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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 24 Dicembre 2023

Generato nello spirito prima che nella carne

Il vangelo dell’Annunciazione è veramente una pagina piena di grazia, di pudore, di immagini delicate. È una pagina benedetta perché “rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato”, come confessa l’apostolo Paolo (Rm 16,25).

In una città della Galilea, chiamata Nazaret, nella casa di una vergine di nome Maria ha inizio l’incarnazione del Figlio di Dio, il concepimento di Gesù nel suo grembo per opera dello Spirito Santo. Lo confessiamo nel Credo: “Per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”. Questa pagina è l’origine, la fonte di ciò che crediamo, ciò che da fondamento alla nostra fede in Gesù il figlio di Dio, la Parola fatta carne. 

“Entrando da lei disse: Rallegrati piena di grazia”. L’angelo inviato da Dio entra nella casa di Maria: entra da lei affinché lo Spirito santo entri in lei. Entra nella sua dimora perché il grembo di Maria diventi la dimora dell’Emmanuel, il Dio-con-noi, adempiendo la profezia di Natan al re David: “Il Signore annuncia che farà a te una casa”. 

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Sei mesi prima l’angelo Gabriele era stato inviato dal sacerdote Zaccaria nel tempio di Gerusalemme. Ora invece è inviato in una borgata di Galilea, alla periferia della terra santa, in una regione contaminata dai pagani. Nel tempio è Zaccaria che cerca il Signore nel cuore del Santo, qui è il Santo d’Israele che attraverso il suo inviato si reca nella casa di una giovane donna per entrare nel suo cuore. Dal tempio alla casa, dal sacro al profano, dalla capitale Gerusalemme ad uno sperduto villaggio, da un sacerdote d’Israele a una giovane promessa sposa. 

“Rallegrati piena di grazia”, l’angelo invita Maria non a una generica gioia ma alla gioia messianica, perché i tempi messianici sono giunti, definendo Maria kecharitoméne. Con questo participio perfetto passivo del verbo charitoō noi sappiamo chi è Maria agli occhi di Dio: è la donna colmata della grazia, pienamente sotto l’influsso della charis, della sua benevolenza gratuita ed efficace. 

Gabriele rivela a Maria che concepirà un figlio, lo partorirà e lo chiamerà Gesù. Alle parole dell’angelo Maria ma chiede semplicemente “come avverrà questo”. Vuole conoscere l’agire dell’Altissimo in lei, i sentieri di Dio nel suo corpo. Alla spiegazione risponde: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la sua parola”. Maria è donna dell’ascolto, quell’ascolto dal quale nasce “l’obbedienza della fede” (Rm 1,5; 16,26).  Si definisce “la serva del Signore”, che come il Servo del Signore, accoglie su di sé lo Spirito (Is 42,1), ascolta come un discepolo al quale il Signore ogni mattino fa attento l’orecchio (Is 50,4). Quello di Maria è l’ascolto che rende servi, e il primo servizio del servo è l’ascolto e l’obbedienza. Si è servi perché si ascolta, non si ascolta perché si è servi. 

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Con la sua fede umile in Dio e la sua obbedienza servile alla Parola Maria ha generato Gesù nella carne perché prima lo generato spiritualmente, lo ha concepito nel suo grembo perché prima lo ha concepito nel suo spirito. Non è una madre che si fa discepola, ma perché discepola è chiamata a essere madre del Messia. 

Ciò che questa pagina evoca nella sua evangelica semplicità è il modo con il quale la Parola di Dio lavora con ciascuno di noi, la maniera con la quale la Parola si innamora della nostra carne. Commentando questa pagina di Luca Origine ha scritto: “A che mi giova confessare Cristo che viene nella carne se non viene nella mia carne?”. Perché il Natale sia celebrato nel suo autentico significato Dio entra da noi cercando la nostra umanità personale, unica e irripetibile. Se lo rifiutiamo come potremmo confessare: Et homo factus est?

A cura di Goffredo Boselli.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi

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