Commento di don Paolo Quattrone – sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Bard, Donnas, Hône e Vert.
Donami Signore ciò di cui ho più bisogno
Quest’oggi si celebra la memoria di san Nicola che in molte località sia in Italia che all’estero è festeggiato come colui che porta i doni ai bambini ed è a lui che si ispira la figura di Babbo Natale. Perché è collegato al portare i doni? Perché apparteneva ad una famiglia nobile e spesso usava dei suoi beni per soccorrere bambini orfani e famiglie povere per evitare che venissero sfruttati o che cadessero nella criminalità.
La notizia più antica su questo santo, al di là delle vite posteriori leggendarie, risale al secolo VI; sappiamo che era nato a Pàtara (Turchia meridionale) e che l’omonimo zio Nicola, vescovo di Mira, lo ordinò prete e lui, dopo aver distribuito l’intera eredità ai poveri, fu capo di un monastero fondato dallo stesso zio. Al ritorno da un viaggio in Terra Santa, fu consacrato vescovo della sua città. Il santo è legato anche ad un altro episodio, tra leggenda e realtà: il santo s’imbatté in una famiglia nobile e ricca caduta in miseria.
Il padre, che si vergognava dello stato di povertà in cui versava, decise di avviare le figlie alla prostituzione. Nicola, nascondendosi, lasciò scivolare dalla finestra dell’abitazione dell’uomo tre palle d’oro, che ricorrono nell’iconografia classica con la quale si raffigura il santo e grazie a quell’oro l’uomo poté far sposare le figlie e risparmiare l’onta della prostituzione.
Nel vangelo vediamo che Gesù è in pieno slancio apostolico, è tutto dedito alla gente, pronto a guarire zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati e in più decide di dare da mangiare a quella folla che lo seguiva e che non aveva nulla da magiare. Tutte immagini che ci rivelano che Gesù non è di certo il Babbo Natale che soddisfa ogni nostro capriccio e desiderio ma è Colui che ha a cuore il nostro bene e desidera salvarci dalle malattie più gravi che sono tutte le storture, le brutture, le cecità e chiusure della nostra vita, che desidera colmare il vuoto che spesso alberga in noi perché presi solo da noi stessi, dal nostro io e dalla dimensione materiale dell’esistenza.
Sulla scia di san Nicola che porta doni ai bisognosi, sulla scia del brano di vangelo di oggi, cosa mi sento di chiedere a Dio per me o per qualcun altro? Non si tratta di chiedere cose, vincite milionarie, miracoli, di eliminarci chissà quali problemi ma domandarci: di cosa ho più bisogno in questo momento per affrontare ciò che sto vivendo ora, oggi?
Forse non si tratta nemmeno di fare una grande riflessione, forse non sappiamo nemmeno ciò di cui davvero abbiamo bisogno, forse è sufficiente dire a Dio questo: non so cosa chiederti per me o per quella persona ma tu sai ciò di cui ho più bisogno per non camminare nella mia vita da zoppo, da cieco, da sordo, con l’animo vuoto.
Donami Signore ciò di cui ho più bisogno per camminare con vigore, vedendoci, in ascolto, con il cuore non vuoto ma colmo di fiducia e di speranza.
AUTORE: don Paolo Quattrone – Fonte