HomeVangelo della Domenicadon Giovanni Berti (don Gioba) - Commento al Vangelo del 10 Dicembre...

don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 10 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 1, 1-8

La copertina del Vangelo

Il titolo di un libro è l’ultima delle cose che viene decisa per un testo, e molto spesso non è nemmeno l’autore principale a deciderlo, ma la casa editrice. Questo vale per il titolo come per l’immagine della copertina, che con il titolo forma un tutt’uno.

La copertina giusta, con titolo ed immagine, è fondamentale perché quel libro “buchi” l’interesse dei possibili acquirenti nelle librerie.

La Bibbia è una raccolta di libri, che sono stati scritti in varie epoche e da vari autori per raccontare in molti modi diversi il rapporto di Dio con l’umanità. Dentro questa raccolta di 73 libri (46 dell’Antico Testamenti e 27 del Nuovo) abbiamo anche i Vangeli, cioè i 4 libri che in modo parallelo raccontano la stessa storia, quella di Gesù.

- Pubblicità -

Nessuno di questi libri ha un titolo specifico e una copertina con una immagine. Ma forse anche no…
Un evangelista che a suo modo mette il “titolo” al suo scritto, è proprio l’evangelista Marco. Secondo gli studiosi questo sarebbe il racconto scritto più antico su Gesù, redatto nei primi anni 60 del primo secolo, circa 30 anni dopo le vicende narrate.


Questa domenica, la seconda di Avvento nel nostro cammino verso il Natale, ascoltiamo le primissime righe del Vangelo di Marco, dove si narra di Giovanni il Battista che invita a preparare l’avvento del Messia, il nuovo e definitivo intervento di Dio nella Storia umana.

Ma è proprio la prima riga (o primo versetto nel linguaggio della lettura biblica) ad essere estremamente interessante. Appare qui per la prima volta la parola “vangelo”. Marco a suo modo dà un titolo con il quale dice tutto in modo sintetico: “inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”.
Noi quando sentiamo la parola “vangelo” pensiamo immediatamente ad un testo scritto, ad un libro… ma la parola “vangelo” significa “buona notizia” e non “testo”.

- Pubblicità -

Marco nella prima riga avverte i lettori che quello che sta per raccontare è la storia di un tale che si chiamava Gesù (nome comune a quel tempo… come tanti altri) e che è una buona notizia perché si è rivelato come Cristo, cioè il Messia atteso inviato da Dio, e ancora di più, si è rivelato essere Figlio di Dio.

Buona notizia… ecco il titolo della storia di Gesù raccontata da Marco, che avverte che dentro tutte le vicende che narrerà, anche le più difficili e tristi, anche quando racconterà della morte di questo Gesù, rimane la notizia buona che Gesù è inviato da Dio ed è addirittura Figlio di Dio.

Forse noi lungo la storia della Chiesa abbiamo “ridotto” il racconto della storia di Gesù ad una specie di raccolta di “doveri”, di “leggi” da eseguire. Forse abbiamo fatto sembrare il racconto come un buon insegnamento morale da seguire e nulla più. Forse non sentiamo più la forza della “buona notizia” che non può che attirare mente e cuore.

Eppure, se ci pensiamo bene, abbiamo bisogno di “vangeli” nella nostra vita. Abbiamo bisogno di “buone notizie” che ci ridiano speranza, come ad esempio la fine della guerra, il ritrovare un legame d’amore perso, la guarigione da una malattia… la possibilità di vivere in pace. Abbiamo bisogno di “vangeli”, e così Marco ci dice subito che quello che lui racconta è un “vangelo” che ci aiuta a trovare i nostri “vangeli” e ad “evangelizzare” il mondo, cioè renderlo una buona notizia per tutti coloro che ci vivono.

Manca ancora una cosa alla copertina del libro di Marco: l’immagine giusta.
Questa immagine la possiamo essere noi, con una vita che assomiglia a quella di Gesù. Noi siamo la copertina del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio. Se con quello che diciamo e soprattutto con quello che facciamo diventiamo immagine di una buona notizia, allora molti altri in cerca di vangelo vorranno leggere il nostro, quello di Gesù.

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

Articoli Correlati