Tutti noi stiamo facendo un cammino di conversione, un cammino che può risultare lento, a volte difficile, e in alcuni casi perfino fallimentare. Ci si impegna a fare il bene ma non ci si riesce, si vorrebbe essere di aiuto agli altri ma ci si sente rifiutati, si compiono azioni buone e si viene fraintesi.
E allora che fare? Mi piace questa frase del Vangelo di Matteo che ci fa capire con quale sguardo Gesù guardava il mondo: Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.
Questo è il punto di partenza per riuscire a compiere il bene. Se infatti una persona mi regalasse una bicicletta, ma io avvertissi che quel dono non è fatto con amore, ma quasi per dovere, anche se la bicicletta fosse bella, però non riuscirebbe a migliorare la relazione con quella persona.
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Così anche noi per poter fare del bene, non possiamo accontentarci di dare delle cose, ma dobbiamo manifestare la nostra bontà verso gli altri. E state bene attenti, non dobbiamo fingere di voler bene agli altri, ma dobbiamo amarli autenticamente.
La compassione indica proprio quell’atteggiamento di amore benevolo, non di chi si sente superiore e compatisce gli altri, ma di chi si immedesima nella sofferenza altrui, si immedesima, nella povertà, nella debolezza, nello smarrimento di chi sta di fronte a noi.
Questo è lo sguardo compassionevole che anche noi cercheremo di avere, non solo con le persone che ci stanno simpatiche, ma anche con quelle che ci mettono alla prova. Dovremmo cercare di entrare nelle loro fragilità e prendercene cura come si cura un malato.