HomeVangelo della Domenicadon Lucio D'Abbraccio - Commento al Vangelo del 17 Dicembre 2023

don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo del 17 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 1,6-8.19-28

Essere testimoni di luce!

Abbiamo ascoltato, nella I lettura, la profezia di Isaia: «Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore». Queste parole, pronunciate tanti secoli fa, risuonano quanto mai attuali anche per noi, oggi, mentre siamo a metà dell’Avvento ed in vista ormai della grande solennità del Natale. Sono parole che rianimano la speranza, preparano ad accogliere la salvezza del Signore e annunciano l’inaugurazione di un tempo di grazia e di liberazione.

L’Avvento è precisamente tempo di attesa, di speranza e di preparazione alla visita del Signore. A questo impegno ci invitano anche la figura e la predicazione di Giovanni Battista, come abbiamo ascoltato nel Vangelo poc’anzi proclamato. Giovanni si è ritirato nel deserto per vivere una vita molto austera e per invitare, anche con la sua vita, la gente alla conversione; egli conferisce un battesimo di acqua, un rito di penitenza unico, che lo distingue dai molteplici riti di purificazione esteriore delle sette dell’epoca.

Chi è dunque quest’uomo, chi è Giovanni Battista? La sua risposta è di una umiltà sorprendente. Non è il Messia, non è la luce. Non è Elia tornato sulla terra, né il grande profeta atteso. È il precursore, semplice testimone, totalmente subordinato a Colui che annuncia; una voce nel deserto, come anche oggi, nel deserto delle grandi città di questo mondo, di grande assenza di Dio, abbiamo bisogno di voci che semplicemente ci annunciano che “Dio c’è, è sempre vicino, anche se sembra assente”.

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È una voce nel deserto ed è un testimone della luce; e questo ci tocca nel cuore, perché in questo mondo con tante tenebre, tante oscurità, tutti siamo chiamati ad essere testimoni della luce. Questa è proprio la missione del tempo di Avvento: essere testimoni della luce, e possiamo esserlo solo se portiamo in noi la luce, se siamo non solo sicuri che la luce c’è, ma che abbiamo visto un po’ di luce.

Nella Chiesa, nella Parola di Dio, nella celebrazione dei Sacramenti, nel Sacramento della Confessione, con il perdono che riceviamo, nella celebrazione della Santa Eucaristia dove il Signore si dà nelle nostre mani e cuori, tocchiamo la luce e riceviamo questa missione: essere oggi testimoni che la luce c’è, portare la luce nel nostro tempo.

L’apostolo delle genti, nella II lettura che abbiamo ascoltato, scrive: «Fratelli, siate sempre lieti». Questo invito alla gioia, rivolto da san Paolo ai cristiani di Tessalonica in quel tempo, caratterizza anche l’odierna domenica, detta comunemente «Gaudete». Esso risuona fin dalle prime parole dell’Antifona d’Ingresso: «Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino»; così san Paolo ha scritto in carcere ai cristiani di Filippi (cf Fil 4, 4-5) e lo dice anche a noi.

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Sì, siamo lieti perché il Signore ci è vicino e fra pochi giorni, nella notte del Natale, celebreremo il mistero della sua Nascita. Siamo lieti perché anche in mezzo a tanti dubbi e difficoltà, la gioia esiste perché Dio esiste ed è con noi. 

Maria, colei che per prima ha ascoltato dall’Angelo l’invito: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te» (cf Lc 1,28), ci indichi la via per raggiungere la vera gioia, quella che proviene da Dio.  Amen!

Fonte

Don Lucio D’Abbraccio

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