammina alla sua luce va verso di Lui impegnandosi a mettere in pratica il comandamento dell’amore. Tale condotta di vita non si spira a modelli umani ma a Gesù Cristo che ha versato il suo sangue per salvarci, riconciliarci col Padre e donarci il suo Spirito d’amore, che è la vita eterna. Quando l’orgoglio ha il sopravvento sulla fiducia cresce la diffidenza e il giudizio che crea distanze e contrasti.

La luce, che rende i credenti veri discepoli di Cristo e persone fedeli all’amore, è lo Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori. Egli ha la forza di rigenerare la nostra vita facendone un segno luminoso dell’amore di Dio. Lo Spirito Santo è il sangue che scorre nelle vene della Chiesa, il corpo di Cristo, affinché ogni suo membro, unito al Capo, sia a servizio del bene di tutte le altre.   

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 2,13-18

Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».

Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.

Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:

«Un grido è stato udito in Rama,

un pianto e un lamento grande:

Rachele piange i suoi figli

e non vuole essere consolata,

perché non sono più».

L’obbedienza che salva dall’ira che uccide

Abbiamo ancora negli occhi la scena della nascita di Gesù, il modo amorevole con il quale è stato curato dalla madre e dal padre, la semplicità e la gioia dei pastori, la composta e solenne adorazione dei Magi. Quest’atmosfera di pace e un po’ idilliaca viene rovinata dall’eco delle grida di Erode che si adira perché i sapienti venuti dall’Oriente, dopo aver trovato e adorato il Messia, non si sono prestati al suo gioco e non sono tornati a informarlo.

È l’Erode che è dentro di noi, il tiranno che vuole essere l’unico re, che con falsa cortesia cerca di farsi amici utili a perseguire i suoi scopi, ma non riesce a contenere la sua rabbia aggressiva. Erode incarna ogni uomo che, temendo di perdere qualcosa di importante a cui ha legato la sua vita, si accanisce contro chi potrebbe offrirgli solo amore.

Quante volte capita ancora oggi che gli adulti abbiano timore della vita nascente e dei cambiamenti di programmi che essa comporta. Erode è oggi la coppia che vede nel bambino “non programmato” e non atteso una minaccia alla propria stabilità. Erode è chi rende schiavi i bambini, chi li considera merce di scambio, chi abusa di loro, chi li uccide in guerre fratricide. Il pianto disperato di Rachele, che rappresenta la madre del popolo d’Israele, è quello di Dio che piange per la sofferenza dei figli che patiscono la cattiveria di altri.

Ancora oggi si sparge il sangue innocente di Abele ad opera di suo fratello Caino, ancora oggi, nel silenzio generale, si perpetua la strage di innocenti vittime della logica del più forte. Ci fa bene piangere con Dio e sentire ribrezzo e disgusto per questo peccato che grida vendetta. Davanti alla sofferenza o ad una minaccia (la crudeltà di Erode), a cui non si è mai sufficientemente preparati, si risponde lasciandosi guidare dalla coscienza illuminata dall’amore paterno di Dio, che ci esorta a prenderci cura e promuovere la dignità e la vita dei più deboli.

Erode non è uno lontano da noi. Noi siamo Erode ogni volta che siamo disposti a sacrificare qualsiasi cosa pur di ottenere quello che vogliamo. Noi siamo Erode quando pensiamo che Gesù nella nostra vita ci rovina i piani. Noi siamo Erode quando, accecati dalle nostre pretese, schiacciamo chi ci sta accanto senza pensarci due volte.

Noi siamo Erode quando pensiamo che per essere felici bisogna assecondare le logiche del mondo o giungere a compromessi. Noi siamo Giuseppe quando la parola di Dio accende in noi la compassione e il coraggio di prenderci cura dei più deboli senza fare troppi calcoli.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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