Giovanni, sei “un uomo”, e questo è il primo grande complimento. Corrispondi al progetto originario, sei quello che tutti dovremmo poter essere. Sei venuto perchè “mandato da Dio”. Secondo titolo onorifico, credenziali non da poco. Forse essere uomini, essere donne significa questo, in profondità.
Dio ci ha voluti uno per uno. Lui ci ha mandato nel mondo per farne qualcosa di bello, di luminoso. Il tuo nome è Giovanni, “Dio è misericordioso”, Dio ha fatto alla tua famiglia e a noi la grazia di mandarti. “Testimone della luce”, altro titolo onorifico tra i più grandi. E profondamente inutile, come tutte le cose più preziose. Se c’è qualcosa di evidente, è proprio la luce.
Eppure noi possiamo chiudere gli occhi. Possiamo darla per scontata, non vederla più. Soprattutto possiamo fermarci all’apparenza, al fenomeno fisico. Rifiutarci di cercarne la fonte, il perché. Rinunciare all’orizzonte “oltre”, quello della fede. Giovanni, per il vangelo di oggi dovevi bastare tu. Grazie a te “tutti” potrebbero credere.
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Sei il vertice dell’umano, il “più grande tra i nati da donna”. Ma noi ci siamo incagliati. San Paolo ai romani dirà che ci siamo innamorati della creazione e abbiamo dimenticato il Creatore. Tu, Giovanni, ci chiedi di iniziare a sfrondare, rimetti le cose in fila. Ci dici che non sei tu la luce, come non lo siamo noi. Questo ferisce noi aspiranti luciferi.
Che non sei Il Cristo lo dici a noi pronti a considerarci piccoli messia. Che non sei Elia o un profeta, che parla a nome di Dio. Mentre le nostre parole vorrebbero essere definitive. La cosa triste è che chi ti chiede tutto questo non lo fa per sé ma per conto terzi. Per chi è potente, per chi teme di perdere il potere e non si vuole compromettere.
Viene il momento in cui bisogna dare una risposta. Tu sei la parola venuta per raddrizzare, per spianare la strada dell’incontro con Dio. Sei la prova che le Sue promesse non sono vane. Che lo Sposo sta arrivando. Arriva da “in mezzo” a noi. Arriva in ciò che non conosciamo.
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Viene dopo di te, dopo coloro che ce lo fanno incontrare. Su di Lui non abbiamo alcun potere, nessuna rivendicazione da far valere. Davanti a Lui siamo nulla. Ma donerà il Suo “tutto” per salvare noi, per amore. Tutto ciò “avvenne”.
Pretende la patente di evento, di fatto che cambia la storia. Ma non nel centro del mondo, nè nella città voluta da Dio. In un piccolo centro, sconosciuto. Al di là delle sicurezze, dei confini entro cui ci si sentiva in pace, ci si crede giusti. Niente da dire, Giovanni, un gran bel biglietto da visita.
Il vangelo di questa terza domenica di Avvento ce lo lascia in mano, perché sarà il biglietto d’ingresso alla mangiatoia attorno a cui si celebra il Natale.
don Claudio Bolognesi